Tennistavolo: Massimiliano Mondello parla della sua Marcozzi Cagliari
Sport Sardegna

Tennistavolo: Massimiliano Mondello parla della sua Marcozzi Cagliari

venerdì 13 giugno, 2014

 CAGLIARI, 13 GIUGNO 2014 -

ANNATA ESEMPLARE SU TUTTI I FRONTI

Tra campionati italiani giovanili e assoluti sono in tutto tredici medaglie conquistate. Di cui sette d’oro, due d’argento e quattro di bronzo. La primavera in casa Marcozzi è stata davvero fiorita grazie anche al contributo dell’azzurro quartese Carlo Rossi che nelle due competizioni in Umbria ha messo al collo per sei volte il metallo più pregiato. Alle prodezze indimenticabili di un ragazzo che potrebbe diventare realmente l’erede di Massimiliano Mondello, si aggiungono quelle recentissime di Paolo Bisi, argento nel singolo assoluto e quella del duo Alessandro Baciocchi/Daniele Sabatino nel doppio maschile assoluto. Tutti e tre hanno avuto importanti occasioni per scalare il gradino più importante, ed è davvero un peccato perché con il pongista emiliano al primo posto (vedere intervista in basso), si sarebbe realizzata una tripletta storica grazie ai successi di Carlo Rossi (terza categoria) e Alessandro Baciocchi (seconda categoria). Le sette medaglie accumulate negli assoluti fanno del sodalizio capeggiato da Mario Gabba la terza potenza della nazione, dietro a navigate società come Castel Goffredo e Alto Sebino.
La stagione volge al termine. Alcuni giocatori come Bisi, Baciocchi e Dario Loreto non vestiranno più la maglia della Marcozzi ma non saranno mai dimenticati per quanto hanno saputo dare al club cagliaritano. Il direttore tecnico Massimiliano Mondello e il suo vice Stefano Curcio raccontano dal loro punto di vista una stagione unica e si spera ripetibile e migliorabile.

CON MASSIMILIANO MONDELLO..IN MEZZORA

Aveva bisogno di una casa amica, e l’ha ritrovata in via Crespellani, circondato da persone che ormai reputa di famiglia a tutti gli effetti. In questi due anni da allenatore Massimiliano Mondello è cresciuto tantissimo e non finirà mai di ringraziare la Marcozzi che gli ha dato subito carta bianca. “Quando vedo che i ragazzi mi seguono e mi scrivono messaggini – ammette il campione di Vibo - vuol dire che mi vogliono bene e di questo sono davvero contento. Poi vederli anche vincere per me sono grandi soddisfazioni”.

Cominciamo con l’analisi delle sessioni giovanili e assolute degli italiani?
Posso dire che è andata benissimo. A livello giovanile abbiamo vinto tutto: nel singolo, nel doppio e anche a squadre. La medaglia che non ci aspettavamo è arrivata nel doppio misto grazie a Carlo Rossi e alla sua collega Aurora Piras della Muraverese. E per questo ringrazio sia l’atleta sarrabese, sia il suo allenatore Sandro Poma che ha favorito la creazione di questo binomio vincente.

Merito tuo o dei ragazzi?
I miei piccoli atleti non solo mi hanno sempre ascoltato attentamente, ma durante la stagione mi hanno costantemente motivato dicendomi che tutte le soluzioni tattiche impartite andavano più che bene. Il continuo confronto durante gli allenamenti e i tornei è servito per cementare il rapporto. E i risultati ottenuti sono davvero gratificanti perché significa che ai ragazzi sto trasmettendo positività.

Carlo Rossi stupisce tutti gli appassionati d’Italia
Mi impressiona giorno dopo giorno. E questo mi fa anche capire quale sia grande la mia responsabilità nei suoi confronti. Ha dodici anni ma ne dimostra molti di più. Quando ci confrontiamo durante le gare io lo invoglio ad esprimere il gioco a lui più confacente. Lui però ripete in continuazione che si fida solo di me. Rimango puntualmente disarmato: gli dico che ogni tanto deve prendere l’iniziativa anche perché consigliandolo in continuazione rischio di farmi sbattere fuori dall’arbitro.

Ma anche da solo riesce a cavarsela..
La verità è che a Carlo basterebbe dare delle coordinate ad inizio gara; a quel punto potrei abbandonarlo al suo destino perché tanto sono sicuro che se la caverebbe alla grande. E solo i veri campioni possono gestire certe situazioni. Poi trovo normale che durante le fasi di gioco cerchi il mio sguardo, nonostante tutto è un ragazzino che deve andare in terza media.

