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L'allarme di Napolitano: «pericolo di violenza eversiva»

Giovanni Maria Elia
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L'allarme di Napolitano: «pericolo di violenza eversiva»
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ROMA, 13 GIUGNO 2013 - L’attanagliante crisi economica ed occupazionale che tormenta il paese non può che essere motivo di forte preoccupazione per il Capo dello Stato. I gesti estremi compiuti da lavoratori addir poco esasperati e che contrassegnano oramai tragicamente le quotidiane cronache nazionali sono indice di un grado di sofferenza sociale oramai drammatico, difficilmente tollerabile e che facilmente può mutare in altre gravi e pericolose forme di protesta.[MORE]

In tal senso, oggi, in occasione della prima giornata della Conferenza dei Prefetti 2013, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha denunciato un importante allarme che richiede proprio da parte dei prefetti grande attenzione: «alle difficoltà per molti versi drammatiche delle imprese e del mondo del lavoro, si accompagnano tensioni da affrontare con forte attitudine all’ascolto e alla mediazione. Ma non c’è dubbio – ha spiegato Napolitano – che vi si leghino anche, sia il rincrudirsi di certe tipologie di delinquenza comune, sia il manifestarsi di focolai di esasperazione estremistica e perfino di violenza eversiva. Quello delle ricadute della grave recessione che purtroppo persiste e di un conseguente ampio disagio sociale – ha continuato il Capo dello Stato – è dunque il fronte principale su cui dispiegare oggi l’impegno delle Prefetture e dei Prefetti».

Un fronte che per essere arginato non può prescindere dall’impegno della politica e dalle sue istituzioni per compiere le dovute riforme, come spiega lo stesso Napolitano: «la sfida cruciale, e la necessità imperativa in cui si trova l’Italia in questa fase che non può essere elusa, è quella del rilancio su basi rinnovate e del cambiamento istituzionale nel senso più ampio dell’espressione. La stabilità politica e istituzionale – continua – è la condizione primaria per il rilancio del Paese e per portare a termine le riforme. Non c’è alcuna contraddizione tra stabilità e riforme». Riforme, come detto dal presidente della Repubblica, che non devono essere intese soltanto al livello costituzionale ma in ugual misura «a revisioni e riforme sul piano della legislazione ordinaria, degli assetti amministrativi, del modus operandi delle istituzioni rappresentative e degli apparati dello Stato nonché delle regole che presiedono ai rapporti tra le parti sociali».

Un progetto, questo esplicitato dal presidente Napolitano, che non deve intimorire o, come da lui stesso precisato, «spaventare perché troppo ambizioso, ma è uno spirito e un approccio da assumere nell’esercizio delle nostre responsabilità, a qualsiasi livello e nei limiti del programma dell’attuale governo e del proiettarsi in avanti della nuova legislatura parlamentare».

Ma per rendere tutto ciò possibile il Capo dello Stato ha richiamato le forze di governo e quelle parlamentari ad un forte senso di responsabilità e coesione, al fine di non ricadere nei gravi errori commessi in passato che inevitabilmente hanno contribuito a delineare l’attuale crisi: «il Governo – ha detto – operi serenamente, il Parlamento faccia costruttivamente e con lungimiranza la sua decisiva parte, le forze politiche non ricadano in meschini e convulsi calcoli di convenienze. Ne va della credibilità del nostro Paese, della politica e della democrazia in Italia».

(Immagine da agi.it)

Giovanni Maria Elia 


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Scritto da Giovanni Maria Elia

Giornalista di InfoOggi

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