Calcio: favori per salvare Palermo,sospesi giudice e ex presidente 
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Calcio: favori per salvare Palermo,sospesi giudice e ex presidente 

lunedì 26 novembre, 2018

PALERMO 26 NOVEMBRE - Corruzione e abuso d'ufficio. Sono le accuse contestate dalla procura della Repubblica di Caltanissetta nell'ambito di un'inchiesta sul mancato fallimento del Palermo Calcio. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di finanza di Palermo ha eseguito l'ordinanza del gip nisseno con la quale e' stata disposta l'applicazione di due misure cautelari interdittive nei confronti di Giuseppe Sidoti, giudice della Sezione fallimentare del Tribunale di Palermo, e di Giovanni Giammarva, ex presidente del club rosanero. Perquisizioni sono scattate a Palermo e in varie citta' d'Italia, anche nei confronti di altre persone indagate e coinvolte a vario titolo. 

Le indagini sono state avviate a seguito della trasmissione effettuata lo scorso dicembre dalla procura di Palermo di una intercettazione telefonica relativa ad un colloquio tra l'avvocato Francesco Paolo Di Trapani, legale dell'unione sportiva Citta' di Palermo Spa, e il patron della societa' Maurizio Zamparini, nella quale il primo riferiva il contenuto di una conversazione avuta con il giudice delegato nell'ambito del procedimento iscritto presso la Sezione fallimentare relativo all'istanza di fallimento presentata dalla procura di Palermo. Nel corso della conversazione, Sidoti avrebbe anticipato a Di Trapani, accusano gli inquirenti, che verosimilmente il procedimento si sarebbe concluso con un esito favorevole alla societa' calcistica. 

 Le indagini, anche di natura tecnica, hanno consentito di appurare che Sidoti, "pur essendo legato da un pregresso rapporto di conoscenza e di estrema confidenza con Giammarva, avrebbe omesso di astenersi dall'incarico di giudice relatore nell'ambito della procedura prefallimentare"; il collegio investito della decisione sull'istanza di fallimento (composto, tra gli altri, da Sidoti) aveva nominato, insieme ad altri esperti, quale proprio consulente, Daniele Santoro, che risultava, a sua volta, legato da rapporti professionali pluriennali con Giammarva. Nel corso dei dialoghi fra Sidoti e Santoro sarebbe apparsa la volonta' del giudice di "orientare l'esito del procedimento in senso favorevole alla societa'". In particolare, Sidoti, secondo chi indaga, ha impartito al consulente una serie di direttive finalizzate a non far emergere nella perizia criticita' delle quali entrambi erano a conoscenza. 

Manovre che hanno riguardato in particolare la fittizieta' dell'operazione di cessione da parte della societa' ad Alyssa S.A. (societa' di diritto lussemburghese riconducibile sempre a Zamparini) delle quote di Mepal spa (societa' detentrice del marchio della unione sportiva) per 40 milioni di euro e alla solvibilita' della stessa Alyssa S.A. e di Gasda (holding del gruppo Zamparini, fideiussore del credito di Alyssa S.A.). Sidoti, inoltre, avrebbe invitato Santoro ad effettuare nell'elaborato peritale simulazioni in ordine alla integrale svalutazione del credito di 40 milioni vantato dal club, ma solo bilanciando l'eventualita' con quella della ipotetica promozione in serie A (peraltro non realizzatasi); le criticita' via via riscontrate dai consulenti tecnici sono state puntualmente riferite da Sidoti a Di Trapani, al fine di consentire alla societa' calcistica di porre in atto accorgimenti strumentali volti a scongiurare la dichiarazione di fallimento. All'esito della procedura Sidoti ha predisposto un decreto di rigetto dell'istanza di fallimento, da considerarsi "atto contrario ai doveri di ufficio, in quanto adottato in violazione dei doveri di imparzialita'". 


   In base a quanto accertato da chi indaga, questa condotta appare essere stata remunerata da Giammarva con una serie di favori, tra le quali il conferimento di un incarico nell'organismo di vigilanza dell'unione sportiva in favore di una avvocatessa palermitana, che sarebbe legata al giudice. Cosi', il gip di Caltanissetta ha riconosciuto la sussistenza del reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio" e il rischio di reiterazione del reato alla luce "della gravita' delle condotte poste in essere dagli indagati, dalla loro reiterazione nel tempo e dalla particolare pervicacia e spregiudicatezza dimostrativa del loro inserimento in un contesto di scambi di favori". Conseguentemente il gip ha disposto nei confronti di Sidoti la misura cautelare della sospensione per un anno dall'attivita' di magistrato; per Giammarva la misura cautelare della sospensione per un anno dall'attivita' di amministratore giudiziario e ausiliario del giudice nei procedimenti civili, penali e amministrativi, nonche' la misura cautelare del divieto di esercitare l'attivita' professionale di dottore commercialista e di ricoprire incarichi direttivi all'interno di persone giuridiche e imprese. Sidoti risulta indagato anche per abuso d'ufficio per aver conferito, nel corso del 2018, un incarico di curatore fallimentare alla medesima avvocatessa, omettendo di astenersi "per gravi ragioni di convenienza".


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