Ma che ha vinto anche i terza categoria
Quel successo non me l’aspettavo. Ipotizzavo un suo ingresso tra i primi otto giocatori. Poi ci ha regalato delle performance al cardiopalmo, una più bella dell’altra.. In tre incontri, finale compresa, si è imposto al quinto set. Se non sono morto in quelle circostanze, vuol dire che non morirò mai.

A te non è mai capitato al suo posto?
Quando giocavo scacciavo l’ansia direttamente sul tavolo. Da allenatore è diverso; a Terni tra un incontro e l’altro dovevo andare fuori a prendere aria.

Carlo è riuscito a superare anche i momenti difficili..
Ci sono stati dei cali psicologici che hanno consentito agli avversari di rimettersi temporaneamente in carreggiata. Però vincere tre gare dei terza categoria al quinto set e a 12 anni credo che sia eccezionale. Io i terza li vinsi a 14 anni. Già inizia a superarmi e questo mi fa paura, in senso piacevole ovviamente.

Continuiamo la carrellata dei tuoi baby: John Michael Oyebode
Da Johnny mi aspettavo di più, soprattutto dalla semifinale giovanile contro Carlo. Mi aspettavo che lo mettesse un po’ più in difficoltà. Non ci ha creduto dall’inizio e questo non va bene. Gli ripeto fino alla nausea di essere più aggressivo e di non pensare al fatto che davanti a lui sta giocando un amico. Specie in quella gara era particolarmente moscio. Se penso che nemmeno una volta ha urlato il proverbiale “ciòò”. Al contrario Carlo faceva vedere su ogni punto quale fosse la sua voglia di vincere.
E poi ha un carattere diverso, i suoi pensieri devo estrarglieli con la pinza. Però a parte quella gara dove ha preso il bronzo, si è comportato benissimo, conquistando l’oro a squadre (con Carlo, Marco Poma e Edoardo Loi) il doppio maschile (con Carlo) e il bronzo nel doppio maschile di 4^ categoria (con Matteo Gualdi del Villa D’Oro Modena).

Valutazioni su Marco Poma?
Marco cresce e migliora, nell’ultima edizione della Coppa Sardegna è riuscito a battere due giocatori con cui aveva sempre perso. Anche nel suo caso il lavoro paga.

E poi c’è Edoardo Loi
Pure di Edo sono felicissimo. Agli italiani l’ho visto nettamente migliorato. Datemi ancora due o tre anni e poi vedrete come diventerà questo ragazzino. A me piace moltissimo perché apprende subito e anche il fisico lo aiuta tantissimo. Se penso che fino all’anno scorso non sapeva fare il rovescio, adesso ha fatto suo il classico rovescio “alla Mondy”.
Da loro cosa ti aspetti in futuro?
Spero che la mole di allenamenti possa aumentare nella prossima stagione. Vorrei impostare lo stesso tipo di lavoro, ma spalmandolo in più ore, magari quattro a seduta per tre volte alla settimana. La qualità c’è, ora vorrei lavorare sull’intensità. Non bisogna pensare al livello italiano, si può fare di più. Lo meritano anche se per i genitori sarà un grosso sacrificio.

Domenica c’è stata la vittoria in Coppa Sardegna. Oyebode, Poma e Loi si sono saputi gestire quasi da soli
A Decimomannu è accaduto quello che mi aspettavo. E ne sono contento.
Io non ho potuto seguirli perché ero ancora in Umbria. Ma è giusto che nei tornei regionali si gestiscano da soli. Perché serve anche agire in autonomia e alla fine i riscontri si hanno. Anche nei tornei nazionali, non è umanamente possibile seguirne cinque contemporaneamente. E quindi li aiuto ad autogestirsi, così si abituano a giocare bene anche quando sono soli. Da piccolo spesso e volentieri non venivo seguito, eppure mi sembra che i risultati siano arrivati comunque.

Passiamo ai più grandetti: Paolo Bisi?
Sono contentissimo per la condotta espressa da Paolino. Ha avuto una sfortuna pazzesca quando si è trovato in vantaggio per 3-0, 5- 2 nella finalissima contro Stoyanov. Poi è anche vero che Niagol ad un certo punto non ha sbagliato più niente.
Il merito dell’ottima condotta espressa è solo ed esclusivamente suo perché io l’ho potuto seguire poco, praticamente nei giorni che precedevano le gare di A1 maschile. Durante la stagione si è allenato costantemente a Modena.

