Luci ed ombre a Napoli

 Quando il palcoscenico della cronaca si spegne per qualche genocidio famigliare o per qualche scomparsa senza motivo, ecco che parte il solito documentario sul degrado della capitale Partenopea. Ecco che ieri sera il settimanale Terra, in onda in seconda serata su Canale 5, propone le solite e sbiadite immagini: ragazzini disadattati che si perdono tra le illusioni della strada, seguiti e rincorsi da servizi sociali e maestre.

Per l’ennesima volta una Napoli disadattata e bistrattata, come il corpo di una donna violentata lasciata a marcire nel suo silenzio, tra gli “odori” delle discariche mischiate al retrogusto di omertà. Ogni documentario propone, ogni volta, un inquieto pentagramma di situazioni apparentemente assurde, come se nella stessa Napoli non fosse possibile rintracciare profili e situazioni da città modello.[MORE]

Il vero orrore di questi documentari è la volontà di rappresentare insistentemente uno stereotipo consolidato e triste, dove le campagne politiche sono ben pronte a spodestare ed a raggirare per un pugno di voti, dimenticandosene non appena giunti alla poltrona di turno.

Ma l’oro di Napoli è ben altro. Le cronache non riportano la surreale bellezza del patrimonio storico e artistico, in grado di rappresentare qualsiasi stile e momento storico. Dell’inaudita e saccente bellezza che riuscì a zittire anche Giacomo Leopardi. Una città affascinante e complessa nascosta dietro i cumuli di rifiuti, dietro i fatti di Camorra ed il degrado ambientale, che si crogiola nella sua terribile complessità. Una città priva di coraggio e di tenacia, che non le permette di alzarsi ma che cade ogni volta inerme sotto i colpi dell’indifferenza.

Il ritratto che i media propongono di volta in volta è di un microcosmo criminale, distante e blasfemo, dove tutto è possibile perché si è a Napoli, dove non si ha il coraggio di rintracciare gli stessi colori, le stesse atmosfere che lega tutte le grandi città.