Mafie e capitalismo criminale: uno sguardo al nuovo saggio di Andrea Leccese
Cultura e Spettacolo Puglia

Mafie e capitalismo criminale: uno sguardo al nuovo saggio di Andrea Leccese

giovedì 28 luglio, 2016

BARI - Ho un bicchiere di vino tra le mani ed ascolto un disco di Miles Davis del 1959, Kind of Blue. Nell’altra mano ho con me il saggio dello scrittore Andrea Leccese “Maffia & Co.” [MORE]

Come d’incanto, mi accingo e mi immergo nelle parole di questo libro, avvolgenti sin dalle prime battute nel ricordo di Manzoni e dei venticinque lettori. Siamo nel capitolo primo “Quel ramo del lago di Como” e ci ritroviamo ad analizzare la parola “Maffia”, «la parola italiana più famosa al mondo». Sembra paradossale ma il primo clichè da smentire è proprio questo: il vocabolo mafia, che ha origini toscane e non siciliane, né calabresi, pugliesi o campane.

Da ciò ricaviamo una ormai ovvia constatazione: il fenomeno mafioso non può (più) essere considerato una piaga di una parte del Paese, ma è ormai condizione degenerativa nonché problematica strutturale del Belpaese. Leccese richiama immediatamente questo concetto, attraverso l’analisi di alcune recenti inchieste della magistratura in Emilia, in Lombardia e su tutte, la vicenda di Mafia Capitale.

Il tema è adeguatamente introdotto dal pensiero di Leonardo Sciascia, secondo cui analizzare la mafia nel suo complesso è possibile muovendo dalle considerazioni del Manzoni sul fenomeno della «braveria». Un matrimonio «che non s’ha da fare», una minaccia, una costrizione, una sopraffazione tipica delle organizzazioni mafiose e di quel 416 bis del nostro codice penale che differenzia appunto l’organizzazione mafiosa dalla semplice organizzazione a delinquere.

La narrazione di fatti e avvenimenti, condita da accurate analisi e da un capitolo finale meritevole di esprimere soluzioni semplici ma sottovalutate, prosegue con una interessante analogia tra l’imprenditore schumpteriano e l’imprenditore mafioso, non disdegnando imprescindibili considerazioni sulle attuali caratteristiche mafiose. Caratteristiche che portano con sé tutta la spregiudicatezza delle organizzazioni mafiose, perché non è importante farsi arrestare, ma accumulare sempre e comunque ricchezze, per sé se la si fa franca, per la famiglia e la propria stirpe se si finisce in galera. Questa è la nuova dimensione mafiosa ed è su questo che bisogna soffermarsi: la mafia va combattuta soprattutto economicamente. Leccese ha su questo il merito di essere molto specifico, seppur con una certa leggerezza ed un senso di velata ironia, capace di stemperare le diverse fattispecie messe in campo.

Ed il «lamento del mafioso» non può che riguardare i ‘piccioli’. Lo hanno intercettato gli inquirenti in una delle innumerevoli indagini sulle mafie, denominata Old Bridge e condotta tra Italia e Usa: «Basta essere incriminati per il 416 bis e automaticamente scatta il sequestro dei beni. La cosa migliore è quindi quella di andare all’estero». Uno dei primi a comprendere la dimensione economica fu l’onorevole Pio La Torre, grazie al quale si giunse all’approvazione di una prima vera e propria legge sistematica contro la mafia: era il 1982 e la legge in questione è la 646 (Legge Rognoni-La Torre). La Torre sarà naturalmente ucciso dalla mafia, ma il suo contributo non può e non potrà essere dimenticato. Bravo anche qui Leccese a ricordarlo, soprattutto a quella parte della mia generazione che vive ancora nel fantasmagorico mondo nel quale a combattere la mafia furono solo Falcone e Borsellino. Amen.

Il racconto prosegue ma si mostra tutt’altro che unicamente tecnico. Vi è un’analisi profonda delle sue radici, con interessanti considerazioni sul rapporto tra mafia e fascismo, per poi spostarsi nel momento di massima espansione ed in un dopoguerra che vede la presenza di una mafia «antifascista e anticomunista». Di più non si può dire, perché solo una attenta lettura potrà fornire al lettore un quadro completo della questione.

Detto della considerazione della mafia come impresa, Leccese passa all’analisi del mafioso come imprenditore. Qui, muovendo da “Mafie vecchie, mafie nuove” di Roberto Sciarrone e da similitudini tra le caratteristiche dell’imprenditore schumpteriano e quello appunto mafioso, si riesce a comprendere la distinzione tra tre categorie di imprenditori: subordinati, collusi e strumentali. Secondo Schumpter vi sono tre caratteristiche che inducono l’imprenditore a continuare a pensare solo ed esclusivamente al proprio conflitto, in guerra infinita e senza avversari. Ebbene, tali comportamenti sono riconducibili a: volontà di fondare una dinastia, spirito di lotta e spinta creativa. Chiaramente una situazione di guerra permanente: per la mafia in origine ed in primis fu l’organizzazione pubblica e statale, prima di annidarsi nella cosa pubblica con disarmante facilità, suscitando senso di rassegnazione tra “gli imprenditori onesti” ormai in via di estinzione.

Da Depretis al dopoguerra, passando per il fascismo, da Andreotti alla craxiana Milano da bere. Ed ancora le considerazioni sociali di Banfield e Baumann, il thatcherismo e l’egoismo occidentale. Qui il termine mafia viene sostanzialmente ricondotto e rapportato al concetto di capitalismo criminale. Il sistema crea mostri, una competitività spregiudicata dove essere illegali paga di più e diventa quasi la regola.

Un sistema che rischia così di ben sposarsi con chi della sopraffazione e della legge del più forte sul più debole ha fatto le proprie fortune, mietendo vittime tra tutti coloro che avessero osato opporsi (per non parlare delle ‘vittime innocenti’). La relazione tra mafia e consumismo è un altro dei temi cardine del saggio di Leccese e ci fa comprendere anche il senso di rassegnazione di un mondo che anziché cercare di cambiare lo stato delle cose preferisce cambiare: "sì, lo smartphone però".

Andrea Leccese è uno scrittore italiano nato a San Severo nel 1976 (Fg). Vive a Bari. Tra le sue pubblicazioni: Le basi morali dell'evasione fiscale (2008), Torniamo alla Costituzione (2009), Innocenti evasori (2012), Inciucio forever (2014), Maffia & Co. (2016)

foto da:  affaritaliani.it

Cosimo Cataleta

 


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