Salvini incassa primi sì Autonomie, scontro su nomine Ue
Politica Lazio Roma

Salvini incassa primi sì Autonomie, scontro su nomine Ue

giovedì 4 luglio, 2019

ROMA, 4 LUGLIO - Oltre tre ore di vertice, con al tavolo l'intero governo. Matteo Salvini incassa i primi sì sul dossier Autonomie che da mesi divide Lega e M5S. L'intesa definitiva non c'è ancora ma un testo comincia a prendere forma e, non a caso, per agevolare un accordo il titolare del Viminale fa una netta apertura sulla possibilità che le Camere possano modificare il provvedimento che uscirà dal Cdm. la prima intesa di verte sul capitolo, delicatissimo, delle ripartizione delle risorse finanziarie. Un nuovo vertice, lunedì 8 luglio, registrerà se il dialogo iniziato di fatto solo questa sera porterà o meno a un testo finale targato M5S-Lega. Ma la serata leghista è rabbuiata dalle notizie che arrivano da Strasburgo dove, dopo un presidente del Pd (David Sassoli) l'Europarlamento elegge un vicepresidente del M5S, Fabio Massimo Castaldo, facendo balenare i sospetti di un accordo tra Pd e Movimento. Alla riunione di governo che prende il via alle 20 ci sono di fatto tutti i ministri, ciascuno interessato ad una porzione della riforma sulla quale è altissimo il pressing di Luca Zaia e Attilio Fontana. Salvini, al di là delle Autonomie, si presenta con un'altra richiesta da formalizzare al premier Giuseppe Conte: la nomina "subito" del ministro per gli Affari Ue. Una nomina per la quale Salvini assicura di avere le idee ben chiare e per la quale sembrano in pole l'attuale ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana e l'economista Alberto Bagnai. Anche Conte sottolinea come, con l'infrazione evitata, i "tempi siano maturi" perché il premier lasci la delega. Conte e i due vice fanno anche il punto in una riunione ristretta nel corso della quale parlano di questa nomina, che verrà formalizzata solo nei prossimi giorni. Nella prima parte della riunione, quella sulle finanze, una prima intesa tra M5S e Lega sulle autonomie prende forma, con il Movimento che arriva con l'obiettivo di trovare un meccanismo di perequazione equilibrato per evitare che le Regioni prendano più o meno risorse a seconda del gettito prodotto negli anni futuri. I termini tecnici dell'accordo sulle finanze non vengono ufficialmente definiti ma la proposta leghista questa volta incontra il placet pentastellato facendo in modo che, almeno in un primo periodo della riforma, i trasferimenti delle risorse si basino sulla spesa storica delle Regioni. Uscendo da Palazzo Chigi a vertice in corso, il leghista Massimo Garavaglia sparge ottimismo: "penso si chiuda stasera, il clima è buono". E, a fine vertice, il ministro per il Sud Barbara Lezzi spiega: "è andata bene, ci sono passi avanti, stiamo costruendo una proposta che rispetti la Costituzione". Restano, invero, diversi nodi, a cominciare dall'istruzione dove il M5S alza le barricate. E' un Salvini piuttosto sereno, quello che si presenta a Palazzo Chigi poco prima delle 20, forse tranquillizzato anche dalla scampata infrazione. "La flat tax la faremo, ma non per tutti e non subito", sottolinea non impiccandosi neppure alla terminologia della riforma: "chiamatela come volete, anche decreto Alberto". Riforma sulla quale arrivano rassicurazioni anche da Giovanni Tria: "E' un punto del programma di governo", spiega il titolare del Mef. Ma è a tarda sera che l'umore della Lega s'incrina. L'elezione del M5S Fabio Massimo Castaldo fa gridare il Movimento al "capolavoro diplomatico" e la Lega a un "cordone sanitario messo in piedi" contro il sovranismo. E sebbene sia dal pd che dal M5S neghino, il duo Sassoli-Castaldo fa pensare perlomeno ad un patto di non belligeranza tra il M5S e il Pd, con la partecipazione attiva del Ppe. E ora, per la Lega, il timore è che il "cordone sanitario" possa portare più di un ostacolo alla "conquista" di un posto da commissario. (Ansa)


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