Istinto, improvvisazione ed innovazione: intervista agli Oslo Tapes
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Istinto, improvvisazione ed innovazione: intervista agli Oslo Tapes

lunedì 21 dicembre, 2015

SOVERATO (CZ), 21 DICEMBRE 2015 - Il nuovo disco degli Oslo Tapes è stato pubblicato il 24 novembre da DeAmbula Records, Dreamin Gorilla, Riff Records, Santa Valvola Records, ToTeN ScHwAn e Ridens Records. Abbiamo raggiunto la band per conoscere meglio il loro Tango Kalashnikov.
Buona lettura!

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Come presentereste gli Oslo Tapes a chi ancora non li conosce?
Marco: Oslo Tapes è un trio di free avant rock!

C'è una particolare esigenza primaria che volete/riuscite ad esprimere con questo progetto musicale?
Marco: Quello che suoniamo è dettato dall'istinto, è improvvisazione, è attenzione a non affaticare la musica con troppe parole ma allo stesso momento evocare immagini attraverso il loro significato recitato o cantato nei vari brani.

Tango Kalashnikov cosa eredita e in cosa si discosta dal "primogenito" OT?
Marco: Tango Kalashnikov come OT (un cuore in pasto a pesci con teste di cane) hanno in comune la tecnica di realizzazione, entrambe i dischi sono nati da improvvisazioni che nell'arco di qualche ora sono state registrate. "OT" è stato realizzato e registrato in cinque giorni da me e Amaury Cambuzat degli Ulan Bator. Per il secondo "Tango Kalashnikov" abbiamo impiegato un massimo di 15 giorni (overdubs comprese). Le differenze sono sostanziali perché mentre in "OT" abbiamo lavorato per "strati" creando delle basi musicali (batteria e chitarra per esempio) e poi sovraincidendo altre strumenti, in "Tango Kalashnikov" abbiamo registrato tutti insieme (chit/basso/batteria) puntando molto sul groove e limitandoci lo stretto necessario alle varie sovraincisioni (voci, organo, etc…).
Sotto il profilo sonoro "Tango Kalashnikov" penso che sia un disco più tagliente ed elaborato soprattutto sul profilo ritmico.

Perché sono presenti, in entrambi gli album, diverse collaborazioni? Ma soprattutto, cos'hanno apportato nei pezzi in termini di risultato finale?
Marco: Nel primo album (OT) volevo un varietà sonora e di stile, che solo attraverso il coinvolgimento di altri musicisti che stimo molto (Francesco D'Elia, Andrea Angelucci, Gioele Valenti, Nicola Manzan per citarne alcuni). In un modo o nell'altro hanno aggiunto arrangiamenti sui brani donando dei tocchi personali che hanno arricchito i brani. Stesso discorso per "Tango Kalashnikov" dove è stato un piacere lavorare con Umberto Palazzo per il brano "Iceberg" (senza il suo intervento non sarebbe stato così "teso" e "cruento" quel brano), gli approdi jazz con Sergio Pomante in "Simmetrie", l'avanguardista Pat Moonchy che senza mai esserci incontrati e senza mai aver suonato insieme ha capito alla perfezione come cantare e suonare in "Metelkova". Il lavoro di produzione di Amaury Cambuzat è sempre più identificativo degli Oslo Tapes, e non è un caso che si tratta di un progetto avviato anche da lui.

Come nasce una canzone degli Oslo Tapes? Raccontateci qualcosa riguardo la scrittura dei brani?
Marco: Tutti i brani nascono dall'improvvisazione in sala, e subito dopo vengono registrati. Nessun brano subisce un particolare stravolgimento rispetto alla sua "forma" originale. Come ti scrivevo prima è tutto molto istintuale e cerchiamo di sottolineare questo aspetto il più possibile, ci interessa suonare e fare musica così come piace a noi senza preoccuparci di dover confezionare un disco adatto alle mode del momento.
Mauro: Ci sono flussi di energie interiori che non hanno un' origine e non si possono spiegare perché racchiudono tante sensazioni. Direi tutte le sensazioni possibili tra l' amore e la rabbia, per esempio. L'esigenza primaria forse è la volontà di esprimere la libertà che può nascere dall' improvvisazione. Poi in realtà i pezzi sono assemblati in modalità inizio e fine concreti. Abbiamo catturato anche singole eco nella stanza e abbiamo costruito il resto. La cosa bella è che in questo modo abbiamo fondato le "regole del gioco". Sarà bello rifare un altro giro.

Dal vivo proponete i vostri pezzi in versione "integrale" oppure date aria al vostro carattere impro?
Marco: Dipende, cerchiamo di mescolare quelle che sono le "versioni" del disco a momenti più "free" dove l'improvvisazione fa da padrona…oserei dire con un approccio quasi jazzistico.

Ci sono delle particolari band avant-rock da cui traete ispirazione?
Da sempre gli Ulan Bator di Amaury hanno rappresentato un esempio di approccio affascinante alla musica… non è un caso se Cambuzat produce tutti i nostri dischi, sembriamo una setta…  ….ma non solo lui. La scena jazz norvegese ha rappresentato un grande spunto per ampliare la nostra formazione musicale, da Stian Westerhus a Nils Petter Moaelvar.

Questo trio ha degli imminenti progetti futuri o dei progetti paralleli in cantiere?
Marco: Tutti noi hanno altri progetti che sono nati prima di Oslo Tapes, io nei the Marigold, Mauro nei buenRetiro e Federico Sergente negli Zippo (è anche il batterista del Santo Niente, la band di Umberto Palazzo), Amaury non ha bisogno di presentazioni con gli Ulan Bator e gli storici faust. Il futuro sta nel continuare a fare musica finchè ci sarà ancora qualcosa da dire.

Invece, per quanto riguarda il nostro panorama musicale, vi ha colpito qualche recente uscita discografica?
Oslo Tapes: Il disco degli Oslo Tapes? (ahahh)… Attendiamo il nuovo Ulan Bator e il prossimo album dei Captain Mantell (di cui fa parte il sassofonista che ha suonato in "Simmetrie") e ovviamente il nuovo album degli Zippo. Onestamente attendiamo qualcuno in grado di stupirci in modo intelligente.

Siamo giunti ai saluti, vuoi consigliare ai lettori di GrooveOn tre – anche più – album che consideri importanti da conoscere?
Marco: Grazie per averci dedicato tempo ed interesse agli Oslo Tapes. Di album ce ne sarebbero tanti, ti dico che ultimamente sto ascoltando molto jazz norvegese Nils Petter e Stian Westerhus, poi susioni fra i Neu (1) e Soundtrack for the blind degli Swans.
Mauro: Ok computer dei Radiohead - The Seer degli Swans- Ego: echo degli Ulan Bator- The Hawk is howling dei Mogwai
Federico: Kyuss “Blues for the red sun”, Explosion in the sly "The earth is not a cold dead place", Queens of the stone age "Queens of the stone age”, Robert Fripp e Brian Eno “evening star”, Stars of the lid "The ballasted orchestra”, Brant Bjork Jalamanta, Isis “celestial”, Kaki King “Legs to make us longer”

 

 

 

Federico Laratta

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