"End of Watch - Tolleranza zero" di David Ayer, poliziotti con la videocamera
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"End of Watch - Tolleranza zero" di David Ayer, poliziotti con la videocamera

giovedì 22 novembre, 2012

NAPOLI, 21 NOVEMBRE 2012 - Vivere e morire a Los Angeles, verrebbe da dire a commento di End of Watch – Tolleranza zero, il nuovo poliziesco di David Ayer, già sceneggiatore di Training Day, The Fast and the Furious e S.W.A.T. Ma, beninteso, il film è "poliziesco" non tanto perché segua un’indagine di polizia, quanto piuttosto per la full immersion nella routine, ora annoiata ora violenta, del distretto di polizia di Los Angeles. E, più che per inciso, l’arma veramente letale è la videocamera, visto che il film è concepito secondo l’estetica da found footage, con camera a mano e soggettive a gogò.

Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) e Mike Zavala (Michael Peña) sono due poliziotti in servizio a South Central Los Angeles. Amici, più che colleghi; fratelli, più che amici. Sono entrambe giovani ed allegri. La moglie di Mike, Gabby (Natalie Martinez) e la ragazza di Brian, Janet (Anna Kendrick, da Twilight con furore), diventano per forza di cosa sorelle. La vita lavorativa scorre tra ronde, schermaglie con gang, qualche atto eroico in case in fiamme ed ordinaria amministrazione. Finché Brian e Mike non pestano i piedi ad un gruppo di trafficanti, il cartello di Sinaloa.[MORE]

Il pretesto dello svolgimento visivo di End of Watch – Tolleranza zero è banale: Brian vuole girare un video sulle attività quotidiane della polizia. La coerenza con cui viene mantenuto questo tipo di sguardo – scelta singolare per il genere – è però ammirevole, specie se si considera che in alcuni momenti non è la videocamerina del poliziotto a riprendere gli eventi, bensì quella delle bande implicate nella storia. L’effetto è spesso adrenalinico, ma non esattamente quello di un cinema verità: sin dalle prime sequenze (bello il prologo con inseguimento di un'auto che non ha rispettato un semaforo) qualche spettatore proverà la sensazione di un déjà-vu, anche se non cinematografico. La macchina da presa che riprende parte del cofano ricorda pari pari alcuni videogiochi con corse automobilistiche, così come le soggettive con la canna della pistola o del fucile che spuntano dal campo citano, v(i)olenti o nolenti, i più classici "sparatutto". È un’ibridazione coraggiosa, moderna, che almeno dal punto di vista della percezione scenica si rivela opzione indovinata e funzionale.

Dal punto di vista drammatico, tuttavia, non si può affermare che il tran tran del cop buddy movie sia altrettanto temerario. I due poliziotti che fraternizzano, alternando i rischi del call of duty ai periodici, rilassati dialoghi da commilitoni nella volante, saprebbero francamente di già visto, se non fosse per l’intesa attoriale tra Jake Gyllenhaal e Michael Peña. Il loro strettissimo legame finisce per rovesciare il senso dell’hot spot poliziesco: sono spazi morti ed interludi familiari ad affiorare con maggiore prepotenza, rispetto alle sequenze d’azione, pure ben calibrate. È probabilmente la sensazione di una minaccia costante sul punto d'infrangere, fisicamente, l’unione dei protagonisti, a costituire il dato saliente di una storia, i cui sviluppi sono tutto sommato prevedibili.

Da un lato, la gravidanza della moglie di Mike, dall’altro il matrimonio di Brian, sommandosi all’amicizia dei due poliziotti, moltiplicano le relazioni ed i vincoli, in un contesto in cui la stabilità dei due anelli-perno è costantemente messo in pericolo. “Ed ogni poliziotto qui... da ora siamo anche la sua famiglia”, dice Mike, riferendosi alla moglie di Brian al banchetto nuziale. L’ossessivo ritornare dei dialoghi in auto tra Mike e Brian sul tema della famiglia evidenzia l’aspetto di due vite in costruzione per la quali una comunicazione via radio può essere il prologo alla distruzione. Un soggetto piuttosto comune, dunque, ma una sceneggiatura ed una regia in grado di renderlo variato ed interessante.

Con End of Watch – Tolleranza zero, David Ayer non rivoluziona il poliziesco, ma lo riforma: riprese avanguardistiche per una trama misuratamente tradizionale, larghi tratti di found footage per effetti d’un realismo da consolle. Il mirino è ben puntato, il colpo non è da cecchino, ma va a segno.

(in foto: particolare del poster americano del film)

USCITA CINEMA: 22/11/2012
GENERE: Drammatico, Thriller
REGIA: David Ayer
SCENEGGIATURA: David Ayer
INTERPRETI: Jake Gyllenhaal, Michael Peña, Anna Kendrick, Cody Horn, America Ferrera, Natalie Martinez, Frank Grillo, Shondrella Avery, David Harbour, Gene Hong, Kristy Wu
FOTOGRAFIA: Roman Vasyanov
MONTAGGIO: Dody Dorn
MUSICHE: David Sardy
PRODUZIONE: 5150 Action, Crave Films, Emmett/Furla Films
DISTRIBUZIONE: Videa-CDE
PAESE: USA 2012
DURATA: 109 Min
FORMATO: Colore
VISTO CENSURA: VM14

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Antonio Maiorino


Autore
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