Guida alla lettura del voto amministrativo
Politica Lazio

Guida alla lettura del voto amministrativo

sabato 14 maggio, 2011

Roma, 14 maggio 2010. Circa tredici milioni di italiani chiamati alle urne, trenta i capoluoghi di provincia in palio, 58 i comuni con una popolazione sopra i 15.000 abitanti (soglio sotto la quale l’elezione del sindaco avviene in un solo turno senza ricorso al ballottaggio), sono questi i numeri della tornata elettorale di domenica e lunedì. Il protagonismo del Presidente del Consiglio Berlusconi, capolista del Pdl al comune di Milano, ha trasformato il piano di analisi delle elezioni amministrative del 2011 dall’osservazione dei risultati sulle proposte di governo per l’amministrazione delle singole realtà locali alla valutazione della tenuta della linea politica della maggioranza a livello nazionale.[MORE]

Oltre che dalla scommessa personale del premier, non un inedito nella storia delle elezioni locali in cui Berlusconi spesso si impegna in prima persona, il rilievo nazionale delle elezioni in comuni cardine come Milano, Napoli, Torino, Bologna dipende dalla destrutturazione del bipolarismo conseguente alla scissione dei finiani dal Pdl, nonché dal cambiamento della leadership del Pd che dalla linea maggioritaria veltroniana è passata a una più incerta fedeltà alla formula bipolare con Bersani.

Dopo la sfida parlamentare del 13 dicembre con cui il Terzo Polo di Casini e Fini ha tentato di mostrare la crisi della forma di governo bipolare, queste elezioni amministrative forniranno la cifra del consenso degli italiani sull’efficienza di un sistema politico che nella Seconda repubblica ha visto contrapporsi due fronti politici in base a una logica maggioritaria.

Le elezioni amministrative locali rappresentano proprio il nucleo originario della trasformazione del regime politico in Italia. La legge elettorale per le amministrazioni locali del 1993 ha introdotto uno schema di gioco di tipo bipolare attraverso l’uso di premi di maggioranza e l’incentivo delle coalizioni tra liste che esprimono un candidato alla carica di sindaco e presidente di provincia.

Per valutare se il consenso degli italiani rispetto a questa formula di governo sia ancora attuale, è possibile utilizzare un parametro sperimentabile nelle prossime elezioni amministrative. Se il numero delle amministrazioni locali che vedranno prescelto il sindaco o il presidente di provincia al secondo turno dovesse aumentare, allora la fiducia degli italiani verso la strutturazione in chiave bipolare del sistema politico si rivelerebbe in contrazione.

Questa ipotesi, infatti, premierebbe quelle forze politiche come quelle che si riconoscono nel terzo polo (UDC, FLI, API, MPA) che puntano sull’archiviazione della democrazia maggioritaria per come conosciuta nelle ultime sue decadi nel nostro Paese. Non sarebbe, però, la prova che un’alternativa di sistema di governo con una sua forza materiale politica che se ne assuma la responsabilità di proposta sia già chiara all’orizzonte.

Gli stessi partiti di Casini e del presidente della Camera non hanno abbracciato in maniera inequivoca questa opzione e si presentano in ordine sparso a questo appuntamento elettorale: oltreché nei quattro comuni strategici (Milano, Napoli, Torino, Bologna), il terzo polo si presenta unito con una propria candidatura solo in altri tre comuni (Arezzo, Siena, Treviso) dei 30 capoluoghi di provincia chiamati al voto, negli altri persegue obiettivi e alleanze differenziate.

Non vi è dubbio che sulle sorti delle elezioni di Napoli, Torino, Bologna e, soprattutto, Milano si gioca un referendum costituzionale atipico in cui gli italiani si esprimeranno anche sulla legittimazione della forma di governo bipolare. Il presidente del Consiglio mostra di ben comprendere la posta in gioco e alza il tasso di conflittualità elettorale utilizzando stilemi e strategie di comunicazione aggressivi come ha mostrato di saper fare dalla sua discesa in campo nel 1994. Se a Napoli e a Milano, le città che lo hanno visto maggiormente impegnato, si dovesse andare al secondo turno, la stagione delle riforme istituzionali, tante volte annunciate dal premier, sarebbe fortemente condizionata da un voto che avrebbe dimostrato che gli italiani esitano dinnanzi al rafforzamento del bipolarismo.
Emiliano Colacchi
 


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