Altomonte - Uno dei borghi più belli d'Italia
Cultura e Spettacolo Calabria

Altomonte - Uno dei borghi più belli d'Italia

mercoledì 7 aprile, 2010

Uno dei borghi più belli d’Italia

È lassù ALTOMONTE, a soli 500 m. d'altezza, circondato dalla maestosa corona dei monti del Pollino (m. 2248). Si trova in un anfiteatro naturale tra lo spettacolo azzurro del Golfo di Taranto e del Mar Ionio; è affacciato da un verde crinale di macchia mediterranea, quasi a specchiarsi nel lago artificiale della Valle dell'Esaro attraversata in ogni dove da lucenti corsi d'acqua.
La natura generosa è stata quasi superata dall’opera umana in splendore e meraviglie. La STORIA, l'ARTE e la CULTURA sono il più grande patrimonio di ALTOMONTE, il tesoro che i secoli scorsi, con l'opera di uomini illuminati, le hanno lasciato rendendola centro turistico-culturale tra i più illustri e rinomati dell'Italia Meridionale, nota come "L'ISOLA DEL '300 TOSCANO IN CALABRIA".[MORE]

Storia

ALTOMONTE ha origini molto antiche; già lo scrittore romano PLINIO IL VECCHIO (23-79 d.C.) nella sua "Historia Naturalis" ne ricorda, con il nome di BALBIA, lo squisito vino Balbino, a cui fanno riferimento anche IPPIA REGGINO ed ATENEO.
L'antico paese si trovava però spostato verso il fiume Esaro, ove recentemente sono stati ritrovati (in c.da Larderia) i resti di una villa romana del I sec. d.C. oggi attrezzati a Parco Archeologico.

Segue un periodo storico convulso, che lascia sul territorio tracce del passaggio di popoli e civiltà diverse. Probabilmente, tra l'800 ed il 1000 d.C. l'abitato si sposta verso il sito attuale, forse per la ricerca di un luogo elevato e più sicuro da parte della popolazione, per difendersi dalle incursioni e scorrerie dei nemici, soprattutto dei Saraceni. Il nome del paese si muta gradualmente in Brahalla o Brakhalla, mentre il territorio subisce le dominazioni Normanna e Sveva; ma è sotto gli Angioini che il borgo diventa un centro d'arte, di cultura e di fede di straordinaria importanza.

Infatti, nel XIV sec. il paese assume definitivamente il nome di ALTOMONTE, e conosce anche il suo periodo storico migliore, diventando feudo prima dei Sangineto e poi dei Sanseverino, Principi di Bisignano, tra le più influenti e ricche famiglie nobili calabresi.

Personaggio di grande importanza nella storia di Altomonte è certamente FILIPPO DI SANGINETO, fu l'artefice della radicale trasformazione di ALTOMONTE da piccolo borgo agricolo a sede privilegiata di Statuti e Capitoli speciali che furono alla base, negli anni successivi, di una splendida stagione. È lui che fa costruire, a partire dal 1343-45, la maestosa chiesa di Santa Maria della Consolazione, il più bell'esempio di arte gotica-angioina della Calabria, e che la arricchisce di importanti e pregevoli opere realizzate soprattutto da importanti maestri del '300 Toscano quali SIMONE MARTINI, BERNARDO DADDI, forse TINO DA CAMAINO, portando in Calabria opere a tutt'oggi rarissime.
Successivamente, i possedimenti dei Sangineto passeranno, come già detto ai Sanseverino, che nel corso del XV secolo si imparenteranno anche con i RUFFO DI SCILLA per il matrimonio tra Ruggero Sanseverino e Cobella Ruffo.
E nel 1444 fu Pietro Antonio Sanseverino, figlio di Cobella, a favorire la venuta ad Altomonte dei frati Domenicani, che vi rimasero (gelosi custodi di fede, cultura, arte e storia) fino al XIX sec. Nei secoli successivi sarebbero anche giunti i Minori e poi (quando San Francesco di Paola nel 1636 diventa patrono di ALTOMONTE) anche i Minimi.


Altomonte è oggi un borgo di 5.000 abitanti, conosciuto in tutta Italia per il suo patrimonio artistico-culturale interamente recuperato e reso fruibile agli oltre 100.000 turisti che ogni anno la visitano. A questo consistente flusso turistico Altomonte fa corrispondere un'offerta variegata e completa, ed una realtà sempre più accogliente e specializzata, dotata di ampia ricettività e di serie professionalità.

