Il racconto della quotidianità ospedaliera di un novantenne portata sul palco del Teatro Umberto
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Il racconto della quotidianità ospedaliera di un novantenne portata sul palco del Teatro Umberto

venerdì 4 marzo, 2016

LAMEZIA TERME (CZ) 04 MARZO 2016 - Il racconto della penosa quotidianità ospedaliera di un anziano e l’inadeguatezza della nostra società di fronte al tema della morte sono al centro dello spettacolo “ Io muoio e tu mangi” andato in scena al Teatro Umberto di Lamezia Terme nell’ambito della rassegna teatrale Ricrii, diretta da Dario Natale e sostenuta da Manifest. Sul palco gli attori Roberto Scappin e Paola Vannoni, giunti per la prima volta a Lamezia Terme da Poggio Torriana (Rimini), hanno raccontato con tagliente ironia l’inferno geriatrico di un novantenne che rivolge al figlio la frase “ Io muoio tu mangi” che dà il titolo alla pièce.  [MORE]

«Quel giorno - recita Paola Vannoni che indossa una maglia nera con due ali disegnate sulla schiena su un pantalone nero - mio fratello ha lasciato il pasto a metà per correre da mio padre in ospedale. Quando è arrivato gli ha detto…«Io muoio e tu mangi?». Lo spettacolo fa parte del secondo capitolo di “ Tutto è bene quel che finisce”( tre capitoli sulla buona morte) del nuovo lavoro della compagnia Quotidiana.com. L’azione si orna di pochi elementi scenografici: luci giocate sui chiaroscuri, un quadro ovale, che raffigura la Madonna con Bambinello, collocato sul fondo, a terra una coppa con due manici - ali, il sudario del padre di Paola, due sedie, una di fronte all’altra, e un lenzuolo a sottolineare che in teatro ogni oggetto può assolvere a qualsiasi funzione si decida di attribuirgli. Tutto è costruito su un flusso di parole scarne, lapidarie, atonali e monocorde che tratteggiano senza enfasi il peso dello stare al mondo, la nostra inutilità, la nostra piccolezza e che inducono alla riflessione sull’esigenza di lenire la ferita dell’agonia assecondando la richiesta di una dolce morte.

Esigenza messa in luce durante il dialogo della figlia del morente e il compagno che riprende con la videocamera il resoconto di una giornata trascorsa in geriatria. «A mio padre – sussurra sul palco l’attrice Vannoni – o gli date una alimentazione alternativa oppure lo fate morire con dignità. Non prendiamoci in giro, che lo lasciate crepare così lentamente…un’agonia!». Specie gli ultimi giorni della vita dell’anziano diventano un vero calvario nel quale si annulla la sua dignità di essere umano privato di tutto. «Oggi il babbo – narra l’attrice Vannoni – non parlava, faceva solo con la bocca … (imita il tentativo di parlare). Credo che le ultime parole le abbia usate per chiedere alla badante un bicchier d’acqua …mi ha detto che le ha offerto dei soldi… (Ti pago, ti pago…un bicchier d’acqua…ti pago…). Pensa a come si deve ridurre un uomo di 92 anni in ospedale…a implorare un bicchier d’acqua!». Sfiorando quasi il surreale, i due attori protagonisti percorrono il testo, di cui sono autori, compiendo un improbabile viaggio dall’Empireo alla Dacia attraverso le gerarchie che assegnano il rispettivo posto a prediletti e reietti nonostante si predichi che il perdono è concesso a tutti. Sempre con lo stesso ritmo indolente , per quasi un’ora di spettacolo, i due attori proseguono il loro percorso teatrale criticando il sistema, attaccando la morale cristiana , confrontando la generazione dei padri e quella dei figli, mettendo a nudo le criticità di un Paese che nega dignità ai moribondi ed equipara l’eutanasia all’omicidio.

In Foto: Paola Vannoni e Roberto Scappin

Lina Latelli Nucifero


Autore
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