Poste: Slc-Cgil "400 posti a rischio, non possiamo permettercelo"
Politica Calabria

Poste: Slc-Cgil "400 posti a rischio, non possiamo permettercelo"

lunedì 31 ottobre, 2016

CATANZARO, 31 OTTOBRE - "Alla giungla di Calais, si aggiunge la giungla dei call center, sempre piu' alimentata da committenti scellerati e poco attenti alla salvaguardia di un settore ormai alla deriva. Cosi' accade che uno tra i piu' grandi committenti italiani di call center, tra l'altro uno di quelli che sanno ancora di partecipazione pubblica, Poste italiane, riesce nella assurda gestione di una gara a 4 lotti, con scelte manageriali ai limiti della credibilita', a creare problemi a tutti, generando migliaia di esuberi". Queste le parole di Daniele Carchidi, segretario generale della Slc Cgil Calabria che commenta in maniera dura le scelte manageriali di Poste Italiane che mettono a rischio 400 posti di lavoro nella nostra regione.[MORE]

"Aziende assegnatarie delle commesse - continua Carchidi - che hanno fatto investimenti per gestire quei volumi di traffico ora costretti a gestire esuberi. Aziende che hanno perso le attivita' che prospettano esuberi per mancanza di lavoro. Il Mise che sovrintende alla stipula si accordi per l'applicazione della clausola sociale che diventano inapplicabili per la mancata assegnazione delle attivita'. Le organizzazioni sindacali che si ritrovano con vertenze con migliaia di esuberi da gestire in piu' parti d'Italia. E, infine, non per importanza, migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il lavoro, a causa di una gestione degli appalti da parte di Poste Italiane che non si comprende se sia dettata da malagestione o malafede. Nell'uno o nell'altro caso, qualcuno dovra' rispondere del proprio operato, a causa del quale un intero settore da circa un anno vive in fibrillazione, e migliaia di lavoratori rischiano il posto di lavoro, tra cui 400 calabresi dislocati tra Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone". 

   "Nel dicembre 2015 - si legge nella nota sindacale - Poste Italiane decide di affidare all'esterno le proprie attivita' di call center attraverso un bando per l'assegnazione di quel lavoro suddividendolo in 4 lotti. L'assegnazione avviene prima della fine dell'anno. Il 13 gennaio 2016 viene votata la legge in Parlamento che prevede l'applicazione delle clausole sociali nel settore call center. In pratica la legge prevede che in caso di cambio di appalto il lavoratore segue il lavoro e quindi l'azienda che subentra nell'appalto deve rilevare i lavoratori. La gara di Poste diventa un caso mediatico perche' rischia di far perdere migliaia di posti di lavoro in diverse citta' d'Italia"

"Diverse vertenze causate da questo bando di gara -prosegue il comunicato Scl-Cgil - finiscono al Mise per gli impatti occupazionali derivanti. Poste decide di sospendere l'assegnazione delle gare mantenendo lo status quo in attesa che al Mise si raggiungano intese volte a salvaguardare i lavoratori. Nel frattempo gli assegnatari delle attivita' ricorrono legittimamente al Tar per il mancato affidamento delle attivita', visto che nel frattempo avevano anche assunto lavoratori dopo la comunicazione di assegnazione della gara. Al Mise vengono raggiunti accordi per il rispetto della clausola sociale e il Tar si pronuncia ritenendo legittime le richieste dei ricorrenti e rinviando a gennaio 2017 la sentenza. Gli accordi raggiunti al Mise vengono sospesi in quanto le aziende rilevanti non hanno certezza di avere le attivita' da far svolgere ai lavoratori rilevati.

Negli ultimi giorni Poste comunica che direzionera' il traffico verso qualcuna delle aziende vincitrici, senza che nemmeno il Mise possa intervenire a far valere la clausola sociale. Il risultato di tutto questo sono esuberi in Campania e Lazio (Gepin), esuberi in Calabria (Abramo Cc - System House) e alcune assunzioni in Campania (Ccsud)". "Non e' possibile che un'azienda a proprieta' del 50% dello stato da un lato fa accordi per la salvaguardia occupazionale e dall'altro e' la causa stessa di questo disastro.

Pensiamo sia giunto il momento - conclude Carchidi - di risolvere definitivamente il problema. Il Governo non puo' permettere che una azienda a partecipazione pubblica, per malafede o malagestione, non rispetti le leggi dello Stato, non risponda ai richiami alla responsabilita' del Ministro Calenda, e metta per strada migliaia di lavoratori. E soprattutto la Calabria non puo' permettersi questo ennesimo scempio occupazionale, che sa ancor piu' di beffa se perpetrato da una azienda a partecipazione pubblica, pertanto invitiamo la Regione Calabria e la deputazione parlamentare calabrese a intervenire su questa annosa questione a sostegno di centinaia di lavoratori calabresi che rischiano il proprio posto di lavoro vittime di politiche manageriali illogiche". (Agi) 


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