Sequestro Silvia Romano: altri 6 arresti in Kenya
Estero Lombardia Milano

Sequestro Silvia Romano: altri 6 arresti in Kenya

venerdì 23 novembre, 2018

CHAKAMA, 23 NOVEMBRE – Emergono quotidiani sviluppi sul rapimento della volontaria milanese Silvia Costanza Romano, avvenuto martedì nel villaggio di Chakama, in Kenya, a circa 80 km di distanza dalla località balneare di Malindi. Secondo le ricostruzioni ufficiali fornite dalla polizia locale, la 23enne sarebbe stata aggredita davanti alla foresteria della onlus marchigiana “Africa Milele”, con la quale cooperava. I sequestratori si sarebbero avvicinati improvvisamente sparando alcuni colpi intimidatori con un fucile, peraltro ferendo 4 bambini (il più piccolo dei quali sarebbe stato colpito ad un occhio), per poi immobilizzare la volontaria e portarla con loro.

Le autorità locali si sono immediatamente attivate nella ricerca della ragazza e già ieri i media kenioti hanno annunciato una maxi-operazione di polizia nella zona di Galana-Kulalu, vicina a Chakama, che avrebbe condotto all’arresto di 14 persone. Pur non essendo presumibilmente i responsabili del sequestro, i primi arrestati potrebbero esserne dei fiancheggiatori e potrebbero essere stati messi sotto torchio dal corpo di pubblica sicurezza guidato dal generale Joseph Boinnet. La seconda tranche di fermi, annunciata nella giornata di oggi, potrebbe dunque essere sintomo di evoluzioni positive nelle indagini. “Abbiamo arrestato altre sei persone che ci hanno dato informazioni molto preziose per sostenere l’operazione e pertanto siamo fiduciosi di poter rintracciare nel più breve tempo possibile e salvare la donna che è stata rapita” – ha dichiarato oggi Boinnet alla radio statale, facendo anche riferimento ad una nuova pista riguardante la fuga improvvisa di un uomo che avrebbe affittato una camera a due sospetti proprio nei paraggi della struttura gestita da “Africa Milele”.

L’incubo che si profila all’orizzonte concerne la possibilità che i rapitori (o i mandanti di questi ultimi) appartengano al gruppo di fondamentalisti islamici somali Al-Shabaab, con i quali anche alle autorità di Nairobi risulterebbe oltremodo difficile trattare. I dirigenti della onlus di Fano, nel contempo, sono convinti che si sia trattato di un’azione mirata – anche in relazione alle testimonianze fornite dai ragazzi della foresteria – pur non essendone ancora chiari gli scopi. A tal proposito sono state formulate ipotesi diverse, fra le quali la mera volontà di colpire un’organizzazione che si prende cura di orfani e bimbi disagiati o la possibile intenzione di chiedere un consistente riscatto allo Stato italiano per il rapimento della 23enne milanese.

La polizia keniota resta comunque sotto pressione, dal momento che intende porre rimedio al primo rapimento di uno straniero nello Stato dell’Africa centrorientale dopo oltre sei anni dall’ondata che si verificò nel biennio 2011-12, affrettando le operazioni di ricerca nel tentativo di non mettere a repentaglio l’incolumità della giovane cooperante. Le difficoltà aumenterebbero però notevolmente se dovesse essere effettivamente scoperto un coinvolgimento della cellula terroristica sospettata. Del resto, nonostante Al-Shabaab non abbia ancora rivendicato il gesto, la maggior parte dei testimoni oculari sostiene che i sequestratori apparissero come somali e non kenioti; inoltre, c’è da considerare che tali erano i responsabili di molti di quei sequestri di persona verificatisi a grappoli fino a 6 anni fa e che i gruppi criminali annidati nelle desertiche campagne al confine tra i due Paesi africani non sono mai stati stanati.

Nel frattempo, la famiglia Romano si è trincerata in silenzio stampa, chiedendo riserbo per la situazione della ragazza ed auspicando per lei “pace, speranza e forza”. La sorella maggiore, Giulia, ha in particolare fatto sapere che la famiglia non condividerà alcuna informazione finché Silvia non sarà a casa: “Non siamo una famiglia cui piace stare in tv o sui giornali” – ha dichiarato la ragazza, supportata anche dal Ministro degli Esteri Moavero, il quale ha assicurato riserbo ed impegno da parte dell’unità di crisi della Farnesina, che sta seguendo da vicino tutti i risvolti della vicenda.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: ilsussidiario.net


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