Pdl, la crisi nella crisi. Alfano: «Sarò diversamente berlusconiano»
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Pdl, la crisi nella crisi. Alfano: «Sarò diversamente berlusconiano»

domenica 29 settembre, 2013

ROMA, 29 SETTEMBRE 2013 - La crisi di governo che si è ufficialmente aperta ieri sera con l’invito, si fa per dire, rivolto da Silvio Berlusconi ai propri ministri di rassegnare le dimissioni, oltre a destabilizzare fortemente il Paese sta di fatto sortendo un altro importante effetto: la spaccatura nel Pdl.[MORE]

Da mesi oramai il partito di Berlusconi va avanti registrando al suo interno dissidi e malumori tra cosiddetti “falchi” e “colombe”, con i primi refrattari al governo Letta ed i secondi, appartenenti all’area istituzionale, impegnati a dissuadere il Cavaliere dal rompere col governo di larghe intese. Evidentemente alla fine ha prevalso la linea dura dei “falchi” che, come riferiscono i ben informati, in un summit svoltosi ieri ad Arcore hanno sancito in gran segreto la linea da seguire: dimissione dei ministri, conseguente crisi di governo e voto immediato.

Tuttavia tale estrema azione non soltanto non è affatto piaciuta ai ministri dimissionari ma anche a tanti altri dirigenti del partito. In tal senso il primo ad esprimersi è stato Fabrizio Cicchitto: «la decisione di far cadere il governo Letta-Alfano non può essere assunta da un ristretto vertice del Pdl, in assenza del vicepresidente del consiglio e segretario politico Alfano, sia dei capigruppo Brunetta e Schifani». Inoltre, lo stesso Cicchitto, pur ribadendo la propria stima e fiducia verso Silvio Berlusconi aggiunge che quest’ultimo «non ha bisogno di alcuni estremisti che nelle occasioni cruciali parlano con un linguaggio di estrema destra dall’inaccettabile tonalità anche nel confronto con gli avversari politici che non dobbiamo imitare nelle loro espressioni peggiori».

Ma, come detto, il dissenso in seno al partito di Berlusconi questa volta è diffuso e non latente. Troppa l’amarezza da parte dei ministri Quagliariello, Lorenzin e Lupi per non essere espressa alla luce del sole. E così questa mattina, durante il Festival del Diritto a Piacenza, il ministro per le Riforme Costituzionali, Gaetano Quagliariello, non le ha mandate a dire e ha annunciato il suo mancato ingresso nella “nuova” Forza Italia qualora le cose non cambiarenno: «spero nasca una posizione diversa da quella espressa ieri ad Arcore, anche per Berlusconi. Io – ha spiegato il ministro – le dimissione non ho avuto nessuna remora a darle, però è evidente che se si fa in una sede in cui a discutere sono alcuni esponenti di un partito, senza il segretario, quel partito è geneticamente modificato: a questa Forza Italia non aderirò».

Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni degli altri due ministri Lorenzin e Lupi. «Silvio Berlusconi e' un perseguitato e il suo dramma personale e' diventato il dramma di tutti noi, di un intero partito, dell'Italia – ha affermato la ministra alla Salute, Beatrice Lorenzin, che ha poi aggiunto – Comprendo fino in fondo il suo stato d'animo, ma non giustifico né condivido la linea di chi consiglia Berlusconi in queste ore. Questa nuova Forza Italia sta dimostrando d’essere molto diversa da quella del ’94. Ci spinge verso una destra radicale in cui non mi riconosco».

Nel pomeriggio le dichiarazioni altrettanto critiche del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi: «Così non va. Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti. Noi – continua il ministro – vogliamo stare con Berlusconi, con la sua storia e con le sue idee, ma non con i suoi cattivi consiglieri. Si può lavorare per il bene del Paese essendo alternativi alla sinistra e rifiutando gli estremisti». Infine, il ministro Lupi si è rivolto al segretario Alfano: «Angelino Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia».

Già, proprio lui, Angelino Alfano. L’uomo che nel recente passato è stato designato dal Cavaliere come colui sul quale riporre ogni fiducia, al punto da affidargli la stessa segreteria di partito, sembra essere diventato l’ago della bilancia. E il vicepremier stasera è uscito allo scoperto: «La mia lealtà al presidente Berlusconi è longeva e a prova di bomba. La lealtà non è malattia dalla quale si guarisce. Ma oggi la lealtà mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo. Se prevarranno quegli intendimenti – continua Alfano – il sogno di una nuova Forza Italia non si avvererà. So bene – ed ecco forse il passaggio più emblematico – che quelle posizioni sono interpretate da nuovi Berlusconiani ma, se sono quelli i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano».

Insomma, verrebbe da dire che più chiari di così si muore. Le colombe, e con loro tanti altri parlamentari Pdl, non sono disposti ad entrare in un partito guidato da “cattivi consiglieri”. D’altronde la questione tutta interna al Pdl adesso è proprio questa: chi prenderà in mano le redini di Forza Italia?

La resa dei conti è dietro l’angolo e potrebbe già avvenire lunedì pomeriggio, quando alla Camera, alle 17, è prevista l’assemblea congiunta dei gruppi Pdl durante la quale sarà presente anche il leader, non più indiscusso, Silvio Berlusconi.

(Immagine da repubblica.it)

Giovanni Maria Elia

 


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