Alessandro Piva racconta Milionari: "Napoli, un'ispirazione. E il mio film invecchierà bene"
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Alessandro Piva racconta Milionari: "Napoli, un'ispirazione. E il mio film invecchierà bene"

sabato 9 aprile, 2016

Approdato in sala a febbraio, Milionari con Francesco Scianna e Valentina Lodovini s'ispira al libro di Luigi Alberto Cannavale e Giacomo Gensini per raccontare la vita del camorrista Paolo Di Lauro. Al regista Alessandro Piva abbiamo chiesto le suggestioni cinematografiche, di come abbia maneggiato l'ennesimo "romanzo criminale" italiano e del ritorno alle origini campane. A cura di Antonio Maiorino e Stefania Cavotta.
 

A.M: Milionari  è ambientato a Napoli e tu sei campano d’origine. Hai di fatto dichiarato che il film è anche un modo per fare i conti con delle radici che talvolta a fatica riesci ad accettare. Quanto sei stato severo in questa “resa dei conti” e quanto coinvolto emotivamente?

ALESSANDRO PIVA: sono nato in Campania, a Salerno, ma sono andato via molto presto. I miei si trasferirono in varie città del Centro-Sud. Ho solo sangue campano ma non un vero vissuto. Ho girato due film a Bari, La Capa Gira e Mio Cognato, e uno, Henry, a Roma, città dove sono andato a studiare cinema, per poi restarci; era il caso di chiudere il ciclo dei miei primi 50 anni girando un film a Napoli: un modo per guardare al cuore, alle radici. Per questo parlo di radici e di conti col passato: quando giri un film, ti tuffi in un’esperienza non solo professionale, ma anche emotiva, personale. Ho attinto a molte memorie familiari di ragazzino, per questo ho pensato di dedicare il film ai miei genitori. Credo di aver gestito meglio una materia complessa come quella dei legami familiari e del clan in una città come Napoli, grazie proprio a queste radici, ma soprattutto per il fatto di essere orgogliosamente meridionale. Girare al Sud è un ritorno alle origini, in fondo il miglior modo di fare col cinema ciò che piace a me, cercare di emozionare lo spettatore e raccontargli qualcosa del nostro presente.

S.C: ci chiedevamo proprio quale fosse il tuo approccio nei confronti del Sud, visto che sei originario di Salerno. Ci fa piacere sapere che sei ancora molto legato

ALESSANDRO PIVA: Legatissimo. La Campania, poi, l’avevo un po’ trascurata. Ambientarci un film è stata un’occasione per sbarazzarmi di un po’ di pregiudizi che anche io, venendo a Napoli solo saltuariamente, mi ritrovavo. Invece è una città complessa, difficile, vitale, che mi piace pensare come un condensato del nostro Paese: ciò che è brutto è davvero brutto a Napoli, diventa insopportabile e lacerante, ma ciò che è bello a Napoli diventa meraviglioso.

A.M: Milionari potrebbe apparire come un film che s’inscrive nel solco dei cosiddetti “romanzi criminali” italiani. In questi casi però c’è sempre un rischio: spettacolarizzare il fenomeno criminale. Come hai fatto ad aggirare questo pericolo?

ALESSANDRO PIVA: Abbiamo girato questo film in contemporanea con i colleghi che hanno realizzato la prima serie di Gomorra, ma avevamo obiettivi molto diversi. Io avevo voglia di approfondire ciò che mi aveva colpito del libro dal quale è tratto il film. In alcune delle pagine più efficaci de I Milionari - ascesa e caduta dei clan di Secondigliano, il libro del giudice Luigi A. Cannavale e di Giacomo Gensini (2012, Mondadori, n.d.r.), si racconta di persone che grazie a certi traffici potrebbero vivere una vita agiata, ma che spesso e volentieri nel proprio percorso si ritrovano a vivere in condizioni per niente invidiabili. A me piaceva questa idea di fondo: raccontiamo che chi sceglie delle scorciatoie nella vita, prima o poi paga un conto salatissimo, fatto di clandestinità, distacco dalla famiglia, latitanza. Milionari è frutto di questa considerazione. Il sospetto che si vogliano mitizzaregli “eroi” della camorra è un pregiudizio che appartiene solo a chi non ha visto il film. [MORE]

A.M: La processione che finisce in una scena di sangue, i malavitosi che risultano, poi, ferventi devoti: per scelte di questo tipo, tra sacro e profano, quanto c’è di Napoli e quanto c’è di precedenti cinematografici, soprattutto americani?

ALESSANDRO PIVA: Per me è utile avere riferimenti quando si affronta un progetto, visto che è molto difficile inventare qualcosa di assolutamente nuovo nel cinema; talvolta penso che sarebbe giusto, nei titoli di coda di ciascun film, citare i registi di riferimento. Per gli appassionati sarebbe una caccia al tesoro. In Milionari, ad esempio, c’è una citazione evidente da John Boorman, un suo film che ho amato moltissimo, della fine degli anni ’60… ma che non svelerò, perché possiate scovarlo con calma. Si trova nella parte finale del film! A parte tutto, comunque, quando un regista gira un film nella città partenopea, si ritrova continuamente in periferia o nell'hinterland: nel caso mio a Sant’Anastasia, a Terzigno, a Secondigliano. Tuttavia, io mi ritrovavo ad abitare in centro, ai Tribunali: ad esempio l’ispirazione di girare una scena di processione con i devoti della Madonna dell’Arco mi è venuta perché nella mia vita quotidiana, tra un set e l’altro, vedevo i comitati di quartiere andare in corteo in cerca di offerte, accompagnati dalla musica. Mi sono detto: perché non raccontare Napoli anche nel suo cuore antico, nel suo centro storico, la parte forse più bella e affascinante, e magari nelle sue manifestazioni più tipiche? Ho così riscritto alcune scene del film ambientandole nel cuore della città.

A.M: Abbiamo accennato a possibili influenze d’oltreoceano, eppure mi pare di scorgere anche qualcosa di nostrano. Penserei, in particolare, a Il camorrista

ALESSANDRO PIVA: Io ritengo che Il camorrista sia un film fondamentale per raccontare la storia di Napoli. Alla pellicola di Tornatore ho pensato soprattutto quando ero al montaggio, e quel film ha sostenuto la mia ambizione d’immaginarmi Milionari come un'opera che potesse essere sì girata vent’anni fa, ma anche tra vent’anni. È la croce e la delizia dei film di genere. D'altronde il mio personale box office non è posizionato su questa settimana o sul mese prossimo. A me piace lavorare con dedizione e onestà ai miei film in modo che questi resistano all'usura del tempo: avrò vinto se tra vent’anni e più qualcuno vedrà ancora e custodirà nella propria filmoteca Milionari. E lasciatemelo dire, sono convinto che questo film invecchierà bene e farà la sua figura nelle videoteche e nella memoria di tanti appassionati di cinema e di Napoli.

(FONTE: intervista radiofonica di A. Maiorino e S. Cavotta nel programma L'attimo sfuggente - Carpe diem di Radio Base; FOTO: immagine principale, dettaglio di un fotogramma del film; all'interno, Alessandro Piva, foto di @PatrizioLubrani)

Antonio Maiorino


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