Colloqui d'Autore: intervista al gruppo musicale "Eugenio in Via di Gioia"
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Colloqui d'Autore: intervista al gruppo musicale "Eugenio in Via di Gioia"

mercoledì 26 agosto, 2015

26 AGOSTO 2015 - Gli “Eugenio in Via di Gioia” sono un popolare gruppo torinese composto nel nome e di fatto da Eugenio Cesaro, Emanuele Via, Paolo Di Gioia e Lorenzo Federici, il quale non compare nel nome del gruppo, ma ha assunto recentemente, col proprio nome, la natura di CD. Gruppo scanzonato di giovani con l'aria da bricconi, in realtà sono dei musicisti a tutto tondo. Vincitori del Premio Buscaglione, producono CD e sono alle prese con un recente lavoro: “Lorenzo Federici”. L a Band esporta la propria musica fuori dal capoluogo piemontese in un tour ricco di sonorità e pieno divertimento.
Li abbiamo incontrati per scambiare due chiacchiere in leggerezza.

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D – "Chi siete, verso dove andate e cosa volete raggiungere”?

R - "Un fiorino!" (cit. Obbligata). Siamo quattro ragazzi che si sono conosciuti a Torino diventando prima di tutto grandi amici. Io (Emanuele Via) ed Eugenio Cesaro, compagni del Politecnico, abbiamo iniziato un paio di anni fa a suonare per le vie del centro cosi, per svago. Un giorno una nostra amica ci propone di suonare in un locale. Avevano bisogno di un percussionista, ed Eugenio ha chiamato il suo vecchio amico di liceo, Paolo Di Gioia. E il nome del gruppo è nato da se, naturale come tutto ciò che è successo da lì in avanti, compreso l'arrivo di Lorenzo Federici, il bassista, nonché nome del nostro ultimo album.
Il materiale sul quale lavorare è sempre stato abbondante per fortuna, Eugenio aveva già qualche pezzo pronto e qualche testo da arrangiare, così non ci siamo persi in chiacchiere e ci siamo impegnati subito per farci ascoltare sempre più, suonando davvero ovunque (e continuando a suonare per strada!)

D. - “Prima di tutto ho inventato me stesso” è un vostro pezzo che sembra rappresentare una forza creativa di un Dio “inventore”. Come create il vostro “benessere eterno”, per citare alcune parole della canzone in questione?

R. - E' uno dei primi testi scritti da Eugenio, oltre a rappresentare la forza di un'entità creatrice ne contrappone quella distruttiva dell'uomo che si affanna per raggiungere un benessere irraggiungibile, proprio perchè tendere verso un livello sempre "superiore" al nostro ci rende insoddisfatti a vita.
Forse sta prorpio qui il paradosso: il nostro benessere eterno è cercare di migliorarci all'infinito! Nel mondo della Musica nulla si lascia al caso, è un continuo programmare, definire, limare, provare, affinchè la qualità del risultato sia sempre soddisfaciente. Questo riguarda tutti gli ambiti non solo la parte di produzione musicale, ma anche ciò che c'è dietro: pubblicità, concerti, merchandise, social network! Ecco, forse prorpio le fasi in cui si scrivono le canzoni sono quelle più svincolate e libere, perchè la parte creativa non può essere progettata, se non si è ispirati c'è poco da fare!

D. - Gli Eugenio in Via di Gioia sembrano attingere probabilmente alla dimensione cantautorale di Iannacci, Gaber, Finardi, Capossela. Creano, con testi e musica estremamente interessanti, una vivacissima sonorità che coniuga i suoni e le parole col genere folk made in Italy, e con vaghe assonanze del new folk inglese.

R. Essere paragonati ad artisti enormi come Iannacci o Gaber non può che onorarci, del resto se non ci si ispira a cantautori di grosso calibro difficilmente si può sperare di crescere! Inoltre, è vero, siamo grandi estimatori di alcuni gruppi folk inglesi come i Mumford & Sons, ma anche americani come gli Edward Sharpe & The Magnetic Zeros o i The Avett Brothers.

