Trattative Stato-Mafia, la Corte Costituzionale accoglie il ricorso di Napolitano
ROMA, 5 DICEMBRE 2012- La Corte Costituzionale si pronuncia, accogliendo il ricorso avanzato dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in merito al presunto conflitto di attribuzione nel quale lo coinvolgevano le indagini dei pm palermitani. Si chiude, così, almeno per il momento, la vicenda che da quest’estate aveva messo in scena una querelle fra i vertici del Quirinale e i magistrati palermitani, intenti a lavorare sullo scottante caso delle trattative Stato-Mafia. Ma le rezioni piccate fanno già presagire che di archiviato in questa vicenda c’è ben poco.[MORE]
Era il 16 luglio scorso quando, per conto del Quirinale, l’avvocato generale dello Stato aveva sollevato il conflitto di attribuzione nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo, dopo che quest’ultima aveva deciso di utilizzare, nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte trattative Stato-Mafia, alcune intercettazioni che coinvolgevano direttamente il capo dello Stato. Nello specifico, si trattava di alcuni colloqui telefonici, quattro in tutto, fra Giorgio Napolitano e l’ex Ministro Nicola Mancino, da tempo finito nel mirino delle indagini svolte dai pm palermitani. Il conflitto di attribuzione era stato sollevato dal Colle in quanto si riteneva lesivo delle prerogative riconosciute al Capo dello Stato dalla Costituzione, l’utilizzo di quelle intercettazioni ai fini giudiziari. Si chiedeva dunque che quelle registrazioni venissero distrutte e inutilmente recalcitravano i pm, con in testa Ingroia e Di Matteo, che ora sussultano all’arrivo della notizia: le intercettazioni saranno effettivamente fatte fuori.
Soddisfatto Giorgio Napolitano, che pare attendesse fiducioso il verdetto della Corte Costituzionale, mentre rammarico e disappunto genera la decisione negli ambienti della Procura palermitana: se Francesco Messineo incassa con diplomazia affidando ad un laconico «Ne prendiamo atto» tutta quanta la sua delusione, insorgono d’altra parte i pm Ingroia e Di Matteo, che già altre volte avevano risposta con veemenza agli attacchi da Roma. «Sono profondamente amareggiato- dice Ingroia-, le ragioni della politica hanno prevalso sul diritto», mentre Di Matteo parla di «grossa sconfitta per la Procura».
(immaginee: Vnityfair.it)
Emmanuela Tubelli
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