Pisa. Diritto allo Studio: campagna di autoriduzione dell'affitto semestrale in casa dello studente.
Pubblica Istruzione Toscana

Pisa. Diritto allo Studio: campagna di autoriduzione dell'affitto semestrale in casa dello studente.

mercoledì 3 giugno, 2015

 PISA- 06 GIUGNO 2015. Pubblichiamo il comunicato di un gruppo di studenti che per il secondo anno consecutivo porta avanti la campagna di autoriduzione della quota di affitto in casa dello studente, durante i sei mesi di borsa di studio "a titolo oneroso", previsti dal bando del DSU Toscana- Azienda della Regione Toscana per il Diritto allo Studio Universitario.[MORE]:

Autoriduzione dell'affitto DSU di borsa semestrale: il punto della situazione tra intimidazioni e silenzi

Perché autoriduzione?

Abbiamo deciso di autoridurci l'affitto che ilDSU richiede per rimanere negli alloggi l'ultimo semestre del terzoanno di specialistica (o quarto di triennale) per diversi motivi. Glistudenti a cui viene richiesto l'affitto non hanno “perso” laborsa di studio ma col meccanismo della “borsa semestrale” il DSUimpone un canone a chi non anticipa l'uscita ad aprile. Le sessionidi laurea valide per l'Università sono completamente altre da quelleconsiderate dal diritto allo studio. Secondo le retorichedell'azienda sino ad aprile siamo “meritevoli” perché per tuttala carriera universitaria abbiamo mantenuto la borsa di studio, dalmese scorso nel bel mezzo della stesura della tesi, abbiamo smesso diesserlo. Questa è un'ennesima dimostrazione di come la retoricadella meritocrazia incarni solamente dei dispositivi didisciplinamento ed esclusione.
Inoltre negli ultimi anni il canone mensile èaumentato dai 128€ previsti dal bando 2010/2011 ai 165€ attuali.In cinque anni, sulle 6 mensilità previste dalla borsa semestrale,il DSU ha richiesto 222€ in più a ogni vincitore di borsasemestrale. Il costo dell'alloggio per l'azienda invece diminuisce dianno in anno perché vengono tagliati tutti i servizi ad essoconnesso (pulizie, portierato etc). Sono cifre non di poco conto,soprattutto se richieste a giovani studenti e studentesse “privi dimezzi”. La figura solo toscana del “borsista semestrale”rappresenta uno scimmiottamento del diritto allo studio; durante lostesso anno per un semestre sei uno studente borsista con i serviziconnessi, il semestre successivo devi pagare tutti questi servizisenza nessun tipo di agevolazione.
La quota richiesta è più simile a quella diun affittacamere che ad un contributo simbolico al diritto allostudio (peraltro ingiustificato, visto che abbiamo i requisiti per laborsa di studio). L'azienda tiene in considerazione i cambiamentieconomico sociali del Paese solo nel momento in cui deve“razionalizzare” i servizi, aumentarne il costo e scaricarliverso il basso (lavoratori e studenti); ne è del tutto incurantequando più di 1500 borsisti ogni anno non si vedano riconosciuto ildiritto di avere un alloggio e sono costretti a fare i conti con unmercato degli affitti totalmente sregolato.
La nostra protesta parte da un'impossibilitàdi pagare questi costi per arrivare a chiedere il cambiamento delbando per gli anni prossimi: il canone d'affitto dev’essereannullato o al massimo diventare una quota simbolica.


Qual è stata la risposta?

L'8 maggio abbiamo consegnato il primobollettino autoridotto. La responsabile e la dirigente regionaledelle residenze hanno risposto venti giorni dopo con una letteraraccomandata in cui minacciavano la revoca del beneficio se nonavessimo corrisposto il resto dell'affitto entro due giorni. Siamoriusciti ad ottenere un incontro politico per discutere dellaquestione e della modificazione del bando per gli anni prossimi.L'incontro si è tenuto mercoledì 27 maggio, le dirigenti non hannomostrato nessuna volontà di dialogare con la Regione per modificarela figura del “borsista semestrale” (benché sia nelle facoltàdell'azienda) e non hanno dato risposte precise sulla minaccia delprovvedimento di revoca del beneficio.
Due giorni dopo l'incontro, per vie ufficiose idirigenti ci fanno arrivare nuove minacce: se non accettano larateizzazione del pagamento revochiamo il beneficio.

Noi siamo stanchi delle vie subdole chel'azienda adotta per spaventarci. Abbiamo richiesto e apertoun'interlocuzione politica su delle problematiche reali e vive tragli studenti e non accettiamo nessun tipo di intimorimento subdolo eveicolato per via di terzi. Se i dirigenti hanno preso una decisionece la dicano chiaramente. Sappiamo che se non avessimo posto laquestione in maniera pubblica, chiedendo la modifica del bando, ladirigenza probabilmente avrebbe chiuso un occhio. È questo ilcomportamento quando studenti in difficoltà chiedono individualmentedegli aiuti extra bando, perché il diritto allo studio fa acqua datutte le parti. L'azienda mantiene sotto scacco gli studentiimpostando un rapporto personale di cessione dei benefici a patto chetutto si faccia “a umma umma” senza affrontare pubblicamente iproblemi.

Abbiamo chiesto ufficialmente di considerare lacondizione critica di quegli studenti che vanno incontro a ritardi(non previsti) nella conclusione della tesi e non hanno alcunapossibilità di lasciare l’alloggio.
Il modo in cui la dirigenzaintende trattare la questione dev’essere comunicato a tutti gliinteressati, non riferito ad alcuni di essi per via telefonica.
Seè il problema è stato discusso, l’esito di questo dialogodev’essere chiaro, prima di una risposta.
Altrimenti non èpossibile parlare di dialogo e l’azienda si assume laresponsabilità di un comportamento ben lontano dal suo ruolo disostegno agli studenti.

 

Gli studenti autoriducenti
 

 


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