Sesta Domenica di Pasqua. Vangelo e commento
Parola e Fede Calabria

Sesta Domenica di Pasqua. Vangelo e commento

sabato 9 maggio, 2015

 Vangelo della domenica
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.[MORE]

Di ogni parola di questo Vangelo si può fare una omelia o tenere un incontro di catechesi. C’è un concetto che merita tutta la nostra attenzione. Gesù vuole stringere con noi un rapporto di amicizia vera. Tra servo e padrone vi è un rapporto di solo comando e obbedienza. Il padrone comanda e il servo obbedisce.
Gesù, vuole stringere con i suoi discepoli una relazione infinitamente superiore. Lui vuole essere amico. In questa amicizia non solo non viene abolita la relazione dell’obbedienza, addirittura viene rafforzata. Gesù accoglie i suoi discepoli come suoi amici se obbediranno in tutto alla sua voce, se faranno ciò che Lui comanderà loro. In questa amicizia si entra in un rapporto nuovo che è quella della confidenza, dello svelamento del cuore, della manifestazione dei desideri, della rivelazione dell’anima. Gesù vuole i suoi discepoli persone con le quali poter dialogare, aprirsi, manifestarsi, confidarsi, spiegare i suoi progetti di amore. Li vuole parte di sé, non estranei. Vuole che siano persone che facciamo proprio il suo progetto d’amore allo stesso modo che Lui ha fatto suo il progetto di salvezza del Padre per dargli piena realizzazione sulla croce.


Finché vi saranno due volontà, quella di Gesù e l’altra dei discepoli, il progetto di salvezza si realizzerà a metà. È facile divenire impiegati, burocrati, lavoratori a tempo pieno e a mezzo tempo, persone che firmano il cartellino. Poi liberi per fare altro. Si compiono determinate pratiche di evangelizzazione, catechesi, formazione, liturgia, certificazione, e cose simili e poi totale libertà per fare le proprie cose, donandosi alle proprie occupazioni. È facile vivere con Cristo una relazione da assunti nella sua vigna. Se invece la volontà di Cristo diviene nostra volontà e il suo progetto di salvezza diviene nostro progetto, allora tutto cambia.
Qual è allora il frutto che essi dovranno portare. Il frutto è Lui, la sua Persona, la sua Parola, la sua Croce. Essi, ognuno secondo la sua particolare vocazione e missione, dovrà fruttificare Cristo nel suo corpo. Loro vengono costituiti nel mondo il nuovo albero della vita. Dal loro corpo, dal loro spirito, dalla loro anima dovrà venire fuori il frutto della vita che Gesù Signore. Ogni uomo dovrà sempre poter afferrare questo unico e solo frutto e nutrirsi di esso per entrare nella vita.


Essere amici di Gesù è una grande grazia e, allo stesso tempo una grandissima responsabilità.
Signore vogliamo essere tuoi amici, vogliamo conoscere il tuo cuore per portarlo nei cuori dei nostri fratelli. Amen.


Don Francesco Cristofaro


Autore
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