Mohammed El Baradei sfida le autorità: "Intifada fino alla fine"
IL CAIRO - 30 GENNAIO - La rivolta che sta coinvolgendo molti Paesi del Medio Oriente, non si placa, tanto che un'ondata di saccheggi dilagata nelle zone residenziali più ricche della capitale, spinge l'esercito a lanciare un appello ai manifestanti ad aiutarlo a controllare le strade e le proprietà dei cittadini. Ed è nella confusione più totale, fra gli assalti alle sedi economiche e governative, che Mohammed El Baradei, agli arresti domiciliari, decide di sfidare le autorità uscendo di casa, contro ogni restrizione. Nella convinzione che l’annuncio del suo arresto, servisse solo a intimidire i manifestanti, crede che la gente oggi tornerà in piazza, e continuerà a farlo fino a quando non crollerà definitivamente il “governo-dittatura” di Mubarak. Si perché il suo discorso e le sue nuove nomine non lo hanno affatto convinto.[MORE]
“Parole vuote” commenta l’ex Premio Nobel per la Pace, durante un’intervista. “Mubarak è al potere da 30 anni e tutti sano che nomina i membri del governo a suo piacimento. Come può pensare di caricare tutta la colpa sull’esecutivo, promettere riforme fantasma, ed essere creduto?” Sostiene che l’unica soluzione, sarebbe quella di assecondare i manifestanti. "Bisogna fare quello che chiede la piazza". Mubarak deve lasciare pacificamente il potere permettendo la costituzione di un governo di transizione, una coalizione che rappresenti tutta la società, e che cambi la costituzione riportando la democrazia. Raggiunto l’obiettivo, l’Egitto, potrà eleggere liberamente il nuovo parlamento ed un presidente. E mentre la gente applaude i militari nella speranza che si schierino contro l’attuale presidente, El Baradei giudica la protesta, “un fenomeno straordinario e spontaneo, che rappresenta davvero tutta la società egiziana”.
Venerdì, infatti, dopo la preghiera nelle moschee, in piazza manifestavano ricchi e poveri, persone istruite ed analfabeti. Tutte le componenti sociali del Paese si sono trovate a manifestare pacificamente insieme, e questo sarebbe “il motivo per cui Mubarak non può fare finta di niente”. Intifada fino alla fine dunque, e l’ondata di violenze sarebbe stata causata solamente dalle reazioni atroci della polizia, ad una protesta pacifica. Tutta questa violenza, secondo El Baradei “si ritorcerà contro Mubarak, così come le parole vuote del suo discorso”. Ai timori della comunità internazionale, su un futuro collasso dell’Egitto, risponde che “un governo democratico e rappresentativo di tutto il popolo non può trascinare il paese nel’instabilità” e che un altro timore insensato sarebbe quello di credere che l’Egitto possa essere guidato dai Fratelli Musulmani. Il regime avrebbe usato la minaccia di un fronte estremista islamico esclusivamente per spingere l’Occidente ad aiutarlo e gli Stati Uniti vengono messi davanti ad una scelta difficile: o Mubarak o il popolo.
Per quanto riguarda l’appoggio al processo di pace in Israele, si dichiara favorevole, anche se non è convinto dell’impegno da parte di Netanyahu in quanto il dialogo, malgrado gli sforzi, sembra non accennare a procedere. Infine, convinto che le proteste in Tunisia ed in Egitto rappresentino l’inizio di una nuova era nella regione, afferma che “ non è possibile continuare a controllarla con la violenza, la negazione dei diritti e la fame. È ora che anche il mondo arabo entri nel XXI secolo e l’Occidente deve aiutarci a farlo”.
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