Rispunta la mediazione obbligatoria per le cause civili
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Rispunta la mediazione obbligatoria per le cause civili

lunedì 24 giugno, 2013

24 GIUGNO 2013 -  La Giustizia civile viene ormai spesso vista - a livello politico – come uno dei tanti fattore di "crescita “economica”. Certo, una giustizia lenta danneggia sicuramente l’economia, ma snellire la giustizia rendendo più difficoltosa la tutela dei diritti non appare la via migliore da seguire. E’ un po’ come se si collocassero i distributori di benzina in cima alle montagne per far diminuire il traffico e gli incidenti stradali. Va visto in questa ottica recente “Decreto del Fare”, che ha reintrodotto a sorpresa la mediazione obbligatoria prima di iniziare una causa civile. Va ricordato che l’anno scorso la Corte Costituzionale aveva dichiarato la illegittimità della norma che la introduceva. Ora, il governo ha fatto un restyling alla precedente normativa per superare in qualche modo sia le critiche degli addetti ai lavori che le censure della Corte Costituzionale.

“Conciliare” diventa la priorità del processo civile. In realtà, durante la sua operatività, la conciliazione obbligatoria non ha portato ai risultati sperati. Secondo alcune stime, la percentuale di successo delle procedure di mediazione non ha superato uno striminzito 10%, nel suo primo anno di vita.

La normativa contenuta nel decreto del fare sembrerebbe essere riscritta per “accattivarsi” l’avvocatura che non era proprio entusiasta di tale figura. Infatti, prevede che tutti gli Avvocati siano mediatori di diritto. Il che,significa di fatto dire che nessuno è più Mediatore. Aver accomunato l’Avvocato al Mediatore, tradisce anzi una scarsa conoscenza della figura del mediatore, da parte del legislatore. Infatti, il mediatore civile cerca di risolvere le liti prescindendo dalla ragione delle parti secondo il diritto, utilizzando invece il buon senso e le proprie doti di negoziatore. Essere dei bravi avvocati non significa quindi necessariamente essere dei bravi mediatori.

La nuova normativa non ha poi cambiato nulla in tema di accesso alla professione di mediatore per i non avvocati. Ha quindi perso una ulteriore occasione di dare maggiori garanzie all’utenza sui criteri di selezione dei mediatori, sulla quale vi erano già forti perplessità. Tra le materie oggetto di mediazione obbligatoria non figura più invece il risarcimento dei danni da circolazione stradale. Questo passo indietro appare positivo, vista la particolarità della materia e la disparità di “peso” in sede di mediazione tra il comune cittadino e i grossi enti assicurativi.

Un’altra innovazione che lascia perplessi riguarda la mediazione interna al processo, una volta che si sia arrivati dinanzi al giudice. Quest’ultimo in prima udienza dovrà infatti formulare una proposta transattiva o conciliativa. Quest’ultima dovrebbe mirare a una soluzione condivisibile dalle parti che prescinde dalle domande. In realtà, quello che non convince è la formulazione di una proposta da parte del giudice che rischia di fare venire meno la sua neutralità, anticipando in pratica il suo convincimento sulle ragioni dei contendenti.

Alla fine la mediazione obbligatoria, così come formulata dal legislatore italiano, rischia di divenire un quarto grado di giustizia, oltre il primo grado, l’appello e la cassazione. Molto probabilmente essa finirà con lo scoraggiare molti cittadini dal chiedere giustizia in sede civile e con il “far perder tempo” a chi lo farà. Lo Stato canterà vittoria perché a questo punto essendovi pochi processi civili, essi saranno ben più celeri di quanto avviene ora. Il rischio è però che la giustizia diventi sempre più una cosa “per ricchi” affidata ad istituzioni private non sempre in grado di assicurare la giusta dose di professionalità e imparzialità.[MORE]

Raffaele Basile


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