USA, 2012: la sfiducia di Obama nella rielezione alla presidenza
USA, 1 OTTOBRE 2011 – «La mia rielezione sarà dura: l'economia sta uscendo da una recessione mondiale». Parole pronunciate ieri sera dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante una cena elettorale tenuta in una casa privata di Georgetown, Washington.[MORE]
A vederlo a distanza di più di tre anni dalla vittoria delle presidenziali, Obama non sembra più lo stesso. L'esordio esplosivo del 2009 con la promessa di chiudere Guantanamo, riformare la sanità e combattere la crisi economica, lasciava presagire una presidenza gloriosa.
Poi il disastro ambientale nel Golfo del Messico, la permanenza delle truppe in Afghanistan, la retromarcia sulla prigione a Cuba e un Nobel prematuro troppo pesante per le sue spalle. Il castello di carte si sbriciola e il consenso cala dal 60 a meno del 50 percento. Dopo un periodo di luci ed ombre, oggi Obama si dice pronto ad ammettere la sua debolezza.
Non è bastato nemmeno il successo intascato ieri dalla Casa Bianca con l'eliminazione del terrorista AL-AWLAKI per ridare fiducia allo stanco presidente, che si prepara alla rincorsa tutta in salita della riconferma presidenziale nelle elezioni del 2012. Ci ha pensato infine la scure della crisi economica a scoraggiare Obama al punto da pronunciare parole di sconforto davanti ai suoi fedeli.
I toni del discorso pronunciato di fronte ai suoi sostenitori si tingono dell'umore altalenante del presidente, che a volte sembra più adatto ad un discorso d'addio che non ad un incoraggiamento a migliorare. «In questi due anni e mezzo alla Casa Bianca abbiamo fatto molto, su fronte delle riforme, da quella sanitaria a quella scolastica, abbiamo fatto passi avanti sull'uguaglianza salariale. Ma quello che non abbiamo fatto - ha concluso Obama - è cambiare Washington, la gente così ha perso, fiducia, confidenza».
Il tono lapidario è poi subito scalzato da uno più propositivo: «L'unico modo per essere rieletto - ha aggiunto - è fare in modo che tutti voi vi impegnate a questo scopo. Spero che siate pronti a un anno di duro lavoro». Prosegue il discorso con parole di accusa e si scaglia contro il partito repubblicano, che «vuole abrogare leggi a difesa dell'ambiente, ridurre al minimo l'operato del governo e soprattutto permettere alle forze più potenti del nostro Paese di scriversi da sole le loro regole».
L'uomo che ha fatto del “Cambiamento” la parola chiave del suo successo elettorale si trova di fronte un panorama di desolazione, con il Congresso spaccato, i repubblicani che gli fanno muro e il consenso popolare in pericolosa picchiata. Il mandato del primo presidente afroamericano volge al termine, e Obama dovrà impegnarsi a raccogliere le forze per la volata finale e giocarsi il tutto per tutto, sperando che l'unico cambiamento a cui andrà incontro non sia quello della sua presidenza.
Riccardo Marcucci
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