Falso in bilancio ed autoriciclaggio, Cassazione rigetta ricorso Zamparini e conferma domiciliari
Cronaca Sicilia Palermo

Falso in bilancio ed autoriciclaggio, Cassazione rigetta ricorso Zamparini e conferma domiciliari

venerdì 25 gennaio, 2019

ROMA, 25 GENNAIO – Al termine di una lunghissima camera di consiglio, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del noto imprenditore friulano contro la sentenza emanata dalla Corte d’Appello di Palermo, sulla base della quale l’ex proprietario del club calcistico del Capoluogo siciliano era stato condannato per falso in bilancio ed autoriciclaggio. Peraltro, la presentazione del ricorso in sede di legittimità aveva consentito a Zamparini di ottenere la sospensione dell’efficacia degli arresti domiciliari disposti in via cautelare dai giudici palermitani, mentre ora la misura custodiale è divenuta a tutti gli effetti eseguibile.

Il via libera all’arresto di Zamparini era arrivato lo scorso 5 ottobre da parte del Tribunale del Riesame, che aveva accolto il ricorso del pool coordinato dal Procuratore Francesco Lo Voi, dall’Aggiunto Salvatore De Luca e dai Sostituti Dario Scaletta, Francesca Dessì e Andrea Fusco. La decisione del Collegio presieduto da Antonia Pappalardo era legata a tre falsi in bilancio e due false comunicazioni alla Covisoc, violazioni che sarebbero state tra l’altro condivise con Giovanni Giammarva. Tuttavia, quest’ultimo – commercialista palermitano che fu nominato presidente del cda del Palermo Calcio negli ultimi mesi della gestione Zamparini, prima della cessione alla holding inglese Sport Capital Investments Ltd – si dimise immediatamente dalle cariche di vertice della società sportiva, facendo venire meno le esigenze cautelari altrimenti ravvisabili nella sua posizione.

“Questa resterà una storia di vergogna per una città che così ha corrisposto la passione e l’amore che ho dato, assieme ai miei soldi, regalati e profusi per i Rosanero” – ha dichiarato l’imprenditore dopo aver appreso il rigetto del suo ricorso. “Questo è il mio unico pensiero – ha concluso il suo laconico intervento pubblico – con molta compassione verso chi mi ha fatto e mi sta facendo male”.

L’esito del giudizio è apparso in effetti inatteso all’imprenditore friulano, che l’anno scorso era riuscito ad ottenere il rigetto dell’istanza di fallimento (sempre a Palermo) e a non subire alcuna conseguenza né in sede civile né penale. Successivamente, però, è stata svolta un’inchiesta parallela a Caltanissetta, nell’ambito della quale sarebbero emersi alcuni “favori” ricevuti illegalmente dalla società calcistica, che sarebbe stata indebitamente salvata dal giudice delegato della sezione specializzata del tribunale, Giuseppe Sidoti. Il magistrato è stato dunque sospeso dalle sue funzioni ed indagato per corruzione, così come l’ex presidente del cda rosanero Giammarva (che sarebbe stato coinvolto in prima persona nei rapporti con gli organi giudiziari). È stata inoltre aperta un’ulteriore indagine anche nei confronti dell’ex gip Anfuso, in virtù di una presunta fuga di notizie sul caso Palermo Calcio, di cui egli sarebbe responsabile.

In ogni caso, la decisione odierna della Cassazione riguarda vicende pregresse che risalirebbero a due anni or sono, in cui sarebbero coinvolti anche Diego Zamparini (il primo figlio di Maurizio), la segretaria dell’imprenditore Alessandra Bonometti, cinque professionisti dipendenti delle sue imprese, nonché l’ex presidente del cda rosanero Giammarva. Nei loro confronti sono a vario titolo contestati i reati di false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza della Covisoc e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, fino al 2018 il club siciliano avrebbe ottenuto le certificazioni sui bilanci grazie a comunicazioni inesatte. Di questa violazione risponderebbe Giammarva, che per i Magistrati avrebbe anche ostacolato l’esercizio delle funzioni dell’autorità pubblica di vigilanza. Inoltre, alla U.S. Città di Palermo spa, in quanto persona giuridica, è stato contestato l’illecito amministrativo che deriva dal reato di autoriciclaggio che sarebbe stato commesso da Zamparini. L’ex patron si sarebbe sistematicamente servito della Mepal srl – società nata per la commercializzazione dei prodotti rosanero e di cui lo stesso Zamparini era amministratore di fatto – come fosse una sorta di cassaforte, al fine di mettere al riparo le disponibilità correnti della società dalle procedure esecutive dell’Erario, nei cui confronti il club era esposto per diversi milioni di € fino al 2017. Per rendere possibili tali spostamenti di denaro, sarebbero stati simulati dei finanziamenti a favore della Mepal srl, poi peraltro ceduta per 40 milioni ad una nuova società con sede in Lussemburgo, la Alyssa, che per gli inquirenti sarebbe stata comunque sempre riconducibile a Zamparini, realizzando pertanto un’operazione finanziaria fittizia. Ancora, nel corso del giudizio sarebbe stato appurato che il valore effettivo del marchio del club sarebbe stato nettamente inferiore a quanto dichiarato e tale sopravvalutazione avrebbe consentito di creare un’ulteriore riserva monetaria poi reimpiegata per ripianare il bilancio, in rosso di 27 milioni di €.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: stadionews.it


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