L'amore che uccide
Editoriale Umbria

L'amore che uccide

lunedì 5 marzo, 2012

5 MARZO 2012 – L’amore che uccide. Anche se parlare di amore sembra davvero un eufemismo. Solo negli ultimi due giorni dalle pagine di cronaca ci arrivano altre due storie di violenza, omicidi commessi tra le mura domestiche in quello che, teoricamente, dovrebbe essere il luogo più sicuro. Ambiente familiare malato. Relazioni malate. O semplicemente follia. Una follia che sembra colpire sempre più spesso e tra gli “ addetti ai lavori “ si scava continuamente alla ricerca di quelle che potrebbero essere le cause di tanta inarrestabile violenza. Utilizzando il titolo di una trasmissione televisiva in onda ogni sabato notte su Rai Tre e condotta brillantemente da Camila Raznovih le cronache di oggi ci portano ad occuparci di “ Amore criminale “. Appunto l’amore che uccide. Mentre ancora sui giornali l’inchiostro degli articoli sulla strage di Brescia non si è ancora asciugato giusto qualche ora fa un altro episodio simile si è verificato a Verona. Brescia. Un camionista in preda ad un raptus di gelosia uccide la ex moglie, il suo nuovo compagno, la figlia di lei e il fidanzato di quest’ultima.[MORE]

Il tutto davanti gli occhi smarriti e impauriti dei tre figli nati dal loro matrimonio. Verona. Un uomo di 51 anni ha strangolato, poche ore fa, la moglie con un foulard dopo un violento litigio causato dalla gelosia. La coppia era rientrata da poco da un viaggio in Kenya. Tutti ne parlano come di una coppia perfetta. Cinque omicidi in ambito familiare nel giro di poche ore. Sconcertante. C’è davvero da chiedersi che cosa ci stà succedendo.

Le cifre in proposito, del resto, parlano chiaro. Secondo l’ Eurispes tra il 2009 e il 2010 si è registrata una media di 10 omicidi in famiglia al mese. Un totale di 235 delitti ( 122 nel 2009 e 113 nel 2010 ). Più della metà di questi vede coinvolti soggetti appartenenti alla stessa cerchia familiare. Quelli che comunemente vengono definiti “ omicidi di relazione “ ( tra fidanzati, amanti o spasimanti ) sono stati in totale 57. Quasi la metà di questi omicidi è stata commessa al Nord, al Centro la percentuale si aggira intorno al 20% mentre al Sud e nelle isole le percentuali si attestano rispettivamente sul 26% e 33%. Prendendo in considerazione sempre i dati in riferimento al 2010 nel maggior numero dei casi gli autori degli omicidi sono uomini. Su 126 autori il 34% erano mariti o compagni, l’11% padri, l’8% figli, il 7% altri parenti e il 5% fratelli delle vittime. Per quanto riguarda le donne molto più bassa la percentuale di quelle che uccidono per amore. Nella maggior parte dei casi si tratta di madri ( 8% circa ) o figlie ( 3% circa ), pochi i casi in cui a uccidere sono sorelle o altri parenti delle vittime. Vittime quindi sono quasi sempre le donne. Quasi sempre mogli, conviventi o ex compagne dell’omicida. In un continuo crescendo di violenza. Le cifre che abbiamo elencato si riferiscono al 2010, nel corso del 2011 l’andamento sostanziale di questo bilancio si è attestato più o meno sulle stesse cifre. Ci si impegna quotidianamente nella lotta contro ogni forma di violenza e in particolar modo contro questa forma così subdola perché a colpire sono persone con cui, nella maggioranza dei casi, si è stati sposati, si è avuto una relazione o magari a legare vittima e carnefice è un rapporto di stretta parentela. Ogni omicidio racchiude in sé una storia. Una vicenda umana e personale dentro la quale si cerca di indagare per arrivare a comprendere le motivazioni di un gesto così feroce e definitivo. Per quanto ci si possa sforzare non ci è dato di comprendere che cosa accada nella testa di queste persone che, in molti casi, qualche ora dopo si costituiscono pronti a pagare ed in qualche modo sollevati dal gesto che si è appena compiuto. Sono in molti a puntare il dito contro un sempre più complicato rapporto tra uomo e donna.

Una sorta di sbilanciamento di potere a causa del quale quello che per definizione è stato sempre il sesso debole ( le donne ) si troverebbe oggi nella posizione dominante. Donne sempre più emancipate in grado di gestire simultaneamente carriera e famiglia, economicamente indipendenti. Un uomo che,dall’altro lato, sembra gestire sempre più faticosamente questa situazione. Sbilanciamento di potere ma non solo. I ruoli degli uomini e delle donne sono certamente cambiati all’interno della società ma non possiamo ravvisare solo in questo o necessariamente in questo le motivazioni che, come detto prima, si nascondono dietro ogni storia di violenza. Emancipazione del ruolo che è stata una conquista per la donna non pùo’ simultaneamente trasformarsi in quella che, oggi, è tra le prime cause di morte della stessa in Italia.

Daniela Dragoni
 


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