In viaggio tra i saloon americani: intervista a Don Juan and the Saguaros
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In viaggio tra i saloon americani: intervista a Don Juan and the Saguaros

giovedì 14 maggio, 2015

VITERBO, 14 MAGGIO 2015 – Loro vengono da Roma, sono quattro, suonano un genere particolare e ci presentano il loro primo album che è stato impreziosito anche da musicisti americani. I Don Juan and the Saguaros hanno pubblicato poche settimane fa il loro debutto omonimo, un viaggio tra diversi generi – dal country, al folk – con una forte base di roots americana, come testimoniano anche le collaborazioni. Nonostante siano sonorità a cui non siamo abituati, questo disco ci mette poco ad essere assimilato ed ancora meno ad essere apprezzato trasportandoci con sè nel viaggio di cui parlerà anche Don Juan in quest'intervista.
Buona lettura!

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Come nasce l'idea di esprimersi con una forma di cantautorato così "fuori posto" in Italia?
Credo sia stata una scelta forzata: la nostra musica si rifà ai nostri ascolti e personalmente credo sia l’unica con la quale sentivo di potermi confrontare, sia a livello di scrittura che di performance. Suoniamo quello che amiamo nella speranza di trasmettere il nostro entusiasmo al pubblico che ci ascolta anche se va detto: country, blues, rockabilly (e tutta la musica della cosiddetta Old Weird America) sono generi che non vanno certo per la maggiore in Italia, ma sono nel DNA di quasi tutta la musica contemporanea. E‘ per questo che l’ascolto dei nostri brani dovrebbe risultare facile, nonostante il genere possa sembrare un po "fuori posto", come lo definivi.

Cos'è cambiato dai The Gamblin' Hobo ai Don Juan and The Saguaros?
In realtà "The Gamblin‘ Hobo" fu il primo album solista di Don Juan (ovvero io). In quell'occasione avevo scritto e arrangiato i brani oltre ad aver suonato in sovra incisione quasi tutti gli strumenti, dalle percussioni al piano, chitarre e lap steel.
Don Juan and The Saguaros invece e‘ l’esordio di un progetto di gruppo i cui brani, sempre scritti da me, sono stati arrangiati e messi a punto con il contributo di tutti componenti della band (gli ovvero gli eccellenti Andrea Pesaturo, Adriano Cucinella e Andrea Palmeri) oltre a quello di alcuni special guest molto talentuosi. Nell'insieme credo che il nuovo disco abbia un suono più solido e amalgamato – probabilmente grazie al gran numero di serate dal vivo che hanno preceduto le registrazioni - e, a dire il vero, anche la qualità della scrittura sembra migliorata; sia a livello di testi che di melodie. Nel complesso l’ultimo lavoro sembra risultare più maturo.

Quali sono i temi principali del vostro album d'esordio?
Direi il viaggio senza meta, o il semplice movimento. Riascoltando l’album a distanza di qualche mese dalle registrazioni ho notato che quasi ogni brano fa almeno un riferimento all'idea di viaggio, sia pure senza una vera e propria meta. "I’m going but I don’t know where“ dice il testo di "Pickin‘!"- la traccia che apre l’album, forse evocando i poeti Beat che hanno costituito gran parte delle mie letture negli anni dell‘adolescenza.

Le tracce scorrono toccando una moltitudine di sfaccettature musicali, cosa vi ispira nella composizione i vostri brani?
L’idea era appunto quella di riunire in un album i vari stili che costituiscono le radici della musica statunitense, il tutto su di una base cantautoriale. Le composizioni invece sono ispirate al lavoro dei grandi musicisti e poeti che ho seguito dagli anni dell‘adolescenza (Johnny Cash, Guy Clark, Gli Everly Brothers per fare qualche esempio).

Siete appagati dal risultato del vostro lavoro e dalla risposta del pubblico?
Molto, davvero molto soddisfatti.

Che progetti avete per il futuro?
Chiudere un lavoro vuol dire creare lo spazio mentale per poi aprirne uno successivo. In effetti, abbiamo moltissime canzoni pronte e non vediamo l’ora di registrarle. Ma credo che per il futuro prossimo, senza correre troppo, ci dedicheremo a promuovere il disco appena sfornato. Speriamo ci dia tante soddisfazioni, oltre a quelle che ci ha già dato.

Volete invitare i lettori di GrooveOn all'ascolto di tre album per voi importanti?
Alcun album imprescindibili:
Gram Parsons: Grevious Angel
Bob Dylan and The Band: The Basement Tapes
Hank Williams: The Best of Hank Williams

 

 

Federico Laratta
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