Cinquanta sfumature di  Rio Celeste
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Cinquanta sfumature di Rio Celeste

sabato 2 agosto, 2014

RIO CELESTE, COSTA RICA, 2 AGOSTO 2014 Il blu è di casa ai Tropici. Sì, proprio la tinta così cara alle antiche popolazioni Maya. Il grigio - come è noto - è stato sensualmente celebrato dalla più recente letteratura per una cinquantina di sfumature. Le gradazioni del blu sono probabilmente anche di più.

Per i Maya il centro dell’universo era verde e blu, colori che venivano indicati con un unico termine, perché per essi si trattava di un una sola tinta, con varie sfumature. Il leggendario “Blu Maya” può inquadrarsi come il nostro turchese. Esso caratterizzava nella cultura Maya le opere d'arte ma anche le offerte votive. Il corpo delle vittime sacrificali dell'antica civiltà pare venisse dipinto proprio di blu prima delle cruente pratiche votive. Il turchese, parente raffinato del blu, è un colore che non è raro incontrare in natura alle latitudini tropicali, nelle zone dove i Maya muovevano i loro passi nella notte dei tempi. [MORE]

Di solito, l’incontro con l’intrigante colorazione turchese avviene sulla costa di qualche celebrata località del Caribe. La Costarica ha anch’essa qualche chilometro di spiagge caraibiche e probabilmente nel suo passato remoto ha anche avuto i Maya. Il “Rio Celeste” del nord della Costarica non è però una spiaggia rinomata del Paese della “pura vida”. Il “Rio Celeste” dalle tonalità incantate e incantanti è ben lontano dalle località caraibiche della Costarica. Quelle più vicine dell’Oceano Pacifico sono comunque anch’esse lontane un centinaio di chilometri. Rio Celeste è una riserva naturale che prende nome dall'omonimo fiume ( rio in spagnolo).  

Eppure, mare o non mare, i colori per regalare suggestioni intense sono tutti ben presenti in questo fiume. Siamo nel Parque Nacional del Volcan Tenorio, una delle tante aree protette della nazione centro-americana certificata come “più felice del mondo”. L’ingresso nell’area del fiume celeste richiede una decina di chilometri di strada carrabile acciottolata piuttosto sconnessa, immersa in un verde dalle mutevoli gradazioni. Per un dandy dell’abbigliamento, verde e celeste magari non saranno il massimo come abbinamento cromatico, ma in natura è tutt’un’altra storia. Il binomio verde-celeste è dei più indovinati, Maya docent. A fare da sfondo sonoro dello scenario celest(iale), il caratteristico canto delle cavallette esperanzas.


L’accesso ai sentieri del Rio Celeste prevede un primo stop alla “cassa” per il pagamento del ticket d’ingresso, dopo di che si possono appoggiare le proprie suole su una stradina di cemento che s’incunea nella foresta pluviale. L’inizio di un itinerario escursionistico in Costarica è spesso così. Si cominciano a percorrere le prime centinaia di metri in delle vere e proprie “superstrade” pedonali. Sterrato ben compattato, prato ben sagomato, viottoli pianeggianti. Evidentemente, l’intento - di natura conscia o inconscia non è dato di sapere - è di non scoraggiare i trekkers meno convinti della scarpinata. Poco alla volta, infatti, la tipologia di sentiero cambia spesso radicalmente. Ed è il caso anche dei sentieri della Riserva della foresta nebulosa di Rio Celeste.


“Radicalmente”. è anche un termine che ben rende l’idea dello stato dei luoghi. Il sentiero è, infatti, in gran parte formato da radici che affiorano tra la roccia e il terreno. Per alcune di queste radici, si ha l’impressione che la mano dell’uomo le abbia ad arte sagomate e rifinite. Di fatto, sovente si materializzano laddove il viandante tropicale anelerebbe trovare un sicuro appiglio per trarre slancio in fase di ascesa o un provvidenziale rallentamento in fase di discesa. Il fondo del sentiero, anche nelle giornate secche, è in buona parte caratterizzato da un elevato livello di fangosità. L’intrico della vegetazione tropicale dà comunque una buona protezione dal potenziale arrostimento del sole tropicale lungo il tragitto. Anche le temperature si mantengono a livelli gradevoli. 


Senza bisogno di ritmi sostenuti, in trenta, quaranta minuti si raggiunge la prima “attrazione”: la cascata Rio Celeste. Spettacolare non è un termine buttato lì a caso. L’acqua, con densità e colorazione lattiginose, scroscia energicamente da un’altezza di trenta metri nel sottostante di micro lago. Il bianco intenso della cascata va a immergersi nel celeste ancor più accentuato della piccola laguna. La gradazione cromatica delle acque del rio Celeste, ha una sua spiegazione. O meglio, ne avrebbe un paio. La prima di carattere parascientifico. Quando gli dei colorarono i cieli, al termine della loro opera sciacquarono i loro pennelli proprio nelle acque del fiume, e tuttora si possono ammirare i risultati di quel lavaggio divino.

Per le menti più votate alla razionalità, la colorazione trova una sua spiegazione nel mix tra le emissioni sulfuree provocate dall'attività del sovrastante vulcano Tenorio e il carbonato di calcio presente nel fiume Rio Celeste.


Fiume celeste, cascate, laghetti si susseguono a breve distanza lungo il sentiero. Tra andata e ritorno la scarpinata non supera i quattro chilometri, piccole deviazioni comprese. A meno che non si sia del tutto allergici al fango e alla fatica fisica, le due-tre ore di passeggiata lasciano il segno, ampiamente in positivo. Il Pozo Azul con la sua Laguna blu invita a metà del sendero alla contemplazione statica e rilassata. Las Aguas termales, alla fine del percorso, offrono la possibilità di ritemprarsi dopo la piacevole battaglia con radici e fango. I Borbollones spingono al dinamismo, con le loro acque che ribollono vorticose meglio di una sofisticata vasca Jacuzzi.


Ma più di tutte le altre “attrazioni”, sono Los Tenideros (i coloranti) a costituire il coronamento adeguato di ogni sforzo logistico e atletico per arrivare da queste parti. Uno spettacolo della natura che diventa metafora filosofica ed esistenziale. Un fiume biancoazzurro e uno marroncino giallastro si fronteggiano placidamente per poi mescolarsi tra loro, dando vita alle tonalità turchesi del fiume Rio Celeste.

L’armonia delle diversità, la conservazione delle identità, la fusione dei sé, tutto concentrato in pochi metri di lento fluire d’acque.

 Raffaele Basile

foto di Selene Basile


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