Regione, “Ufficio Procedimenti Disciplinari? Tutto da rifare. Il dg Zito sconfessa il dg Zito”
Politica Calabria Catanzaro

Regione, “Ufficio Procedimenti Disciplinari? Tutto da rifare. Il dg Zito sconfessa il dg Zito”

mercoledì 9 ottobre, 2019

Se la vicenda della rotazione “differita” dei dirigenti regionali è diventata tragicomica, quella dell’individuazione dei componenti dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari (UPD) è ormai una barzelletta. Andiamo all’ultima puntata: il direttore generale del dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane”, Bruno Zito, ha revocato il suo ultimo decreto con cui d’ufficio aveva designato come componenti titolari il dirigente Alessandro Romeo, la dirigente Iolanda Mauro, la funzionaria Antonietta Bianco e come componente supplente la dirigente Roberta Paviglianiti. Dopodiché ha deciso di bandire una nuova manifestazione di interesse (il 7 ottobre) per reclutare i “nuovi” membri. Il sindacato Csa-Cisal aveva messo in evidenza fin da subito le palesi discrasie e illogicità della procedura adottata dal dg del Personale. Fra le tante, ricordiamo: il non aver proceduto al sorteggio previsto nell’avviso del 23 luglio, aver individuato d’ufficio le figure senza verificare la sussistenza di eventuali cause di incompatibilità, aver disposto su personale non afferente al dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane” e aver designato la dirigente Paviglianiti come componente supplente mentre era stata l’unica ad aver presentato la propria candidatura.  

ZITO SCONFESSA ZITO E REVOCA IL SUO DECRETO - Peraltro, alcuni dei componenti designati avevano inviato una nota allo stesso Zito con cui lamentavano l’illegittimità del decreto di designazione. A quelle note, in data 2 ottobre, il direttore generale risponde difendendo la legittimità dell’atto, scrivendo «… che il decreto n. 11301 del 18/09/2019 è pienamente valido e produttivo di effetti e ciò anche nell’ipotesi di una sua eventuale impugnativa davanti al giudice competente». Il “gemello diverso” di Zito nel giro di soli due giorni cambia radicalmente idea, revocando il decreto che pochi giorni prima sembrava voler difendere fino alla morte. Probabilmente il viaggio a vuoto nella capitale per l’Anac della settimana scorsa deve avergli fatto confondere le idee. Forse anche troppo a giudicare da tutti i successivi passaggi che adesso analizzeremo. Anzitutto la revoca del decreto 11301 del 18/09/2019 è avvenuta con il successivo decreto n. 12068 appunto del 04/10/2019. All’interno del provvedimento, Zito scrive «… non si è insediato (UPD, ndr) e che, dopo la “cornice” regolamentare definita dal disciplinare, sarebbe incongruo insediare nuovi componenti in un Ufficio che da qui a breve dovrà essere necessariamente rivisto alla luce del richiamato disciplinare». In pratica il direttore generale, in preda ad una crisi di coscienza, ha confessato di aver toppato clamorosamente la mossa precedente.  

RICHIAMATI I PRECEDENTI COMPONENTI, MA NON SONO STATI SOTTOPOSTI A ROTAZIONE - L’UPD è un organismo che non può permettersi la vacatio. Soprattutto in questa fase in cui vanno definiti diversi procedimenti disciplinari pendenti. Così, con un ordine di servizio del 7 ottobre, richiama i vecchi componenti dell’UPD: Roberta Cardamone, Sergio Tassone e Antonietta Bianco (che era stata comunque confermata). Chissà cosa deve essere cambiato nella mente di Zito quando ha deciso di sconfessarsi confermando l’incarico ai due dirigenti a cui pochi giorni prima lo aveva appena revocato. Non vorremmo immaginare che siano diventati “insostituibili”. I primi due, come noto, erano stati segnalati all’Anac dall’ex Responsabile dell’Anticorruzione per potenziali conflitti d’interessi, che poi l’autorità ha ritenuto “superati”, come recentemente ha rivelato  il sindacato. Ad ogni modo, gli stessi due membri pare ricoprano quell’incarico almeno dal 2012, ben oltre il termine di cinque anni della rotazione. Possibile – si domanda il sindacato Csa-Cisal – che i membri dell’UPD non siano sottoposti alla procedura della rotazione, visti i delicati compiti che svolge? È un ufficio ad alto rischio corruttivo, ricordiamo che ha il potere di comminare sanzioni nei confronti dei dipendenti, fino al licenziamento. Si applica per gli affari generali, a basso rischio, ma non per l’UPD? Questa decisione potrebbe essere a tempo determinato poiché il dg del Personale ha bandito una nuova manifestazione di interesse (lo scorso 7 ottobre) sulla scorta del nuovo disciplinare dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 27 settembre.

IL DISCIPLINARE DELL’UFFICIO ADOTTATO DALLA GIUNTA SENZA AVERNE COMPETENZA - Un disciplinare che, guarda caso, non è stato mai adottato prima, ma che è stato sfornato dopo che il sindacato aveva fatto emergere le contraddizioni sulla designazione dei componenti dell’UPD nominati “a loro insaputa”. Già di per sé il fatto che l’organo politico si occupi del regolamento sul funzionamento e sulle modalità di nomina dei componenti di un ufficio è un’aberrazione. Non è un dipartimento o un settore o un’unità operativa autonoma (UOA, ad esempio la Protezione civile), bensì un organo interno all’Ente che dovrebbe essere disciplinato da un atto del direttore generale del dipartimento competente. Cosa c’entra la politica con il funzionamento dell’UPD? Il disciplinare – chiarisce la nota – è di competenza datoriale, e non rientra assolutamente nella sfera discrezionale dell’organo politico. Insomma – chiosa il sindacato Csa-Cisal –, il direttore generale del Personale se prima aveva seguito una procedura discutibile, ora ne segue un’altra piena di buchi. E un importante organo come l’Ufficio Procedimenti Disciplinari è purtroppo diventato una barzelletta.


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