Così è (se gli pare). Nel marasma quotidiano, il ritorno alla Costituzione
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Così è (se gli pare). Nel marasma quotidiano, il ritorno alla Costituzione

giovedì 18 aprile, 2013

ROMA, 18 APRILE 2013 – Oggi sono iniziate le votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Fumata nera per il primo scrutinio. Alle urne virtuali per le Quirinarie, la vittoria è stata di Milena Gabanelli. Sono diversi i partiti che vorrebbero tornare alle urne a breve. Il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere. Ad aumentare la preoccupazione, è un’Italia colpita da una crisi pesantissima. La Costituzione dovrebbe esigere maggiore rispetto. Quest’ultima e la politica dovrebbero essere amate perché organizzano la nostra vita.[MORE]

Oggi iniziano le votazioni per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ovvero il successore di Giorgio Napolitano. Le urne virtuali per le Quirinarie hanno deciso: Milena Gabanelli sarà il candidato del M5S per la presidenza della Repubblica. Chi si aspettava la vittoria di Grillo o di Dario Fo ha dovuto ricredersi. Le Quirinarie erano davvero necessarie?

Io credo che le quirinarie siano qualcosa che ha veramente poco senso, anzi un senso ce l’hanno: quello di sollevare dal peso di una ulteriore decisione e responsabilità gli eletti in Parlamento. Quando inizieranno a darsi da fare? Mistero! L’elezione del Presidente della Repubblica, in Italia, non è diretta. Non siamo negli Stati Uniti, per fortuna, eppure tutti gli schieramenti, da destra a sinistra ci spacciano elezioni del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Presidente della Repubblica come fossero dirette. Poi vengono smentiti dai fatti e dalla Costituzione. Io capisco che nella situazione attuale, l’elezione del Capo dello Stato diventi merce di scambio, punto di incontro e scontro fra le parti, ma per l’appunto è materia squisitamente di equilibrio politico, mentre i nostri parlamentari devono dare altri segnali al popolo italiano. Per adesso ci comunicano solo confusione e inadeguatezza, lasciando al popolo decisioni che al popolo non spettano, così poi saltano fuori nomi tipo quello della Gabanelli che intelligentemente ha declinato l’offerta.

«Ringrazio chi ha votato. Si tratta di una scelta straordinaria perché è una persona che lotta contro i poteri forti» ha dichiarato Beppe Grillo in riferimento alla vittoria online della Gabanelli. Emerge ancora una conferma che il M5S vuole contare nella scelta del Quirinale e che è disposto a confrontarsi con il Pd nel caso in cui la sua candidata non prevalesse entro il terzo voto.

Le notizie in queste ore si rincorrono velocemente. Marini sembra essere il candidato di molti ma non di tutti. Io ritengo che dopo i voli pindarici fatti con la Gabanelli, Dario Fo, e Gino Strada, tutte persone eccezionali che brillano nel proprio settore ma che non vedo nella veste di Presidente della Repubblica, il nome buono sia uscito: Rodotà. Come anche avrebbe potuto essere una candidatura di spessore la Bonino. Ma l’elezione del Presidente della Repubblica è divenuta l’ago della bilancia di futuri equilibri e accordi politici che dovrebbero, come ci auguriamo, portare ad un governo dopo 50 e più giorni di indecisione e di allegre partite a scacchi sulla pelle dei cittadini, quindi per il Pd ascoltare il Pdl o il M5S significa giocarsi alleanze future. Nel bene o nel male Berlusconi offre una sponda per un eventuale governo, i grillini tuttora non ne vogliono sentire parlare di un alleanza di governo, quindi perché accordarsi con questi ultimi?! La sensazione al momento è che la mancanza di volontà di collaborare penalizzerà anche l’elezione del Capo dello Stato.

«Ogni giorno viene rivolto un atto di accusa verso i parlamentari, rei di non affrontare le tante questioni che gravano sull’Italia. Sentiamo profondamente la responsabilità che i cittadini, con il loro voto, ci hanno conferito. Non intendiamo, in nulla, rinunciarvi». Lo scrivono Riccardo Nencini, senatore e segretario nazionale del Psi e Marco Di Lello, deputato Psi. Avrà mai fine l’immobilismo parlamentare?

