Ma quanti Babbo Natale in giro per il mondo!
Di tutto un po'

Ma quanti Babbo Natale in giro per il mondo!

domenica 12 dicembre, 2010

ROMA, 12 DICEMBRE - Quante volte da bambini abbiamo tentato invano di rimanere svegli la notte di Natale? La nostra curiosità più grande era quella di vedere arrivare colui che ci avrebbe lasciato i regali tanto agognati sotto l’albero. Immancabilmente, però, nell’attesa, lunghissima aggiungerei, ci addormentavano.[MORE]

La mitica figura di Babbo Natale accompagna tutti i bambini per l’intera infanzia rappresentando anche un fondamentale elemento della tradizione natalizia non solo occidentale ma, anche, dell’America latina, del Giappone e di alcune zone dell’Asia orientale.

Tutte le versioni di Babbo Natale che conosciamo, che abbiamo amato e che insegniamo ad amare ai nostri bambini, hanno avuto origine dal medesimo personaggio storico, il primo “portatore di doni” che, nel tempo, si è trasformato prendendo i nomi più disparati, ma rimanendo nella sostanza il medesimo uomo bonario e pacifico.

Il personaggio storico alla cui figura si ispira quella di Babbo Natale è, senza alcuna ombra di dubbio, San Nicola vescovo di Myra. Discente di una ricchissima famiglia, rimase orfano quando i suoi genitori morirono di peste. In seguito a questa disgrazia, fu allevato in un monastero e divenne prete alla giovanissima età di 17 anni. Le molte leggende che lo riguardano narrano di come fosse solito regalare sacchi pieni di oro ai poveri della sua città natale.

Fu un arcivescovo sui generis perché rifiutò i paramenti e preferì andare in giro con una lunga barba bianca e un cappello rosso in testa. Nella sua posizione, esortò i parroci della sua diocesi a diffondere il cristianesimo laddove i bambini non avevano la possibilità o la volontà di recarsi in chiesa anche a causa del freddo invernale, che costringeva molti a non uscire di casa. Li incoraggiò ad andare dai bambini portando loro un regalo e di cogliere questa occasione per spiegare chi fosse Cristo e che cosa avesse fatto per l'intera umanità. I sacerdoti quindi, indossando un pesante soprabito rosso scuro, molto simile al bordò, per ripararsi dal freddo e portando con loro un sacco pieno di regali, raggiungevano i bambini mediante alcune slitte trainate da cani e non da renne come erroneamente si crede.

Dopo la sua morte fu santificato e siccome in quel periodo la chiesa festeggiava il Santo Natale, fu inserito in calendario. Ma quando la chiesa Cattolica e quella Protestante si scissero, quest’ultima decise di non festeggiare più San Nicola quale esempio di generosità e di bontà. Così ogni Paese inventò il suo “Babbo Natale”.

Per i francesi divenne “Père Noel”, per gli inglesi “Father Christmas”, per la Germania aveva “Weihnachtsmann” ossia l'uomo del Natale, per la Russia “Il Grande Padre del Gelo”, ma invece del consueto abito rosso ne indossa uno blu. Per gli Olandesi fu “Sinterklaas” che a causa di una cattiva pronuncia da parte degli americani divenne “Santa Claus”. Tutte queste figure natalizie si differenziavano solo per il colore delle vesti, ma tutte avevano in comune la lunga barba bianca e il portare i doni ai bambini.

Anche la dimora di Babbo Natale cambia a seconda delle tradizioni. Gli americani sostengono che viva al Polo Nord, per la maggior parte degli europei, che hanno abbracciato il folclore finlandese, la sua dimora si troverebbe in Lapponia, nel villaggio di Rovaniemi. Secondo i norvegesi la sua residenza è Drøbak, dove si trova il suo ufficio postale. Altre tradizioni parlano di Dalecarlia in Svezia e della Groenlandia. Nei paesi dove viene identificato con San Basilio viene talvolta fatto abitare a Cesarea.

Negli Stati Uniti, la sera della Vigilia di Natale, come vuole la tradizione, i bambini lasciano un bicchiere di latte e dei biscotti per Babbo Natale, mentre in Inghilterra il suo pasto consiste in mince pie e sherry. I bambini anglosassoni e quelli statunitensi lasciano anche fuori casa una carota per le renne. Un tempo veniva detto loro che se non fossero stati buoni durante tutto l'anno avrebbero trovato nella calza un pezzo di carbone al posto dei dolci.

Anche l’abitudine di scrivere la famosa “letterina” a Babbo Natale è un’usanza datata nel tempo. Le lettere, solitamente, contengono una lista di giochi che si desidererebbe ricevere in dono e la solenne dichiarazione di “essere stati dei bravi bambini, che non hanno fatto innervosire mamma e papà”. Molti sono anche gli indirizzi a cui poterle spedire. In Canada è stato addirittura predisposto un apposito codice postale, “H0H 0H0”, in riferimento all'espressione “ho ho ho!” usata sempre da Babbo Natale.

Inoltre, a causa di alcuni tratti decisamente fuori dal comune del comportamento di Babbo Natale, come la capacità di recapitare, in una sola notte, i regali a tutti i bambini del mondo, quella di infilarsi nei comignoli e di entrare, anche, nelle case senza caminetto, il possesso di renne volanti, solitamente, le sue azioni vengono spiegate con il ricorso alla magia.

Comunque stiano le cose, l’immagine odierna di Babbo Natale risale all'anno 1823, quando Clement C. Moore scrisse “A Visit from St. Nicholas”, dove l’uomo viene descritto come un “vecchio elfo paffuto e grassottello”. L'ultima e più importante sua incarnazione la si ha dal 1931 al 1966 quando Haddon Sundblom disegnò la celebre immagine di Babbo Natale per la pubblicità di una famosa bevanda. Questo è il Babbo Natale che anche noi conosciamo, con la sua lunga barba bianca, il suo inconfondibile abito rosso, gli stivali, la cinta di cuoio e un immancabile sacco carico di doni.

Mia S. Aaron


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