Missione di Pace? Ma si continua a morire
Cronaca Liguria

Missione di Pace? Ma si continua a morire

martedì 26 giugno, 2012

SAVONA, 26 GIUGNO 2012 - Con la morte del carabiniere scelto Manuele Braj, salgono a 51 i militari italiani deceduti dall’inizio della missione Isaf in Afghanistan, nel 2004. La maggioranza è rimasta vittima di attentati e scontri a fuoco, altri invece sono morti in incidenti, alcuni per malore ed uno si è suicidato. E le continuano a chiamare missioni di pace, per la Democrazia. Sono missioni militari a tutti gli effetti. Missioni di Morte.

Secondo i dati forniti dalla Camera dei deputati e aggiornati a fine febbraio 2012, dal secondo dopoguerra a oggi l’Italia ha partecipato, “in ottemperanza agli impegni internazionali assunti in sede internazionale e comunitaria o nell’ambito di iniziative bilaterali”, a 126 missioni militari fuori dai confini nazionali. Il documento di “riepilogo Missioni-attività internazionali” del ministero della Difesa, aggiornato a fine dicembre 2011, segnala che l’Italia e’ tuttora impegnata in 23 attività in 22 paesi-aree, dove impiega poco meno di 7.000 militari effettivi. Le missioni principali per risorse e uomini impiegati sono quelle realizzate nei Balcani, in Libano, Afghanistan e Corno d’Africa.[MORE]

In Afghanistan l’Italia opera nell’ambito della missione Isaf (International Security Assistance Force) che dall’11 agosto 2003 e’ sotto il comando della Nato. L’ ISAF comprende 130.386 militari appartenenti a contingenti di 49 Paesi. Il contributo maggiore è fornito dagli Stati Uniti (90.000 unità), seguiti dal Regno Unito (9.500), dalla Germania (4.818), dall’Italia (4.000), dalla Francia (3.916 unità), dalla Polonia (2.475), dalla Romania (1.876), dalla Turchia (1.845), dall’Australia (1.550) e dalla Spagna (1.488). Comandante della missione dal 18 luglio 2011 è il generale USA John R. Allen. Alla stabilità del Paese contribuiscono inoltre circa 180.000 soldati dell’Esercito nazionale afgano (Fonte NATO – 6 gennaio 2012). All’Italia spetta la responsabilità del Comando regionale ovest delle forze Isaf-Nato, che include le province di Herat, Farah, Badghis, Ghor. Per le attività svolte in Afghanistan sono impiegati inoltre 90 uomini tra Al Bateen, Abu Dhabi (Emirati arabi uniti), Bahrein e Tampa (Usa), mentre nell’ambito del Nato Training Mission-Afghanistan l’Italia e’ impegnata anche con carabinieri e finanzieri nell’addestramento della Polizia di frontiera ad Herat, dove collabora con il personale americano del Combined Security Transition Command Afghanistan (Cstc-a) per l’addestramento dell’Afghan National Civil Order Police (Ancop).

I costi per morire. Quasi 748 milioni di euro per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni Isaf ed Eupol, con il compito di fornire assistenza e formazione alla polizia afghana. Ai 748 milioni circa vanno aggiunti: 3 milioni circa per le attività della guardia di finanza; 3 milioni e mezzo per la partecipazione finanziaria al Fondo fiduciario della Nato per il sostegno all’esercito nazionale afghano e al fondo del Nato-Russia Council, che finanzia il settore dell’elicotteristica; quasi 22 milioni per il personale militare negli Emirati arabi uniti, in Bahrein, Qatar e a Tampa (Florida) per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan.

L’Italia continua a finanziare le operazioni di guerra, marginalizzando invece le attività in ambito civile, di cui il paese centroasiatico avrebbe gran bisogno, e il più generale processo di ricostruzione delle infrastrutture e di consolidamento del quadro istituzionale e giuridico afghano ancora inefficiente e compromesso da un livello di corruzione tra i più alti al mondo. Infatti, per questo scopo, gli stanziamenti all’Afghanistan e al Pakistan vanno meno di 35 milioni di euro. Una bella differenza rispetto ai 748 milioni di euro.

Negli ultimi mesi analisti (crisisgroup.org) e osservatori, funzionari della Banca Mondiale (Transition in Afghanistan: Looking Beyond 2014 Pdf) e del Fondo Monetario internazionale e lo stesso ministro delle Finanze afghane, Zakhilwal, lo hanno detto chiaro e tondo: tutti si affrettano a fare le valige e a riportare i soldati a casa, ma senza un’assistenza economica e finanziaria per almeno altri dieci anni l’Afghanistan cadrà come un castello di sabbia. E quindi? A cosa e’ servita questo missione? Solo a piangere morti inutili?

E le chiamano missioni di pace.

Scarica il dossier della Campagna Sbilanciamoci-Economia a mano armata Pdf


(notizia segnalata da Claudio Rossi)


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