Sperimentare, viaggiare e distanziarsi dall'indie italiano: intervista ai Discoforticut
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Sperimentare, viaggiare e distanziarsi dall'indie italiano: intervista ai Discoforticut

lunedì 25 maggio, 2015

SOVERATO, 25 MAGGIO 2015 – Quest'oggi ci occupiamo di un'autoproduzione frutto della collaborazione di tre artisti. Tre diversi mondi – un produttore di musica elettronica, un regista ed un polistrumentista – che hanno trovato un idem sentire nella musica e, successivamente, nella composizione e produzione di Femmes. I Discoforticut – formati da Discoforgia, Ortiche ed Ut! – ci regalano con il loro album una fuga ed un viaggio ansiolitico attraverso suoni elettronici tra drum machine, synth analogici e campionamenti. Intervistandoli ci hanno rivelato qualcosa in più su questo interessante progetto.
Buona lettura!

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Raccontateci com'è iniziata la vostra storia.
Ci piacerebbe dire "un po' per caso", ma in realtà non è così: è stato davvero un delitto premeditato e studiato a tavolino un paio di anni fa.

Cosa vi ha spinto a sperimentare con questo tipo di musica?
Crediamo in parte sia stata la voglia di viaggiare verso luoghi selvaggi senza poterlo fare o comunque farlo ancora di più ed in modo più estremo. Andare a Parigi o a Berlino non è viaggiare, è fare i turisti.
E, in secondo luogo, prendere le distanze da certi cliché dell'indie italiano, compresi i suoi testi e le sue tematiche pseudo-sociali.

Che cos'è che vi ispira maggiormente nella vostra produzione musicale?
La notte, il caldo di città sull'asfalto e le lamiere delle auto, il sudore e poi la fuga verso l'alto, intesa proprio come altitudine. Diciamo che queste sono state le condizioni che hanno spesso favorito il nostro processo creativo. Senza dimenticare il buon vino (francese).
Parlando di ispirazioni aritistiche sicuramente l'intreccio con forme d'espressione artistica non musicali, come quelle di (solo per citarne alcuni) Werner Herzog, Henri Rousseau, Ernst Ludwig Kirchner, James Ballard, Ray Bradbury, Arto Paassilinna, Cees Nooteboom, Philip Dick, Lucio Fulci e lavori come Mondo Cane, Du Levande e Koyaanisqatsi.
E la serendipità come collante e scintilla.

Parlateci del vostro legame tra musica e video.
Uno di noi è regista, videomaker, documentarista (ps: ha anche girato il nostro videoclip di "Girls of Summer" e, con i suoi soci di Tumenti, firmerà il prossimo videoclip ufficiale dei Subsonica con produzione Wired) quindi il legame è forte.
Poi, non neghiamolo, a cavallo del millennio scorso abbiamo vissuto attacati ad MTV (sic!). Ma erano altri tempi ed un'altra MTV, sia ben chiaro...

Descriveteci un po' Femmes nel suo complesso, dalla copertina a ciò che vuole trasmettere.
La copertina è tratta da una foto fatta ad muro di Venezia (non possiamo dire da chi perché gliel'abbiamo "rubata") su cui le crepe e l'umidità sembrano disegnare un volto di donna che ha pure un nonsochè di tribale, quindi ci pareva perfetta per le nostre "femmes" esotiche.
Crediamo che il nostro sia un album ansiolitico e spiazzante allo stesso tempo, che permetta di perdersi un poco senza avere paura. E speriamo, per chi lo ascolta, che sia anche evocativo e soddisfi, almeno a livello acustico, i desideri di fuga che porbabilmente non riesce ad ammettere.
La tracklist è importante, affatto casuale, "Femmes" andrebbe ascoltato esattamente in quell'ordine. Poi, chiaramente, ognuno fa quel che vuole, a suo rischio e pericolo (!)

Dal vivo come proponete i vostri pezzi?
Stiamo preparando un live-set particolare (composto dai nostri suoni più che dalle nostre canzoni) con macchine e macchinette, ma senza esagerare, qualcosa di molto snello e funzionale, è inutile riempire i tavoli di cose senza poi usarle, soltanto per fare sfoggio di strumentazione.
Poi l'obiettivo, e si spera di raggiungerlo presto, è di creare un live vero e proprio nel quale porteremo con noi altri musicisti per interpretare i nostri pezzi.

Che cosa avete in programma per il futuro?
Proprio suonare. La musica non si vende più. E poi è bello suonarla, vedere come funziona dal vivo, l'impatto sui volti ed i corpi delle persone. Anche in un dj-set per dire.
Pensiamo anche a nuovi pezzi, le idee già brulicano. E sono tante.

Quali album usciti nel 2015 vi hanno interessato maggiormente?
Diciamo a cavallo tra quest'anno e il precedente: Endakdenz Vol. 1 dei Verdena, Night Safari di Populous, Youth EP dei Celluloid Jam, Don't Take It Personally dei Niagara e Wolf degli Amycanbe.

Siamo giunti ai saluti! Consigliate ai lettori di GrooveOn tre dischi – o più – che per voi sono fondamentali?
The Green Album (Orbital), Accelerator (Future Sound Of London), Deep Forest (Deep Forest), Happy Songs For Happy People (Mogwai), Animal Magic (Bonobo).
E tutto dei Clash (sì, anche Cut The Crap). 

 

 

Federico Laratta
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