D. - Da dove arriva la vostra ispirazione e come affrontate il vostro lavoro?


R.- Diciamo che all'inizio non ci siamo mai presi troppo sul serio, tutto è partito per divertimento e continua ad esserlo ancora, ovviamente! Certo, via via la cosa sta diventando sempre più importante, soprattutto da quando ci sono diverse persone che lavorano e collaborano con noi, però ci viene spontaneo viverla cosi. Siamo quattro ragazzi che amano scherzare, anche se dedichiamo massima serietà durante le fasi lavorative e il rispetto per le persone che ci stanno intorno.

D. - I vostri testi sono scanzonati e ironici, ma risultano acuti e intensi: c'è l'ilarità, lo sberleffo ma anche la più drammatica presa di coscienza di una realtà rude e forte, talvolta insostenibile, dalla quale forse vorreste rifuggire per ripararvi dallo sperpero di meschinità?

R. - Eugenio ha iniziato a scrivere i testi per strada, cantava osservando la gente intorno a se rendendola protagonista delle sue bozze, spesso prendendola in giro. Questo portava i passanti a sentirsi coinvolti, il che li faceva fermare ad ascoltare con il sorriso. Delle vere e prorpie improvvisazioni, in più in questo modo si riusciva a riempire di più il cappello, prorpio perchè la gente si sentiva partecipe! Da qui sono nati tutti i nostri primi brani, frutto dell'ironia, certo, allo stesso tempo però si mettevano in evidenza alcuni veri e propri paradossi amari della società. Noi non siamo immuni ad alcuni comportamenti discutibili, anzi ci siamo dentro fino ai capelli, cantarne è un modo per rendercene conto e per farne acquisire consapevolezza anche agli altri, tutto attraverso il sorriso che fa addolcire il messaggio!

D. - Nei vostri concerti dominate il palcoscenico con autoironia, ma cosa invece non si vede di voi?

R. - Abbiamo avuto la possibilità di incontraci e dedicarci ai nostri sogni. Il tutto, senza fuggire dalle nostre responsabilità. Ognuno ha le sue passioni e i suoi doveri, chi studia, chi lavora, chi si dedica alla Musica a tempo pieno. Poi siamo grandi amici e ci vogliamo un gran bene.

D. - Come vi rapportate alla realtà ed al sogno?

R. - Diciamo che senza il sogno non si va da nessuna parte, avere alcuni obiettivi che possono sembrare impossibili da realizzare è fondamentale, uno stimolo continuo a ricercare le proprie capacità e spingere i propri limiti "il più in la''" possibile! La consapevolezza della realtà ci fa stare coi piedi saldamente a terra, ci fa rallentare quando non c'è bisogno di correre, ci fa capire quando è il momento di aspettare. Attraverso l'ironia e le battute riportiamo i sogni alla dimensione reale cercando di risultare non troppo cinici.

D. - A proposito, Emilia (protagonista in una canzone, ndr) è riuscita a salvarsi... almeno lei? Quali valori dovrebbero essere scelti da un/una giovane studente/essa o disoccupato/ta in questo momento storico?

R. - Emilia forse ce la fa per fortuna, speriamo aiuti anche i suoi genitori! Beh, non è per niente facile cavarsela oggi giorno ma di sicuro chi si impegna col duro lavoro e non trova scuse per lamentarsi ha due marce in più.

D. - “Perfetto Uniformato”invece è un pezzo che critica la 'deficienza sociale. A cosa corrisponde e soprattutto in cosa si manifesta - secondo voi - questa “sindrome sociale della deficienza” che purtroppo non è solo giovanile, ma investe vasti campi. Quali gli antidoti?.

R. - Siamo cresciuti in un periodo in cui la maggior parte degli italiani ha potuto godere di un certo benessere e molte comodità, in questo stato di ricchezza l'italiano comune badava poco a farsi domande e teneva a freno la propria curiosità, lasciando influenzare i propri interessi da quelli della massa e facendo dei personaggi televisivi i propri status symbol. Adesso che l'Occidente è in difficoltà emerge ancora di più questa nostra inadeguatezza a fronteggiare le crisi e i cambiamenti sociali e culturali. Gli antidoti? Forse porsi tante domande e cercare in modo autonomo delle risposte.

D. - Il sonno o lo stordimento sono gli strumenti per rifuggire la realtà e indurre a pensare poco e male, in questo momento storico, oppure ne sono l'essenza di una più accurata ricerca meticolosa?

