Ex manicomio romano: al confine tra museo e laboratorio
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Ex manicomio romano: al confine tra museo e laboratorio

lunedì 20 giugno, 2011

ROMA, 20 GIUGNO 2011 - Un’esperienza interiore ma partecipativa. Una partita a scacchi tra realtà ed immaginazione, un confronto tra sanità e malattia, un duello tra normalità e pazzia.[MORE]

Quello che si fa al Museo Laboratorio della Mente (http://www.museodellamente.it/) è' un viaggio, un percorso verso una dimensione nuova e sospesa dominata dal tema del “confine” che permea anche la discrasia tra immedesimazione e “straniamento” e di conseguenza tra oggetto (il manicomio) e il soggetto (noi visitatori). Il motivo artistico di Studio azzurro (http://www.studioazzurro.com/) che invade ovunque il Museo si basa sull’esperienza sensoriale che in parte corrompe la purezza di un ambiente già di suo carico di significato storico e temporale. Calpestare il pavimento sul quale gli “uomini con le scarpe slacciate”  (i malati di mente infatti venivano privati all'interno dei manicomi di ogni bene personale compresi i lacci delle scarpe) hanno poggiato i loro piedi vissuti di dolore, porta già automaticamente ad una sorta di immedesimazione. Ma l’apparente “corruzione” di quella purezza che il luogo già conserva ,se inizialmente spiazza, successivamente assume quella funzione di “straniamento” tanto amata da Brecht nel suo teatro epico. L’interattività del Museo Laboratorio riesce a portatare il visitatore ad una serie di interruzioni forzate che distraendolo ed evitando la sua totale sospensione temporale, permette però una maggiore capacità critica e una visione oggettiva “dal di fuori”.
Allora alla fine di quest’esperienza, più che “straniamento” si potrebbe più semplicemente parlare di "immersione”. Se siamo in apnea, dopo pochi attimi ci manca il fiato e allora dobbiamo risalire e prendere aria. E il mondo parallelo che c’è sott’acqua scompare quasi fosse lontano anni luce. Ma basta poi immergere nuovamente la testa sotto, aprire gli occhi e una nuova visuale appare davanti a noi. Non è questa una percezione distorta della realtà? O è traducibile in una vera e propria presa di coscienza?

Roberta Lamaddalena

Foto di Marco Erroi, istallazione all'interno del Museo Laboratorio della Mente.


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