Itinerari

C’è un altro mondo fuori dalle tangenziali. Le donne sedute sull’uscio di casa a sbucciare i cardi selvatici raccolti in campagna, il fitto groviglio di aromi che viene dalle cucine, gli sprazzi di luce estiva che fanno scintillare l’antica pietra. Altomonte è un nome che brilla sulla carta geografica, una cittadina difficile da dimenticare, tutta vicoli e scalinate intorno alla Chiesa della Consolazione, il massimo esempio dell’arte gotico-angioina in Calabria.

Prima tappa d'obbligo è il Castello di origine normanna (XII secolo). Ampliato e restaurato più volte dai vari feudatari che si sono succeduti, ha mantenuto abbastanza l’impianto originario e oggi ospita un albergo. Da piazza Coppola si imbocca via Paladino e si arriva in piazza Tommaso Campanella, dove sorge la Chiesa di Santa Maria della Consolazione con l’attiguo Convento domenicano che oggi ospita il Museo Civico.

La chiesa, nella parte alta dell’abitato, domina la valle dell’Esaro e sembra guardare oltre le vicissitudini terrene. Nobile e austera, è impreziosita da capolavori dell’arte lapidea, come il magnifico portale, il grande rosone composto da archetti disposti a ruota e l’elegante bifora della massiccia torre campanaria. Su tutto aleggia uno spirito francese, frutto delle suggestioni percepite in Provenza da Filippo Sangineto che ha ingrandito la preesistente chiesetta normanna consacrando il nuovo edificio alla Madonna della Consolazione nel 1342. Il gusto, dunque, è quello della corte angioina di Napoli, con riferimenti anche alle tradizioni normanna e svevo-cistercense. Questi ultimi influssi sono visibili nella decorazione dell’interno, che è a navata unica, la cui bellezza sta nell’effetto di sobrietà, e quasi di vuoto, che comunica. Tra le opere di pregio rimaste – le altre sono custodite al Museo Civico - ci sono il Monumento funerario di cavaliere ignoto (ignoto anche l’autore, probabilmente napoletano) databile alla prima metà del Trecento, e l’imponente Sepolcro dei Sangineto collocato nell’abside, realizzato intorno al 1360 forse dal Maestro Durazzesco e comunque in ambiente napoletano.

Su piazza Tommaso Campanella è ricordato con un monumento il soggiorno del filosofo di Stilo nel Convento domenicano, costruito a partire dal 1440 e di cui si ammira il chiostro della stessa epoca. Sulla stessa piazza si affaccia Palazzo Pancaro (XVI secolo), una delle più antiche dimore gentilizie. Lasciata la piazza, si raggiunge per via Paladino la Casa-torre dei Pallotta di origine normanna, sempre nei dintorni della Chiesa della Consolazione, dov’è piacevole passeggiare per i vicoli. Da lì scendendo si arriva a piazza Balbia, che nel medioevo era il balium, luogo delle assemblee pubbliche, il cui slargo ospita la Chiesa di San Giacomo Apostolo, di probabile origine bizantina e con interno barocco (altare e decorazioni a stucco), restaurata di recente. Intorno alla chiesa sorse il primo nucleo abitato, di chiara derivazione araba, come si può capire dall’intrico di strade e vicoli ciechi disposti su un tracciato a corona che si incrociano, proseguono o si annullano l’uno nell’altro. Da Piazza Balbia continuando per le stradine tortuose del centro storico si arriva in piazza San Francesco di Paola su cui si affaccia l’omonima chiesa con l’attiguo complesso monastico, ora sede del Municipio, al cui interno si ammira un bel chiostro settecentesco. La visita si conclude a Palazzo Giacobini, sede dell’antico ospedale, com’era chiamata la casa per l’alloggio dei pellegrini (1584) e attualmente utilizzato per ricevimenti e convegni.

I prodotti

Le diverse botteghe vendono artigianato locale e non, da segnalare le cartoline di legno, le terrecotte, la bottega delle icone e i prodotti gastronomici. Il vanto del borgo: i cardi selvatici sottolio.

La cucina

La cucina contadina punta sulla genuinità degli ingredienti. Piatti forti sono le paste fatte in casa, le minestre a base di verdure e legumi, la mischiglia, composta da nove erbe spontanee cotte insieme, ed i secondi a base di carne. Tipiche del luogo sono le cicerchie, raro legume che sta tra i ceci e i lupini. I zafarani cruschi, peperoni essiccati al sole e saltati nell’olio bollente. Tra i dolci, quelli al miele di tradizione araba.


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Autore
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