R. - Esatto, il sonno è lo strumento ideale per scappare dai problemi ma anche più semplicemente dai doveri! Si salvi chi può, chi ne ha l'occasione rinuncia facilmente a sporcarsi le mani per qualsiasi obiettivo che possa richiedere un po' di sforzi. Non vogliamo dire che viviamo in un mondo di vagabondi, ma ci sembra che tanta gente fatichi a cercare vie alternative a quelle imposte dalle convenzioni sociali. Uscire dagli schemi può costare rischi, chi ha voglia di rischiare?

D. - La comicità è l'altra faccia della vostra musicalità, ci si ritrova dentro quella di Aldo, Giovanni e Giacomo degli esordi, che veicola l'ironia attraverso una critica feroce ed irriverente che non risparmia nessuno, anzi parte proprio da voi stessi e si rifrange sulla società di un Paese nel quale i “perfetti uniformati”esternano la situazione corrente, con un pugno in viso a ciascuno, per poi contraddittoriamente ritornare a condividerla. Voi quattro siete perfettamente allineati o disallineati alle potenzialità e contraddizioni delle discografia attuale?

R. - Crediamo di essere abbastanza allineati. La nostra discografia è anche frutto di un costante ascolto attento, sia delle discografie emergenti, sia di quelle affermate a livello commerciale. Insieme sappiamo capire bene a cosa vogliamo somigliare a da cosa vogliamo fuggire! Adoriamo i primi film di Aldo, Giovanni e Giacomo, ci teniamo a dirlo!

D. - Qual è il rapporto che avete col tempo e che rapporto dovrebbero avere i giovani con la bellezza e la bruttezza?

R. - ll nostro rapporto col tempo è di odio e amore! Sappiamo bene cosa significa ridursi all'ultimo momento e non riuscire a preparare le cose per tempo, nel frattempo però rincorriamo la puntualità, osannandola e bramandola a più non posso. Capiamo bene che non bisogna perdersi in chiacchiere e, anche se amiamo dormire, per fortuna (forse sfortuna) dormiamo ben poco! Il tutto sta nel sapersi organizzare. Finchè si va a scuola o se si ha un lavoro fisso, lo scandire del tempo è dettato dai propri doveri. Quando, invece, il datore di lavoro sei te stesso, diventa tutto paradossalmente più difficile perchè è facile prendersela con comodo e rimandare gli impegni. Diciamo che secondo noi chi si sente bello diventa automaticamente ed inevitabilmente bello, non c'è proprio nulla da fare!

D. - Qual'è il vostro rapporto col successo e i vostri fans?

R. -Non nascondiamo che diventare famosi non ci dispiacerebbe affatto, ma non crediamo che esista un momento in cui ti fermi e dici: "ecco, sono famoso!". La strada da fare è infinita ed è difficile capire quando questo accadrà, per ora ci godiamo l'affetto di tanti fan che, sottolineamo, ci gratificano ascoltando e comprando la nostra musica e facendo un gran lavoro di passaparola. La cosa bella è instaurare un rapporto diverso con ciascuno di loro, riconoscerli ai concerti seguenti e scambiare sempre due battute. Per ora il nostro successo e il nostro intimo obiettivo consistono nel non deluderli mai e offrirgli sempre nuovi stimoli per farli sentire vicini a noi.

D. - Vi siete classificati come i migliori Best live che sforna artisti in rapporto al maggior numero di voti, in questa sezione per la stagione 2014/2015 e vi siete distinti come Vincitori del premio della critica al concorso “Sotto il cielo di fred”. Quali i progetti futuri a breve, medio e lungo termine?

R. -
Per ora vogliamo diffondere il verbo cercando di portare "Lorenzo Federici" a più gente possibile, quindi continueremo a fare tanti concerti in tutta Italia! Non nascondiamo che ci piacerebbe sperimentare concertini anche all'estero, per cui staremo a vedere! Nel frattempo si lavora per continuare ad arricchire il nostro show, pubblicare nuovi video e pensare (di già) al prossimo album, per cui tanto materiale su cui lavorare e non vediamo l'ora di mostrarvi le nostre novità!

Grazie per questa bella chiacchierata e speriamo di incontrarci ancora e di avere tanto da raccontare!



Angela Maria Spina


Autore
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