Etnia rom: non vogliono altri ghetti
Cronaca Calabria

Etnia rom: non vogliono altri ghetti

giovedì 7 aprile, 2011

07 aprile,Lamezia Terme (CZ) - Partecipazione, concretezza, corresponsabilità, inserimento sociale e lavorativo accompagnato e garantito dalla collaborazione sinergica delle istituzioni locali. Questi i punti cardine da tenere presente per affrontare al meglio la complessa questione rom secondo le responsabili delle associazioni e cooperative sociali che da anni operano a favore degli zingari residenti nel territorio lametino.[MORE] Punti fermi da considerare sia per l'imminente fase di sgombero della baraccopoli di Scordovillo, sia per la successiva fase di sistemazione delle tante famiglie rom in nuovi alloggi. Ciò, alla luce di quanto deciso nel consiglio comunale di qualche giorno fa, cui hanno partecipato oltre agli amministratori locali, anche il prefetto Antonio Reppucci, i consiglieri regionali e i parlamentari lametini.
Gianna Chirumbolo, presidente della cooperativa Cepros, non esita comunque ad esprimere le sue perplessità sui tempi stretti fissati dalla magistratura per lo sgombero del campo. «Si tratta di una difficile situazione emergenziale che va meditata ed affrontata con gradualità. E poi non basta "sistemare" gli zingari nelle case e ritenere risolto il problema».
Chirumbolo punta anche il dito contro chi sta usando questa complessa problematica per fare propaganda elettorale. «Bisogna prendere decisioni serie, non trasformare una questione annosa in un gioco politico. Ben venga il commissario straordinario per gestire l'emergenza», incalza la presidente della Cepros, «ma i primi responsabili della situazione sono l'amministrazione e il sindaco. Ben accetti i buoni propositi, ma servono tempi e modalità per dimostrare che non s'è fatta solo propaganda».
Un risultato positivo emerso dalla riunione consiliare è certamente «il rifiuto totale ad un'eventuale tendopoli, alla creazione di un altro ghetto». Inoltre, rimarca Karin Faistnauer, presidente dell'associazione "Donne e futuro", impegnata con i rom a livello di mero volontariato, «la prossima sistemazione dovrà tenere conto delle esigenze delle famiglie, senza disgregarle».
Altro elemento fondamentale è quello di creare occupazione per «queste persone che hanno urgente bisogno di lavorare, altrimenti», si chiede Faistnauer, «come faranno a sostenere i costi di una casa normale?». Per la presidente di "Donne e futuro" la figura del prefetto come commissario per l'emergenza «va benissimo per dipanare una matassa così intricata. Poi è determinante che la popolazione lametina si approcci con meno ostilità a queste persone; è necessario abbandonare finalmente certi vecchi modi di pensare, pregiudizi atavici per cui si è portati a considerare i rom solo come delinquenti». Faistnauer insiste: «Chi non sopporta gli zingari non sopporta nemmeno se stesso, non ha proprio considerazione per il suo prossimo».
Molto fiduciosa la presidente della cooperativa Ciarapanì, Marina Galati, che afferma: «Dai lavori del civico consesso è venuta fuori una buona premessa. Primo fattore positivo è stata l'unanimità con cui si è detto no ad un'altra bidonville: un atto di maturità che costituisce la strada principale da percorrere. I rom di Scordovillo sono cittadini italiani, lametini a tutti gli effetti».
La presidente Galati esorta tutte i vari soggetti istituzionali preposti a gestire questa delicata situazione «a voler coinvolgere gli stessi zingari che devono essere protagonisti consapevoli e responsabili della costruzione del loro futuro. Le soluzioni», sottolinea ancora Galati, «non possono essere calate dall'alto». L'esponente della cooperativa sociale evidenzia che questo aspetto non è stato toccato in nessuna discussione, non è emerso da nessuna relazione. Allora l'unanimità va «concretizzata in una serie di azioni e di proposte fattibili, veramente realizzabili. Noi operatori sociali», ribadisce la presidente del sodalizio, «puntiamo tutto su questo nodo nevralgico per risolvere al meglio la fase emergenziale. Prima di tutto va tenuto conto dei diritti di queste persone che rappresentano una fascia debole della nostra società».
Coinvolgimento diretto e rispetto dei diritti sono prioritari anche per Angela Muraca, presidente dell'associazione "La strada" che propone una riunione tra i rappresentanti istituzionali e i capi famiglia di Scordovillo.
«Lo smantellamento del campo e la sistemazione in diversi alloggi dislocati sul territorio non è certo un'operazione facile», commenta Muraca. Per la quale «spostamenti ed eventuali sistemazioni in una casa piuttosto che in un'altra, non sono teorie da decidere a tavolino. Urge quindi il confronto diretto con i <<rappresentanti delle famiglie rom>>. Muraca aggiunge che «è lodevole l'impegno dell'amministrazione, ma il percorso dev'essere condiviso tra enti e istituzioni. Smantellare vuol dire ricostruire, questa volta con presupposti del tutto diversi rispetto a quelli di quando nacque la baraccopoli».



(notizia segnalata da costel antonescu)


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