Il regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi intervistato da  Lina Latelli Nucifero
Interviste Calabria Catanzaro

Il regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi intervistato da Lina Latelli Nucifero

lunedì 25 febbraio, 2019

Il noto regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi , ospite della manifestazione Fare Critica di Teatro e di Cinema,il festival  interamente dedicato alla critica cinematografica e teatrale, diretto dal critico cinematografico Gianlorenzo Franzì e svoltosi nel Chiostro  San Domenico di Lamezia Terme , ha conversato con la Stampa   sulla critica del cinema alla luce  dei radicali cambiamenti  avvenuti  in questi ultimi anni nell’universo nella carta stampata  e  di  quelli  conseguenti  all’avvento  dei social e del web . Il grande regista ha raccontato  con disarmante spontaneità il suo percorso risalendo  all’ origine della sua vocazione per il mondo del cinema  fino ad arrivare ai giorni di oggi. Giovanni Veronesi  è autore di grandi successi del cinema a partire dagli anni Ottanta come  Manuale d’amore, Italians, Mischettieri del Re - La penultima missione nonché sceneggiatore di Carlo Verdone, Leonardo Pieraccioni e  Francesco Nuti.

Condivide il concetto ricorrente secondo cui  la critica è in declino?

In parte lo condivido perché la qualità della critica  oggi importa poco  considerato l’aumento dei critici con  l’avvento del web,  però è anche vero  che ci sono più  film  rispetto a tanti anni fa. Quest’anno sembra che il cinema italiano abbia prodotto più di 400 mila  film  contro i 200 mila di venti  anni fa per cui, in base alla  quantità dei  film  prodotti in un anno, è naturale che  ci siano  anche più critici. È  chiaro  che  la qualità della critica ne abbia  risentito perché tutti sparano sentenze senza magari avere la patente per poterlo fare. Guidare senza patente è un rischio e un pericolo per il  conducente perché se ti fermano senza patente  mai più   farai  il critico.

 In che misura i critici  hanno influito sul suo successo o addirittura  hanno contribuito a frenarlo ?

In realtà, pur non guardando  il web,  ho sempre letto  le critiche di critici illustri come   Meneghetti, Caprara e di quelli  che mi sembravano più attendibili come Magrelli, insomma cerco di dare uno sguardo a  quelli che  stimo .La maggior parte delle  volte i critici   mi hanno malmenato, forse perché pretendevano da  me  molto di più. Forse quel di più che non  posso dare. Perciò il nostro rapporto è sempre stato altalenante  nel senso che io ho sempre parlato male della critica e la critica ha sempre parlato male di me. Io  non ho mai letto critiche intelligenti sui  miei film, anzi attaccavano me personalmente e non i miei film   non influenzando però  il mio percorso.   Trovo questo disgustoso perché il critico che attacca l’artista non è  coerente al suo mestiere.

Quanto è importante il  web nell’attuale società?

Noi che abbiamo vissuto senza web sappiamo che si può vivere anche senza telefonino, senza tablet, senza social, senza web, perciò siamo consapevoli che  ne potremmo fare a meno. I ragazzi invece pensano che queste cose siano necessarie per vivere e questo è il loro limite.  Così  come noi credevamo, a differenza dei nostri genitori,  che sarebbe stato impossibile vivere senza l’automobile.  I  social  e il  web portano a galla  superficialità ed  ignoranza   che prima rimanevano  sepolti  e anche l’invidia sociale che è  una piaga dolorosa che prima, per  fortuna, non emergeva in quanto  nessuno poteva  esternarla  apertamente con feroci invettive non avendone la possibilità.

I giovani di oggi   vanno poco  a cinema e vedono i film per lo più sulle  piattaforme  carenti di   film classici ed educativi . Ci sarebbe un sistema per educarli al gusto e alla cultura del cinema e della critica?

Io credo che bisognerebbe agire sui ragazzi di 14 anni , cioè su quelli che frequentano  il primo liceo. Una bella riforma  della scuola potrebbe inserire  nelle  materie scolastiche  anche quella dell’Arte e  del Cinema pemettendo ai ragazzi di vedere un film  una volta la settimana  e  invitare il regista  o dei critici  o attori o scrittori per  analizzare  e condividere   con loro il film proposto. La scuola  dovrebbe dare tutte le possibilità di formazione ad un ragazzo e non limitarle a quelle che riceve a casa.

Quale posto occupa la Calabria  nella  classica relativa alla produzione dei film?

Conosco solo alcuni film  prodotti in Calabria. La scarsa produzione dei film  è dovuta forse al fatto che  la Film Commission sia poco attiva al contrario della Film Commission della Lucania,  Puglia,  Lazio, Trentino, Piemonte. A me non hanno mai proposto di girare iun film n Calabria forse perché non c’è una logistica e né un  atteggiamento favorevole nei confronti del cinema per cui credo che la crisi del cinema, di  cui sento parlare da quasi 30 anni , sia naturale  così come avviene in ogni settore. La cosa ingiusta che accade oggi  consiste nel fatto  che  lo Stato  sente l’arte come un peso: questo  è il più grande errore  che  può commettere  un governo sia di destra che di sinistra  nei confronti  della  formazione dei giovani.

Quando è nata la sua vocazione per il mondo del cinema? 

Da piccolo inventavo delle storie intessendole di balle tanto che i miei genitori  si domandavano se ciò fosse un vizio.Una volta mia madre mi diede 5000 lire per fare la spesa ed io tornai con un pallone nuovo. Ai rimproveri dei miei genitori  risposi di aver perso i soldi  e di aver trovato 5000  lire con cui avevo comprato  il pallone  ma non mi credevano. Mio fratello Sandro, oggi scrittore, li convinse a darmi una chance  dopo che io lo avevo  convinto  di aver  detto la verità. In realtà solo dopo  anni gli dissi la verità. Ho sempre avuto l’abilità di raccontare ed entrare fino in fondo in un gioco.

È   stato difficoltoso  il suo esordio?

Io sono stato fortunato perché ho incontrato Francesco Nuti con il quale  ho cominciato a lavorare finché una sera scrissi per lui quattro  paginette a mano  che diventarono  il soggetto del film “Tutta colpa del Paradiso”  con il quale  ebbi successo   come sceneggiatore. Sono entrato nel cinema dalla porta principale senza fare la gavetta che in questo mestiere non conta perché la storia ci insegna che gli artisti validi hanno  sempre dato il meglio di se  stessi anche da giovani.

Qual è la tematica prediletta nei suoi film?

Il paradosso della società. Il paradosso che si vive nella vita  lega i miei film , quindi l’esasperazione di un rapporto d’amore, di lavoro, con se stessi, con la religione. Tutte le mie storie raccontano il paradosso distaccato che è il bello della vita.

Avrebbe  raggiunto il successo se fosse stato una donna?

No certamente.  Alle donne non manca niente, sono gli uomini che vogliono tenersi stretto il loro potere. Modestamente io penso che tra 50 anni il mondo sarà in mano alle donne uguali agli uomini anche per la sete e la  fame di potere che  però sanno gestire meglio di noi . Io  immagino un mondo governato dalle donne  senza guerre  nonostante i loro difetti.  

Cosa le manca per  coronare la sua carriera?

Voglio fare tutti film di fantasia tratti da romnzi di formazione o inventati. Il mio desiderio è  soprattutto quello di fare un  film di cartoni animati perché io credo che dopo morti si diventa  cartoni animati. Io non credo nell’aldilà e voglio scavare la mia fossa con quest’ ultimo film.

Foto: Giovanni Veronesi

Intervista a  Giovanni Veronesi a cura di Lina Latelli Nucifero


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