Confindustria, dopo la crisi l'Italia come in guerra
Economia Lazio

Confindustria, dopo la crisi l'Italia come in guerra

giovedì 19 dicembre, 2013

ROMA, 19 DICEMBRE 2013 - ‹‹L’Italia si presenta alle porte del 2014 con un grave arretramento, il Paese è diventato più fragile anche sul fronte sociale con danni commensurabili solo con quelli della guerra››: questo il messaggio lanciato dal Centro Studi di Confindustria che, valutando la situazione generale italiana del dopo crisi, lancia l’allerta ‹‹la profonda recessione, la seconda in sei anni, è finita, ma i suoi effetti no››.

Il primo dato preso in considerazione è quello della povertà: le persone a cui manca lavoro, totalmente o parzialmente, sono circa 7,3 milioni – due volte la cifra di sei anni fa quando la crisi iniziò; i poveri del Paese sono aumenti di 4,8 milioni. L’occupazione è rimasta ferma alla seconda metà del 2013 e riprenderà solo con l’anno nuovo con un tasso di disoccupazione del 12,2% che resterà stabile, oltre il 12%, anche nel 2014 e nel 2015. [MORE]

Altro dato di attenzione è il Pil che nel 2013 ha subito un peggioramento del -1,8% rispetto al precedente -1,6% del 2012; per il 2014, e per il 2015, sono previsto dei miglioramenti con un Pil stabile allo 0,7%, nel primo anno in crescita, fino al 1,8% per l’anno seguente, salvo il realizzarsi di uno scenario peggiore: il Paese fragile unito al credit crush – restrizione del credito - potrebbe provocare una crescita del Pil solo dello 0,4 nel 2014 con un arresto nel 2015 e un debito pubblico stabile al 133,3%.

Con tutti i se e tutti i ma, la Confindustria conviene che sia quasi derisorio parlare di “ripresa” e sarebbe meglio definirla come “una nuova era di ricostruzione” che sfrutta le nuove carte da giocare insieme alle carenze che si trascina dal passato. Questa nuova era potrebbe subire una nuova battuta d’arresto causata dagli eventi esterni come le elezioni europee del 2014, la probabile nuova elezione politica italiana del 2015, le maggiori incertezze che rendono prudenti gli imprenditori e il calo della competitività causata dall’aumento del costo del lavoro.

Erica Benedettelli

[immagine da lagazzettadiparma.it]


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