Così è (se gli pare). Uno sguardo sull' Italia
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Così è (se gli pare). Uno sguardo sull' Italia

giovedì 7 marzo, 2013

ROMA, 7 MARZO 2013 - Senza alcun dubbio, sarà un cammino pieno di difficoltà. Ospite di Fabio Fazio alla trasmissione “Che tempo che fa”, Bersani ribadisce che la prima parola spetta al Pd, visto i 460 parlamentari, il doppio della destra e il triplo di Grillo. Il Parlamento è diviso in tre schieramenti politici e tutti hanno il dovere di trovare una soluzione a questa fase che sta attraversando il Paese. Coloro che sono stati eletti devono dimostrarsi all’altezza dei propri elettori; devono intervenire nella politica di una nazione che sta attraversando una fase di stallo. La politica è e deve essere un bene comune.[MORE]

Domenica 3 marzo nel programma Che tempo che fa è stato ospitato il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Ha detto la sua sul nuovo e incerto scenario politico nato dopo le recenti elezioni. Ammette la sconfitta con «risultato al di sotto delle aspettative»; sottolinea come la prima parola spetti al Pd visto la presenza del centro – sinistra con 460 parlamentari, il doppio della destra e il triplo del M5S. Ora serve un programma di governo di cambiamento, comprensibile e limitato, in 8 punti. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, perché essere responsabili significa saper cambiare. Quali sono le responsabilità che dovrebbe assumersi il futuro governo?

La posizione in cui si trova Bersani in questi giorni è delle peggiori, essere il “vincitore relativo”, il vincitore ai punti, in questo caso comporta tutti gli oneri e pochissimi onori. Mancano i numeri per governare, questo deve essere chiaro, ma non solo: gli altri schieramenti o fanno ostruzionismo o fanno le dive. Per la precisione il M5S fa ostruzionismo non votando la fiducia ad alcun governo che non sia grillino e il Pdl fa la diva, con Berlusconi che valuta se proporre accordi al Pd e Alfano che sta alla finestra e aspetta neanche fosse Giulietta o Rapunzel. Pare che nessuno di questi due schieramenti si renda conto dell’enorme carico di responsabilità che il voto ha assegnato loro oltre alle poltrone. Se i numeri definiscono il vincitore, i numeri ci dicono anche che i tre schieramenti si dividono il Parlamento come da risultato elettorale e ,in rispetto della fiducia accordatagli dagli elettori, hanno il dovere tutti, ripeto tutti, di trovare una soluzione alla fase di stallo attuale. Le incombenze del futuro governo sono semplici, tanto semplici da enumerare quanto difficili da realizzare: il nuovo governo dovrebbe fare ripartire l’economia italiana con un piano nazionale finalizzato all’occupazione, una lotta finalmente seria all’evasione fiscale, una possibile riduzione della pressione fiscale, un’opera di riconnessione del tessuto sociale e infine intavolare un eventuale dialogo con l’ Unione Europea per ridiscutere alcuni vincoli. Con molta probabilità invece il nuovo governo si limiterà a traghettare il Paese verso nuove elezioni; mi auguro con una nuova legge elettorale e un nuovo Presidente della Repubblica all’altezza del predecessore.

«Un partito azzoppato nella sua democrazia, una volta al governo, azzoppa tutta la democrazia», così ha recentemente dichiarato Bersani nei confronti del M5S. Il segretario del Pd lancia ami a Grillo, tuttavia non ne condivide interamente il programma. A posteriori di un esito elettorale dimostratosi incapace di sancire una maggioranza al Senato e un vincitore schiacciante per l’Italia, l’alleanza tra il Movimento di Grillo e il Pd sembra essere molto favorita dagli elettori. È davvero così? È l’unica ancora di salvezza?

A mio avviso un accordo fra M5S e Pd potrebbe essere possibile con un po’ di buona volontà. Lo vedo molto più credibile di un patto fra Pd e Pdl, per ovvi e storici motivi e anche perché un governo fra centrosinistra e centrodestra porrebbe Beppe Grillo esattamente dove vuole stare, ovvero all’opposizione, libero di sparare a zero, e di inveire contro i “vecchi partiti” che si spartiscono la torta. Gli eletti del M5S, che sembrano tutti armati delle migliori intenzioni, devono o dovranno capire che la politica è comunque dialogo e capacità di raggiungere accordi. L’arroccamento sulle posizioni, la chiusura alla stampa nazionale, mezzo di comunicazione fra gli eletti e gli elettori, il rifiuto di dare la fiducia ad un qualunque governo che non sia del M5S, mi sembrano o segni di totale inadeguatezza ad affrontare la politica ad alti livelli o preoccupanti derive dal sapore antico, ma non troppo.

