Le responsabilità dell'architettura moderna nella deturpazione dell'ambiente
Cultura e Spettacolo Calabria

Le responsabilità dell'architettura moderna nella deturpazione dell'ambiente

giovedì 6 luglio, 2017

LAMEZIA TERME 06 LUGLIO - Le responsabilità dell’architettura moderna nella deturpazione dell’ambiente e delle opere risalenti al passato rappresentano il tema dominante del libro “Architettura e democrazia” di Salvatore Settis presentato nel corso di un incontro, moderato dal giornalista Salvatore D’Elia e organizzato a Palazzo Nicotera di Lamezia Terme dal Centro Riforme Democrazia Diritti, dalla Libreria Tavella e dal Sistema Bibliotecario Lametino. [MORE]

L’opera nasce da un approfondimento di sei lezioni tenute dall’autore all’Università della Svizzera italiana. Per Settis, i luoghi del vivere civile sono dominati dal brutto, da megalopoli comprensive di mure e baracche, da opere faraoniche di cattivo gusto con evidenti risvolti negativi nella vita degli individui specie se riteniamo che le città rispecchiano valori e diritti essenziali della democrazia di cui gli architetti devono tenere conto nella pianificazione dello sviluppo del territorio, come pure i politici che si devono assumere la responsabilità nell’approvazione dei piani regolatori e gli stessi cittadini che devono prendere coscienza della loro responsabilità dello sviluppo armonico, del rispetto per l’ambiente e del gusto del bello.

Sarebbe, perciò, necessario, secondo Settis, che gli architetti fossero vincolati da un codice morale e facessero il giuramento di Vitruvio come i medici fanno quello di Ippocrate in modo da scongiurare lo scempio delle città nelle quali spaziano centri iperaffollati dove la ricchezza dei pochi è tutelata da muri e dove è privilegiata la verticalità delle costruzioni ( i grattacieli di Dubai che sfiorano i mille metri). Eppure il paesaggio e il patrimonio storico e artistico sono tutelati dall’articolo 9 della Costituzione Italiana in contrasto con l’operato della istituzioni che affidano ai tecnici la committenza di grandi opere di cattivo gusto che non giovano all’economia e non salvaguardano il paesaggio inteso come teatro della democrazia e della memoria storica della città che «sta subendo una metamorfosi radicale» mirata all’uguaglianza delle città.

«Ogni città - ha affermato Settis- ha una propria personalità , una propria storia per cui è necessario, nel processo di modica, far valere, nel rispetto dell’urbanistica passata e di quella presente, le esigenze della comunità dei cittadini che vi abitano e dei diritti delle future generazioni e, soprattutto, integrare saperi e competenze del territorio come paesaggio, beni culturali, ammbiente, suoli agricoli onde evitare che l’nteresse del singolo prevalga sul bene comune. Le urgenze del nostro tempo, che Settis attinge dall’enciclica “Laudato sii” di Papa Francesco, ci inducono a collocare l’ambiente al primo posto nella scala della tutela, seguito dalla campagna senza la quale la città si impoverisce dalle periferie delle città e del mondo in cui vivono i poveri della terra. Ancora una volta l’importanza dell’architetto nella ricomposizione del paesaggio è stata sottolineata dal professore Renato Laganà dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, secondo il quale i cittadini devono esercitare la propria sovranità diventando consapevoli del ruolo che rivestono nella comunità di appartenenza e riflettere sulle trasformazioni urbane del territorio calabrese subite dai terremoti di cui Nicastro è un esempio eclatante per aver ricuperato la propria identità e il proprio patrimonio storico -artistico dopo il tremendo sisma del 1638.

Foto: Laganà-Settis- D’Elia

Lina Latelli Nucifero


Autore
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