Vaticano, al Sinodo si discuterà di coppie gay e divorziati riposati
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Vaticano, al Sinodo si discuterà di coppie gay e divorziati riposati

martedì 23 giugno, 2015

ROMA, 23 GIUGNO 2015 – Coppie gay e divorziati riposati, sono questi i temi più attesi del prossimo Sinodo ordinario sulla famiglia, che si terrà a ottobre. Tre settimane di confronto tra cardinali, vescovi e sacerdoti, dal 4 al 25 ottobre. E’ quanto riportato nel documento-base del Sinodo, l'Istrumentum Laboris, messo a punto dai vescovi sulla base delle risposte dei fedeli di tutto il mondo al secondo questionario voluto da Papa Francesco. Dal documento, presentato oggi in Vaticano dal cardinale Lorenzo Baldisseri, dal cardinale Peter Erdo e dall'arcivescovo Bruno Forte, rispettivamente relatore generale e segretario del Sinodo, emergono ipotesi di aperture significative. [MORE]

Il Vaticano apre ai divorziati, si conferma infatti l’ipotesi di una riammissione ai sacramenti dopo un percorso individuale. Per quanto riguarda i matrimoni gay non è contemplata l’equiparazione con il matrimonio accettato dalla Chiesa, ma si discuterà di possibili forme di accoglienza.

«Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla vita della comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l'indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità», si legge nell'Istrumentum.
«Si richiede da molte parti che l'attenzione e l'accompagnamento nei confronti dei divorziati risposati civilmente si orientino verso una sempre maggiore loro integrazione nella vita della comunità cristiana, tenendo conto della diversità delle situazioni di partenza -prosegue il documento- dal momento che questi fedeli non sono fuori della Chiesa, si propone di riflettere sulla opportunità di far cadere queste esclusioni. Inoltre, sempre per favorire una loro maggiore integrazione nella comunità cristiana, occorre rivolgere un'attenzione specifica ai loro figli, dato l'insostituibile ruolo educativo dei genitori, in ragione del preminente interesse del minore».
Nell’Istrumentum si precisa poi che: «È bene che questi cammini di integrazione pastorale dei divorziati risposati civilmente siano preceduti da un opportuno discernimento da parte dei pastori circa l'irreversibilità della situazione e la vita di fede della coppia in nuova unione, vengano accompagnati da una sensibilizzazione della comunità cristiana in ordine all'accoglienza delle persone interessate e vadano a realizzarsi secondo una legge di gradualità, rispettosa della maturazione delle coscienze».

Per i fedeli divorziati risposati civilmente, che si trovano in situazione di convivenza irreversibile, si ipotizza un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l'autorità del vescovo, ossia, secondo alcuni, un percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell'eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza. Per altri è invece inteso come «un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato». Un processo che dovrebbe condurre l'interessato «a un giudizio onesto sulla propria condizione, in cui anche lo stesso presbitero possa maturare una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e di sciogliere in modo adeguato alla situazione».

Nell’Istrumentum anche la discussione sul delicato tema delle coppie omosessuali: «Alcune famiglie vivono l'esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione»

Oggetto di riflessione anche le "coppie di fatto", chi sceglie di non sposarsi in chiesa oppure di convivere. «La scelta del matrimonio civile o, in diversi casi, della convivenza, molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti –si legge nell’Instrumentum- la decisione di vivere insieme è segno di una relazione che vuole strutturarsi e aprirsi ad una prospettiva di pienezza». La Chiesa esprime «apprezzamento per quanti hanno già questa volontà, che si traduce in un legame duraturo, affidabile e aperto alla vita» e propone loro «un cammino di crescita aperto alla possibilità del matrimonio sacramentale: un bene possibile che deve essere annunciato come dono che arricchisce e fortifica la vita coniugale e familiare, piuttosto che come un ideale difficile da realizzare».

[foto: intelligonews.it]

Antonella Sica

 


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