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Siria, la Russia accusa gli USA di voler smembrare il Paese

Paolo Fernandes
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Siria, la Russia accusa gli USA di voler smembrare il Paese
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DAMASCO, 7 FEBBRAIO - Sono parole forti, che sanno di dure accuse, quelle che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha riservato agli Stati Uniti d'America sulla questione mediorientale. In particolare, Mosca ha additato Washington di voler "smembrare lo Stato siriano".[MORE]

"Esistono piani per una spartizione de facto della Siria" ha dichiarato oggi Lavrov, che ha insistito affermando di esserne a conoscenza e chiedendo ai "colleghi americani come possa immaginarsi tutto questo", sottolineando inoltre come gli USA abbiano cambiato la propria posizione sulle ragioni della presenza in Siria.

A questo proposito, è necessario ricordare che lo scorso 17 gennaio, il segretario di Stato di Washington, Rex Tillerson, ha comunicato che le forze armate dispiegate dagli Stati Uniti in territorio siriano resteranno oltreoceano fino alla capitolazione definitiva dell'ISIS. Ma non è tutto. Tillerson ha infatti aggiunto che la presenza statunitense sarà anche mirata a limitare l'influenza iraniana nell'area e a sostenere la cacciata del preidente Assad.

Lavrov ha dunque evidenziato come gli americani abbiano in tal modo "abbandonato le rassicurazioni fornite" in precedenza, stando alle quali la loro presenza nel Paese sarebbe stata limitata al solo scopo di sconfiggere i terroristi. Adesso, invece, la permanenza delle forze USA sarebbe destinata a proseguire finchè non si sarà avviato un processo "sostenibile di soluzione politica, il cui risultato sarà un cambio di regime".

La posizione di Mosca è dunque chiara, ed è di facile compresione soprattutto se si tiene in considerazione l'attuale situazione dello scacchiere politico mediorientale. La Russia appoggia infatti il regime di Bashar al-Assad ed è anche alleata (o quantomeno vicina) all'Iran. Alla luce di questo, una permanenza americana in Siria, in storico antagonismo tanto con Teheran quanto con i lealisti, contrasterebbe, ovviamente, con gli interessi russi nell'area.

E mentre continuano, come è tradizione, i giochi di potere per contendersi l'influenza sul medioriente, è arrivata proprio oggi la notizia che il numero delle vittime rimaste uccise nei bombardamenti effettuati sul territorio della Ghouta orientale, periferia di Damasco in mano ai ribelli, è salito ad oltre 130. A comunicarlo è stato l'Osservatorio siriano per i diritti umani, stando al quale solo i raid odierni avrebbero causato la morte di 30 civili.

Paolo Fernandes

Foto: comedonchisciotte.org


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Scritto da Paolo Fernandes

Giornalista di InfoOggi

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