Il fatto che dopo oltre cinquanta giorni, siamo ancora al governo Monti, la dice lunga su quale responsabilità sentano i nostri parlamentari. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio: Bersani ha giocato e sta giocando tutte le sue carte ad un gioco le cui regole vorrebbero essere cambiate di volta in volta dal Pdl o dal M5S, e il Pd, sottoposto a pressioni interne più che esterne, sta dando forti segni di cedimento. Ancora una volta bisognerebbe che il garante della nostra Costituzione, nella persona di Giorgio Napolitano, venisse ascoltato e non solo udito; le larghe intese necessarie al salvataggio del nostro Paese vedranno la luce, forse, con il nuovo Presidente della Repubblica che probabilmente tenterà di dare l’incarico a Bersani di formare finalmente un governo, o dovrà sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni.

Sono in molti ormai gli schieramenti politici che hanno in mente il ritorno alle urne in tempi brevi. Si comportano come se fossero ancora in campagna elettorale. Ad accrescere la preoccupazione, è un Paese che è piegato da una crisi pesantissima che sta travolgendo imprese e famiglie. Napolitano non può sciogliere le Camere. La Costituzione italiana dovrebbe esigere maggior rispetto?

Rispettare la Costituzione italiana è non solo doveroso, ma sensato in quanto è un capolavoro di lungimiranza. La nostra Costituzione ci mette al riparo dalle reazioni “di pancia”, da quel modo di fare politica che, perdendo di vista il bene comune e la prosperità futura della nostra civiltà, si ripiega sul presente che spesso è già passato prossimo. In questi ultimi venti anni la nostra Costituzione è stata oggetto di attacchi di ogni tipo, nel tentativo di scardinare questo faro della nostra nazione, la luce che sempre illumina a 360° il cammino che dobbiamo intraprendere. È molto più semplice procedere per decreti legge, occuparsi delle emergenze del momento, fare leggi ad personam invece che pianificare il futuro di un Paese, svilupparne le potenzialità. Questo è l’atteggiamento da cambiare nella nostra classe politica, questo è il modo di fare politica che i Padri costituenti cercarono ad ogni modo di evitare nella stesura della nostra carta costituzionale: il periodo del fascismo dal quale tutti loro, con il resto d’Italia, uscivano era frutto di scelte profondamente sbagliate fatte sulla scia delle emozioni. Dal primo all’ultimo articolo, la Costituzione italiana ci sprona e ci guida nella pratica della lungimiranza e delle scelte ponderate. Tanta saggezza merita rispetto.

La Costituzione deve far fronte a due nemici: l’indifferenza dei cittadini verso al politica e il non voto. Lo scorso 17 dicembre Roberto Benigni è tornato in tv su Raiuno offrendo una serata di storia e cultura sulla nostra Costituzione che ha definito “la più bella del mondo”. Benigni ha detto come sia fondamentale amare la politica perché essa organizza la nostra vita. Ha inoltre affermato che bisogna esprimere sempre il proprio voto perché è l’unico strumento che la gente ha per esprimere ciò che vuole. La forza della vera politica dovrebbe stare nel guardare lontano conservando la propria memoria?

Tutti noi dovremmo guardare al futuro imparando dal passato. Ogni nuova esperienza ci fornisce strumenti per affrontare gli eventi a venire. Così per la politica. Ma coloro che fanno politica hanno responsabilità maggiori, come maggiori sono le responsabilità di un padre rispetto a quelle di un figlio. Ad ognuno il proprio grado di responsabilità. Per questo chi ci rappresenta deve essere più preparato degli altri, deve avere una maggiore statura morale degli altri, deve essere degno di rappresentare un gruppo di persone e il Paese tutto. Purtroppo il valore del nostro voto, in tutte le elezioni di questi ultimi anni, è stato svilito, ridotto dal modo di fare politica di tutta una classe dirigente. Da un lato ci è stato gettato fumo negli occhi con campagne elettorali dal sapore statunitense quasi fossimo una repubblica presidenziale, dall’altro una legge elettorale scandalosa ci ha costretto e ci costringe tuttora a votare simboli anziché candidati. Ma l’importanza di andare alle urne rimane perché tante persone prima di noi hanno dato la vita per questo diritto e perché abbiamo tutti delle responsabilità nei confronti di chi verrà dopo di noi. La Costituzione della Repubblica italiana insegna.
 

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci


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