Il capogruppo del M5S al Senato Crimi ha detto che spetta alla coalizione che ha vinto le elezioni e al Presidente della Repubblica fare una proposta, ora mancante. Il M5S ha dichiarato di non essere favorevole a un possibile governo tecnico. Da quali presupposti si dovrebbe partire e soprattutto è davvero necessario un governo tecnico per il Paese?

Sì, è necessario un governo per il Paese. La cosa sconvolgente è che in questo balletto elettorale pare che pochi si rendano conto del fatto che abbiamo gli occhi del pianeta piantati su di noi. Come al solito, fra chi delira e profetizza uscite dall’euro e chi gioca a “Strega comanda colore” nel tentativo di formare un governo, noi italiani, tutti presi dalle faccende interne al cortile sul quale ci affacciamo, abbiamo un interesse pari a zero per la politica internazionale. Dopo il popolo italiano, coloro che hanno il diritto di avere un governo funzionante che guidi l’Italia fuori dalla crisi e garantisca un partner affidabile, sono gli stati europei. L’Europa ha bisogno dell’Italia tanto quanto l’Italia ha bisogno dell’Europa. Perché solo come UE ci possiamo presentare forti di fronte alle sfide planetarie e globali del prossimo futuro. Il governo è di vitale importanza, al punto che si può pensare di spendere una sola altra settimana in questo situazione, altrimenti meglio tornare immediatamente al voto. Le ripercussione al livello internazionale sono già devastanti e si ripercuotono sul territorio nazionale, basta vedere gli indici di borsa e il tanto odiato spread che sono la punta dell’iceberg.

Bersani ha affermato che la nuova squadra di governo va «totalmente rinnovata con molte donne, giovani e personalità esterne alla politica». Il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz ha posto un quesito non indifferente nei confronti del movimento di Grillo; deve decidere se ha preso voti per rimanere spettatore o se ha preso effettivamente un mandato dagli elettori affinché il partito possa contribuire attivamente a risolvere i problemi dell’Italia. Il M5S sta avendo un vero e proprio ostruzionismo passivo?

È proprio questo che mi sconvolge in questi giorni: l’impressione generale che ho seguendo ciò che accade nella politica italiana è che tutti debbano fare scontare al Pd la vittoria per mezzo punto; un mezzo punto dietro al quale M5S e Pdl nascondono le proprie responsabilità. I seggi li hanno avuti, hanno il dovere di darsi da fare per il bene del Paese, hanno il dovere di proporre, di prendere accordi. Non hanno comprato un biglietto per una poltrona al cinema. La politica è una cosa estremamente seria e impegnativa, ha sicuramente bisogno di essere riformata e ripulita dai vari egoismi e personalismi riabbracciando il concetto di servizio pubblico e di bene comune, ma non può essere presa come un gioco o come un’attività nella quale ci si butta alla cieca. La politica richiede preparazione e onestà, senso dello Stato e delle istituzioni, capacità comunicativa e elasticità mentale. Il M5S deve preparare i propri eletti a tutto questo, il Pdl farebbe bene a prendersi la responsabilità dei disastri compiuti in passato e dimostrarsi finalmente un partito cresciuto ed emancipato. Il Pd ha bisogno di qualcuno che sappia gestire la prossima campagna elettorale, che rischia di non essere poi tanto lontana.

Siamo dinnanzi ad una forte tensione sociale o a un rifiuto della politica da parte degli Italiani e non solo?

Io non credo che il risultato elettorale sia la dimostrazione di un rifiuto della politica da parte degli italiani, anzi, i cittadini hanno espresso un giudizio chiarissimo di stampo politico. Il successo di M5S è politico, la vittoria della coalizione di centrosinistra è un dato politico esattamente come la rimonta del centrodestra. Noi elettori ci siamo espressi chiaramente incanalando le nostre opinioni, le nostre idee, frustrazioni e malesseri in una scelta, in un voto. Ora per non arrivare a vere tensioni sociali, a rivolte popolari in stile greco o spagnolo bisogna che gli eletti tutti si dimostrino all’altezza dei propri elettori e diano il loro meglio per rispondere alla richiesta di intervento della politica italiana nella vita di questa nazione, e non può essere una risposta tiepida, deve essere una risposta concreta.

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci

 


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