J'accuse di Mauro Pili contro Enel e Governo
Politica Sardegna

J'accuse di Mauro Pili contro Enel e Governo

mercoledì 21 novembre, 2012

CAGLIARI, 21 NOVEMBRE 2012 - Impegnato da tempo in una battaglia contro i privilegi dell’Enel, Mauro Pili, parlamentare Pdl si trova oggi a rinnovare l’attacco. Carte alla mano. E come è sua abitudine ci va giù pesante.

In occasione dell’annuncio delle due indagini avviate dalla Commissione europea, finalizzate a chiarire se siano conformi alla legge europea in materia di aiuti di stato i 405 milioni di euro pubblici ricevuti da Carbosulcis tra il 1998 ed il 2010 l’una, ed il progetto del “carbone pulito” l’altra, Pili ha presentato alla camera dei documenti che proverebbero che «Sul caso Carbosulcis Passera e compagni hanno fatto scadere i termini senza rispondere all’Europa in base all’ultimatum Europeo del 24 luglio 2012 che la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea aveva immediatamente trasmesso al Governo Monti. Le carte parlano chiaro. Le risposte trasmesse con mesi di ritardo e fuori tempo massimo sono risultate evasive e elusive delle questioni poste dall’Unione Europea».[MORE]

Dai documenti si viene a sapere che la rappresentanza europea aveva comunicato la scadenza del 22 agosto per rispondere alle domande. Il Governo ha fatto passare due mesi.

Al fine di favorire l’Enel, Pili pensa che Passera e De Vincenti abbiano «agito con la freddezza di chi aveva sin dall’inizio un obiettivo chiaro e dichiarato affondare il progetto Carbone Sulcis. Non hanno avuto il coraggio di agire direttamente, hanno millantato impegni e nel contempo hanno disseminato di dubbi e contrarietà il percorso comunitario avvelenando il percorso di approvazione del progetto a livello europeo con ritardi imperdonabili e omissioni gravissime».

Quanto alla due indagini: «la prima rivolta a 14 anni fa e quindi anacronistica e surreale e l’altra su un progetto previsto da una legge dello Stato del 2009 il cui meccanismo di finanziamento è definito da un decreto del Presidente della Repubblica del 1994. Da una parte si tratta di investimenti obbligati per mantenere in esercizio impianti e strutture che se abbandonati avrebbero provocato un danno all’erario di gigantesche dimensioni, tutto in attesa del bando internazionale più volte bloccato, dall’altra di un progetto che la stessa Unione europea aveva sollecitato con l’indicazione a livello comunitario di almeno 15 progetti sperimentali di cattura e stoccaggio di Co2». E tuttavia «tali indagini mettono in luce la totale incapacità dello Stato italiano di rappresentare gli interessi energetici non solo della Sardegna ma dell’intero Paese considerato che si sta parlando dell’unico giacimento energetico disponibile in Italia».

Se ne evince che «questo governo non ha fatto niente per difendere l’unico potenziale giacimento di materie prime energetiche di cui l’Italia dispone. Ha messo in campo un’azione dilatoria e disfattista che ha portato a questo risultato […]. Passera e compagni hanno perseguito in modo cinico da lobbysti della peggior specie un disegno preordinato per fulminare il percorso della Carbosulcis per lasciare intonso il gruzzolo degli incentivi a favore delle lobby elettriche ed energetiche, eoliche e inquinanti».

L’impressione complessiva di Pili è che «Il governo con la complicità dell’Enel ha lavorato per far naufragare il progetto con una rappresentazione avvelenata e interessata del sistema elettrico sardo. L’Unione europea dovrebbe aprire un’indagine approfondita sul monopolio esercitato e consentito di Enel e E.on, piuttosto che vessare con tempi lunghi e ingiustificati un progetto che ha l’unica responsabilità di tutelare e valorizzare un patrimonio energetico nazionale, alla pari di quanto fanno Germania e Francia».

Marco Secci


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