Milano, in 20mila per "Ricucire l'Italia"
Politica Lombardia

Milano, in 20mila per "Ricucire l'Italia"

domenica 9 ottobre, 2011

MILANO, 09 OTTOBRE 2011 - Ieri, presso l'Arco della Pace di Milano, erano presenti in 20mila alla manifestazione «Ricucire l'Italia» organizzata da Libertà e Giustizia, nel corso della quale, si è discusso su cosa fare al fine di ricomporre i pezzi di un’Italia spaccata da scandali e divisioni;  per cercare di ridare onore e dignità al Paese, soprattutto contro l’arroganza del potere. La lunga Kermess, come ha annunciato la giornalista Luisella Costamagna dal palco allestito per l'occasione, è stata dedicata alle operaie morte sul lavoro a Barletta, per le quali si è osservato un minuto di silenzio. [MORE]

 

Come ha affermato Sandra Bonsanti, presidente di L&G, "Iniziamo rispettando un minuto di silenzio per e quattro lavoratrici tessili morte sotto le macerie. Il loro filo ci aiuti a ricucire l’Italia. La fine tragica delle lavoratrici pagate meno di quattro euro all’ora commuove e coinvolge tutti. Anche a causa del silenzio del presidente del Consiglio, in viaggio verso la Russia per festeggiare il compleanno di Vladimir Putin".

 

Il giornalista Roberto Saviano, attraverso un videomessaggio ha parlato di "diritto alla felicità", esortando ad "osare di più perché una parte delle felicità interiore può esistere solo grazie a una società che rispetta i diritti di tutti. Anche dei lavoratori in nero, che permettono all’Italia di restare in piedi nonostante la crisi". Al suo messaggio di adesione, si sono aggiunti anche quelli di Umberto Eco, Moni Ovadia e don Luigi Ciotti, “presenti con il cuore”.

La Costamagna ha moderato gli interventi del presidente della Camera del lavoro di Milan, Onorio Rosati, del costituzionalista Valerio Onida e della filosofa Roberta De Monticelli. "Il berlusconismo ha slabbrato le distanze fra primi e ultimi, fra chi è ricco e chi è sempre più povero: ha favorito un piccolo gruppo arrogante e potente e ha consegnato alla povertà sempre più giovani", ha dichiarato dal palco il sociologo Marco Revelli.

Per il premio Nobel, Dario Fo, "Questo momento storico dell’Italia a una pantomima di Buster Keaton negli anni Trenta". Secondo il premio Nobel, "Il berlusconismo è arrivato al capolinea. La situazione è drammatica con un superministro padrone di un governo, un regno delle banane, che si rende conto che il popolo, il suo popolo, non c'è più. E vive nel terrore. Ma la situazione non cambierà da sola". Spiegalo storico britannico Paul Ginsborg: "L’uomo è stato sottostimato dai media e dalla stampa. Lui combatte sino alla fine. Ci vuole una rivoluzione mite, senza violenza".

Fra coloro i quali si sono alternati sul palco contributi sul palco, Michele Serra, Marco Travaglio, Lirio Abbate (che ha ricordato Giuseppe D’Avanzo) e Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, il quale ha concluso la manifestazione affermando, "Si dice che in Italia sta prevalendo la stanchezza. Questa piazza dimostra esattamente il contrario. Qui c'è rappresentato in sintesi il nostro Paese. Laici e cattolici, uomini e donne, giovani e anziani. Noi non siamo mossi da odio o rancore, ma da un senso di partecipazione per il bene del nostro paese. Sono i partiti politici che devono raccogliere le richieste e i bisogni che vengono da piazze come questa e devono trasformarle in passione civile. Non siamo una piazza antipolitica, ma una piazza che lavora per la politica".

A parlare dal palco, anche il primo cittadino di Milano, Giuliano Pisapia, "L’Italia offre uno spettacolo vergognoso, avvilente: un governo inerte e lacerato che pensa solo a salvare il presidente del Consiglio per mettersi al riparo da una fine politica ormai imminente. Ha capito che dalle città sta salendo un vento nuovo e quindi ha tagliato i bilanci, ma non servirà". Continua Pisapia, "Avevo lanciato una sfida a Berlusconi in quanto candidato alle elezioni a Milano e vi avevo detto: ci rivedremo e sarò il vostro sindaco. Abbiamo vinto nel maggio scorso e vinceremo la prossima volta, che sarà presto".

Incalza il sindaco di Milano, "Il Governo pensa solo a evitare i processi. Un governo che nel pieno della crisi non riesce nemmeno a nominare il governatore della Banca d’Italia, un governo che taglia le risorse agli enti locali, al welfare, alle scuole, alla cultura, che pensa solo a un sistema produttivo che riguarda i suoi interessi». E un governo, secondo Pisapia, che pensa a sottrarre al processo uno o più esponenti, una cosa inaccettabile in una democrazia nata dalla Resistenza".

Infine, Pisapia, conclude il suo intervento facendo una riflessione su come l'Italia venga vista dall'esterno, "Milano è una città aperta al mondo e amministrandola si viene in contatto con molte personalità di ogni parte del pianeta. In questi giorni c'è una domanda che accomuna tutti: perché gli italiani si tengono questo governo? Non lo comprendiamo. Esiste o no un'Italia diversa? quell'Italia la vedo in questa piazza. L'Italia è diversa, l'Italia vuole cambiare. L'Italia sta già cambiando".

 

 

Rosy Merola
 


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