Cannes 2012, il punto sulla selezione ufficiale
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Cannes 2012, il punto sulla selezione ufficiale

sabato 21 aprile, 2012

CANNES, 21 APRILE 2012 - Poche sorprese nella conferenza stampa del Festival di Cannes di giovedì 19 aprile a Parigi. A rimescolare le carte non era bastato il pesce d’aprile della finta lista apparsa per qualche ora sul sito del Festival, con alcuni titoli improbabili (The Burial di Malick, ancora in lavorazione, o la riconversione in 3D de Il Cavaliere oscuro – Il ritorno), altri plausibili ma poi smentiti (Romanzo di una strage, del nostro Giordana, o The Master, di Paul Thomas Anderson), altri ancora effettivamente confluiti nella lista ufficiale. Tra questi ultimi, il film di apertura, Moonrise Kingdom di Wes Anderson (prima volta alla Croisette), commedia brillante con un cast di tutto rispetto (Bruce Willis, Edward Norton, Frances McDormand, Tilda Swinton, Bill Murray e Jason Schwartzman).

EFFE COME FAVORITI (O FRANCESI)Cosmopolis di David Cronenberg è un film molto atteso... troppo: al punto che qualche ora prima dell’annuncio della sua partecipazione al Festival, era stato già diffuso un trailer con il marchio ufficiale di Cannes. Capita anche nelle migliori famiglie. Ed a proposito di famiglie, il figlio Brandon appare invece tra gli autori della sezione Un certain regard col film Antiviral. Noblesse oblige, l’austriaco Michael Haneke col dramma Amour (Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant) appare tra i papabili vincitori, se non altro per i felici trascorsi sulla Croisette (Il pianista, Il nastro bianco). Altro autore già insignito a Cannes è l’iraniano Abbas Kiarostami, il cui Like Someone in Love, ambientato in Giappone, va tenuto in debita considerazione, visto che della giuria che lo premiò faceva parte Nanni Moretti, Presidente di quest’anno. Nome di punta del nuovo cinema rumeno, anche Christian Mungiu proverà a bissare glorie passate – 4 settimane, 3 mesi, 2 giorni, vincitore nel 2007 – col monastico Beyond the Hills. Conclude il quartetto dei campioni in carica il maestro Ken Loach - Il vento che accarezza l’erba trionfò nel 2006 – con The Angels’ Share, storia di un’amicizia virile in una livida Glasgow.

In prima linea, tuttavia, appare la colonia francese, che può puntare su di un ventaglio assai solido di proposte: dalla vecchia guardia di Alain Resnais (Vous n'avez encore rien vu), 90 anni e non sentirli, alla nuova leva di Jacques Audiard (Rust and Bone), che molto aveva impressionato con Il Profeta; fino all’originale Holy Motors di Leos Carax, storia di un uomo (Denis Lavant) che viaggia tra esistenze multiple, forte di un cast che desta davvero curiosità: Michel Piccoli, Eva Mendes, la cantante Kylie Minogue.

VISTI, SVISTI ED OUTSIDER – Sarebbe curioso se, poi, a portare la Palma d’Oro in Austria non fosse Haneke, ma il sottovalutato Ulrich Seidl (Paradise: Love). Le sorprese potrebbero venire anche dal messicano Carlos Reygadas (Post Tenebras Lux), tanto audace quanto amato dai cinefili, o dal neozelandese Andrew Dominik (Killing Them Softly), già laureatosi a Venezia col bellissimo, crepuscolare Jesse James con Brad Pitt, che riporta l’attore sul red carpet di Cannes. L'altro regista del nuovissimo mondo è l'australiano John Hillcoat, con Lawless. Difficile che nel toto-vincitori s’inserisca Thomas Vinterberg (The Hunt), che negli anni novanta guadagnava la ribalta internazionale con Festen. On the Road del brasiliano Walter Salles (già aduso all’asfalto: I diari della motocicletta), proverà a far figurare finalmente in maniera degna il romanzo di Jack Kerouac.

LO SBARCO IN NORMANDIA – Assai nutrita la schiera degli americani. Oltre al veterano\esordiente Wes Anderson, potrebbe ben figurare Jeff Nichols con Mud. Si tratta di un autore poco noto, ma già capace di prove di buonissimo livello (Shotgun Stories, ma soprattutto Take Shelter, vincitore l’anno scorso della Semaine). [MORE]

Tra gli attori, mentre Robert Pattinson cerca la consacrazione nel film di Cronenberg padre, si potrebbe puntare su Matthew McConaughey, uno dei nomi del momento per l’ottima interpretazione, ammirata a Venezia, nel Killer Joe di William Friedkin. Lo troveremo a Cannes nell’opera terza di Lee Daniels, The Paperboy, che segue Precious, vincitore al Sundance e passato a Cannes nell’Un Certain Regard. L’attore è affiancato da Zac Efron e Nicole Kidman, quest’ultima presente al Festival anche con il film tv targato HBO, Hemingway & Gellhorn di Philip Kaufman.

Direttamente dall’ultimo Sundance, sbarca nell’Un Certain Regard il film Beasts of the Southern Wild di Benh Zeitlin, che conferma l’attenzione della selezione di Cannes verso gli allori dei festival indie (Precious, Blue Valentine e La fuga di Martha). Il film di Zeitlin narra la relazione tra una bimba di 6 anni e il padre, che vivono in povertà sulle rive del Mississippi. Descritto come film mistico e fortemente emotivo, non può che impreziosire la partecipazione americana alla kermesse francese.

ITALIA: POCA, BUONA E MALEFICA – L’unico film italiano in concorso a rappresentare la pattuglia tricolore è Reality – ma non doveva chiamarsi Big House? – con cui Matteo Garrone punta a confermarsi dopo il discusso successo di Gomorra. Il fiore all’occhiello è però fuori dalla competizione: Io e te di Bernardo Bertolucci, tratto da Ammanniti, è stato un vero e proprio colpo gobbo per Cannes. Dracula 3D di Dario Argento, anch’esso fuori concorso, completa la ridotta schiera di registi italiani, vecchi e nuovi, presenti sulla Croisette, tra cui non compare Marco Tullio Giordana, pure a lungo ritenuto papabile secondo i rumours.

BILANCIO – Salvo l’esclusione di Manoel De Oliveira (103 anni), non ci sono grosse sorprese rispetto alla vigilia. La linea prediletta dalla Direzione è stata quella dei nomi affidabili, sia pure non davvero esplosivi: ottimi curricula e palmares che segnano il rafforzamento di una scelta da sempre tesa a privilegiare l’autorialità. Importante la conferma dell'apertura al cinema indipendente.

(in foto: un'immagine promozionale del film Cosmopolis con R. Pattinson)

Antonio Maiorino
 


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