"Mi vergogno del mio Io turistico"
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"Mi vergogno del mio Io turistico"

giovedì 21 dicembre, 2017

21 dicembre 2017 -  “Il mio Io turistico mi disgusta e di esso ho vergogna”. Non è la frase lanciata lì da un depresso sul lettino del proprio psicanalista . E’ invece la sintesi del proprio pensiero critico che Stephan Sanders, giornalista e scrittore olandese, ha esplicitato in una recente, articolata, riflessione sui vizi ( molti) e virtù ( sempre di meno) del turismo del XXI secolo.

Sanders fa giustamente rilevare come le distorsioni del turismo a molti sembrino qualcosa emerso di recente, ma così non è per gli osservatori più attenti della società. Già nel 1950 lo scrittore tedesco Nebel usava toni durissimi nei confronti di turismo e turisti, che all’epoca erano ancora lungi dall’essere definibili “ di massa”.

L’insofferenza verso una categoria tutto sommato ai primordi, ovvero quella del turista, è fin troppo evidente in Nebel . Fino a spingersi a definire il turismo occidentale uno dei grandi movimenti nichilisti , “grazie al quale sciami di batteri galleggianti contaminano il medio ed estremo oriente, cancellando le differenze tra Il Cairo e Honolulu, tra Taormina e Colombo”.[MORE]


In effetti, per gli osservatori di costume, non è difficile notare come vi siano “ città “divorate da estranei che sono lì solo per i capricci di una compagnia aerea”, osserva Sanders. Il “divertente” è che il turista paradossalmente è sovente critico nei confronti di ciò che è turistico, ritenendosi egocentricamente l’eccezione che dovrebbe riscattare l’orda dei selvaggi. In realtà, sono ben pochi quelli che oggi potrebbero definirsi viaggiatori invece di semplici turisti.


Personalmente, erano anni che desideravo vedere le meraviglie dei Laghi di Plitvice, in Croazia. Un sito che è obiettivamente uno spettacolo della natura incomparabile. O meglio, lo sarebbe, in gran parte dell’anno. Ma non sempre. Avendo avuto la sfortuna di capitarci in una calda giornata d’agosto, la loro conformazione mi è invece parsa più vicina ai gironi infarnali che all’Eden. Più che la natura nella sua espressione massimamente avvincente, lo spettacolo appariva quello di una frenetica massa ondeggiante di corpi che a stento riusciva a non finire nelle acque cristalline della accattivante miriade di laghi e laghetti confluenti su diversi piani l’uno nell’altro. Alla fine, l’istinto suggeriva più la fuga da quella bolgia che la contemplazione estatica. Quest’ultima sarebbe stata del resto difficilmente attuabile, perchè lo stopparsi prolungato o improvviso avrebbe procurato una serie di micidiali incidenti a catena”, tamponamenti e scontri frontali tra umani, che avrebbero spezzato l’apparentemente innocuo andamento da millepiedi della massa di turisti.


Il paradossso, a ben vedere, è anche quello per cui le ondate migratorie dei “disperati” vengono represse più o meno duramente dai Governi, mentre il turismo, che è la versione in salsa business dello stesso fenomeno, ha una regolamentazione per lo più vaga e blanda. Il diritto a ritirarsi di tanto in tanto dalla vita quotidiana , fa d’altro canto ormai parte della stessa vita lavorativa , che per molti è evidentemente alienante e insopportabile. Il che porta Sanders a farsi una domanda che non può non apparire ampiamente condivisibile : “ Non dovremmo organizzare la nostra esistenza in maniera tale da non dover continuamente scappare?

testo e foto di Raffaele Basile 

foto: "assalto" al Parco di Plitvice in Croazia

fonte: Internazionale del 15 dicembre

 


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