Qualità ambientale delle città, una questione di sicurezza
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Qualità ambientale delle città, una questione di sicurezza

giovedì 20 ottobre, 2011

ROMA, 20 OTTOBRE 2011 - Le città italiane sono insicure. A certificarlo è l'ultimo rapporto “Ecosistema Urbano” redatto da Legambiente in collaborazione con l'Istituto Ricerche Ambiente Italia e Il Sole24Ore. In testa alla classifica delle città che nel 2010 sono risultate più sicure troviamo tre capoluoghi del Nord: Venezia, Belluno e Bolzano. La coda della classifica, con le peggiori performance, è tutta siciliana: Catania, Siracusa e Caltanissetta.[MORE]

La sicurezza cui il rapporto fa riferimento, com'è facilmente intuibile, non è quella relativa alla presenza di criminalità, bensì un tipo di sicurezza riferito alla qualità ambientale dei centri urbani.

«Prendiamo Milano. Ci sono stati – si legge nel rapporto – 15 omicidi nel 2010. I morti sul lavoro sono stati 34. Le vittime di incidenti stradali sono state 40 e oltre 800 i decessi legati allo smog». Non si tratta di una sterile comparazione numerica che pretende di assegnare maggiore o minore dignità alle morti in base alla loro quantità. Il problema sollevato, ed esplicitamente dichiarato, da Legambiente è di natura politica, oltre che mediatica. «Ci siamo tutti appassionati al dibattito sull'impiego dell'esercito nei centri urbani o sulle ronde padane, mentre pochi si domandano come sia possibile che Milano o Torino siano in preda a un'emergenza smog permanente». Se per la sicurezza legata alla presenza di criminalità, italiana e straniera, le dichiarazioni politiche di condanna certamente non mancano, «per lo smog come per i rifiuti, per i morti sul lavoro come per la sicurezza stradale, nessun politico utilizza quella formuletta oratoria abusata in altri campi: tolleranza zero».

Eppure i numeri non sono certo rassicuranti. Solo in relazione alla cattiva qualità dell'aria, l'Organizzazione Mondiale della Sanità stima ogni anno circa 8500 decessi nelle 13 città italiane che superano i duecentomila abitanti. Rispetto agli anni precedenti si assiste oltretutto ad una diminuzione del numero di città rispettose dei limiti di inquinamento da diossido di azoto (56, rispetto alle 58 dell'anno precedente), e sono ancora molte le città che per più di 35 giorni l'anno (limite stabilito dalla legge) superano la concentrazione media oraria di polveri sottili. Ma la qualità dell'aria è solo uno dei parametri considerati nel rapporto per la stesura della classifica. Tra le cause di insicurezza rientrano, infatti, anche altri elementi: gestione dei rifiuti, carenze del sistema idrico, carenze nella depurazione delle acque, mobilità urbana (pedonale, ciclabile, pubblica e automobilistica), gestione energetica, rischi industriali, inadeguatezza del patrimonio edilizio e verde urbano.

Rispetto al 2009, le 104 province italiane considerate nel rapporto presentano una situazione generale di stallo, con la pressoché totale assenza di miglioramenti significativi. L'unico settore che ha visto un leggero miglioramento è quello relativo alla raccolta differenziata dei rifiuti, per la quale si è avuto un piccolo incremento (2%) rispetto al 2009. La percentuale totale di rifiuti differenziati nel 2010 è arrivata, infatti, al 31,7%, rispetto al 29,97 dell'anno precedente. Un risultato piuttosto scarso se si considera che gli obiettivi di legge fissano il limite minimo per il 2010 al 55%.

La situazione non va certamente meglio negli altri settori. Gli incidenti stradali provocano ogni anno almeno 4000 morti. I decessi sono inferiori rispetto agli anni precedenti, ma il numero di incidenti è in aumento ed è concentrato in particolar modo nelle aree urbane (76%). Nelle città le temperature sono in media più alte di due gradi rispetto alle aree rurali, a causa di traffico, smog, cemento, asfalto e carenza di verde. L'Italia è, inoltre, ai primi posti per densità automobilistica con 63,7 automobili ogni 100 abitanti. Sul fronte dei rifiuti, si è calcolato che – solo considerando la quantità di rifiuti smaltiti illegalmente sequestrati in 12 delle 29 inchieste per traffico illecito – si potrebbe formare un'ipotetica colonna di 82 mila tir, lunga più di mille chilometri. Le città, inoltre, presentano spesso rischi legati alla sismicità del territorio, alla presenza di attività industriali pericolose (industrie chimiche, raffinerie, depositi di olii minerali e così via), oltre che notevoli carenze nella gestione del sistema idrico, relative sia alla dispersione (con perdite spesso superiori al 50%), sia alla mancata depurazione delle acque reflue.

Se questa è la situazione generale, la classifica delle città più sicure – o meno insicure – dal punto di vista della qualità ambientale vede ai primi posti le città del Centro-Nord. Il rapporto raggruppa le province in tre macro categorie, in relazione al numero di abitanti. Per le grandi città, quelle superiori a 200 mila abitanti, il primo posto spetta a Venezia, seguita da Bologna e Genova, mentre le ultime in classifica sono tre città siciliane: Palermo, Messina e Catania. Tra le città di medie dimensioni (tra 80 e 200 mila abitanti), ai primi posti ci sono Bolzano, Trento e La Spezia, mentre le peggiori performance si hanno a Reggio Calabria, Latina e – all'ultimo posto – Siracusa. Situazione simile anche per le città con meno di 80 mila abitanti. Il primato spetta a Belluno, Verbania e Aosta. Chiudono la classifica Crotone, Vibo Valentia e, in ultima posizione, Caltanissetta.

«Manca – scrive Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – una capacità politica di pensare, di immaginare, prima ancora di realizzare, un altro modo di muoversi in città, di consumare, di usare l'energia, un'idea diversa del modo di essere comunità urbana». Se di sicurezza si vuole parlare, non ci si può limitare a considerare quella – pur importante – relativa alla delinquenza. «In città ci sono altri rischi, ben più consistenti, e se si dovesse tracciare una mappa del rischio per gli abitanti delle nostre città scatterebbero in cima alla classifica il traffico automobilistico, il lavoro, lo smog, la siccità e la saltuarietà dell’approvvigionamento idrico. Se si volesse davvero avviare una nuova stagione di politiche urbane bisognerebbe cominciare da qui per costruire una città a misura dei suoi abitanti».

Serena Casu


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