Brief On - i consigli di Gennaio #2-16
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Brief On - i consigli di Gennaio #2-16

mercoledì 27 gennaio, 2016

SOVERATO (CZ), 27 GENNAIO 2016 – Siamo giunti al secondo appuntamento del 2016 con Brief On, anche questa volta vi proponiamo tre dischi italiani. Brief On, come al solito, vi propone e vi suggerisce l'ascolto alcune pubblicazioni di gruppi o artisti italiani perché la musica emergente ha bisogno anche di noi per diventare grande e farsi sentire anche oltralpe!

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Teta Mona – Sheena (Autoprodotto)
Iniziamo con un EP nato dalle menti di due musicisti provenienti da Altamura, tra la Puglia a la Basilicata. Sheena ammalia l'ascoltatore con un sound profondo ed ipnotico in un intreccio psichedelico tra le sessioni di fiati e la voce di Teta su una solida base ritmica con bassi rotondi e possenti e batterie elettroniche che rimangono po' timide sullo sfondo. Con un passo lento, ma molto sicuro, i Teta Mona confezionano un EP di quattro tracce che vale molto di più di molti altri esordi su full album.

Zondini et Les Monochrome – Noise (KinG Records)
Un concept album può catturare l'attenzione con poco, basta che il tema sia facilmente condiviso dall'ascoltatore. La band gioca con le parole sin dal titolo dell'album, Noise – rumore o noi se – ed i suoi testi in italiano ed inglese parlano del processo di omologazione subito dagli abitanti della Terra in seguito all'arrivo di una regina aliena atterrata sulla terra che, grazie ai media terrestri, diventa un modello da seguire per tutta la popolazione. Il "rumore" di Zondini et Les monochome è avvolgente e molto semplice all'ascolto e al tempo stesso raffinato ed elegante. Noise riesce a miscelare la vena cantautorale di Mark Zonda, l'impronta progressive de Les Monochrome con una manciata di riferimenti a romanzi distopici in un'unica gradevole portata.

Difiore – Scie chimiche (Autoprodotto)
Un altro esempio di come l'Italia con i cantautori ci vada molto d'accordo. Chitarra acustica e voce per dodici tracce e dodici storie diverse con diverse tematiche, Scie chimiche è un disco asciutto con testi crudi che reinviano ad un finale messaggio di resistenza. Il "songwriting" di Difiore è molto colloquiale ed immediato, non si getta alla ricerca di chissà quale forma metaforica per i suoi concetti, li esprime e basta. Ancora un punto a favore è segnato dall'interpretazione del cantautore, emotivamente coinvolta e coinvolgente, volente o nolente nei brani di Scie chimiche ci si finisce dentro e si riemerge con un senso di disillusione e diversi spunti di riflessione... 

 

 

 

Federico Laratta

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