Alessandro Baciocchi ha fatto faville nei seconda categoria
Si è espresso molto bene sia nel singolo, sia nel doppio con Pinto (TT Torino) e poi in coppia con Daniele Sabatino negli assoluti. Purtroppo temevo un calo di concentrazione nel passaggio da una categoria all’altra. Durante i Seconda ha giocato concentrato e silenzioso, poi è stato chiamato subito per gli assoluti ed è crollato.

Come mai?
Sotto l’aspetto fisico purtroppo non stava tanto bene. La sconfitta patita nel girone contro Frigiolini gli farà perdere alcuni punti in classifica. Ma lasciando stare le graduatorie, a volte poco credibili, secondo me Alessandro è tra i primi sei giocatori d’Italia. Come tecnica e fisico secondo me è il numero 1, ma deve lavorare sulla testa. Lo sta capendo e qualche miglioramento si vede, ma non è affatto facile. Spero che nella sua nuova squadra, a Carrara, continui il lavoro che aveva intrapreso al Palatennistavolo.

Il tuo amico Daniele Sabatino ?
Mi spiace dirlo ma Daniele si è espresso veramente male. Lo conosco da vent’anni e quando comincia a giocare con un vistoso pallore sul viso significa che sta sentendo troppo la partita. La conseguenza è che non riuscirà ad esprimersi al meglio. Purtroppo non ha reagito, faceva così anche quando giocavamo a Pieve.

E del fiorentino Dario Loreto che rimane da dire?
Ha giocato molto, molto meglio. Quando finisce la scuola si trasforma in un altro giocatore. Mette giustamente gli studi al primo posto, ma anche per me diventa difficile lavorare con lui. Spero che una volta andato via da Cagliari prenda coscienza del fatto che si debba lavorare con profitto anche durante l’anno scolastico.

Stefano Curcio è stato condizionato dall’infortunio..
Nonostante sia restato quattro mesi fermo, ha affrontato gli italiani col cuore e gli attributi. Mi dispiace per lo stop subito, perché sarebbe potuto migliorare ulteriormente. Ma l’impegno mostrato è da imitare.

Tra i più adolescenti Marco Sarigu è quello che si è espresso meglio?
É andato benissimo. Si è allenato con impegno, soprattutto in queste ultime settimane. Ha avuto anche l’opportunità di vincere una medaglia in doppio con Francesca Mattana del Tennistavolo Norbello. Questo significa che quando si viene agli allenamenti il lavoro paga. Tra i suoi compagni di squadra anche Mario Bistrussu è andato benino mentre Alessio Meloni poteva dare di più. Ciò non toglie che durante l’anno, in campionato, abbiano fatto veramente bene.

C’è qualcosa che durante la stagione non è andato per il verso giusto?
Vorrei rammentare a tutti quanti che l’allenamento si fa da agosto fino alla fine di giugno. Non si molla a maggio perché ci sono altre priorità. Certi atleti avevano chance di poter disputare degli ottimi italiani. A patto che si fossero allenati un po’ di più. Fermarsi a cinquanta metri dall’arrivo è da stupidi. E poi credo che frequentare per due ore una palestra stracolma di professionisti non solo aiuta a migliorarsi ma serve anche come diversivo.

Tu come allenatore a chi ti stai ispirando?
Sto cercando ad insegnare le stesse cose che sono state insegnate a me. Forse i miei allenatori erano più severi, io sono sicuramente più morbido. Qualche mamma mi accusa di essere troppo buono e forse ha ragione. Ci vorrebbe bastone e carota, io invece do due carote e un bastone.

Come sempre per te il presidente Mario Gabba rimane un perno inamovibile..
Devo ringraziarlo, per me è come un padre. Ne approfitto per ringraziare Raffaele Curcio, un grande amico che mi sta dando fiducia. Un grazie anche a Tore Scotto che tutti i giorni viene alle tre del pomeriggio e se ne va alle dieci di sera.

I tuoi sogni da realizzare?
Sono qui per far crescere i ragazzi ma senza fare il passo più lungo della gamba.. E magari lottare per lo scudetto tra cinque o sei anni quando Carlo, Johnny e compagni avranno diciassette anni e saranno protagonisti a tutti gli effetti. Se poi lo scudetto dovesse arrivare prima con l’ausilio di stranieri e italiani non avrei nulla in contrario.

PAOLO BISI: QUANDO LA SPORTIVITÁ NON È UN OPTIONAL[MORE]

Un atleta modello, da prendere d’esempio da chi pensa che sport professionistico e studio universitario non possano andare a braccetto. Il futuro avvocato Paolo Bisi mostra con i fatti che la cosa è fattibile, ma i sacrifici sono alla base del successo. “La prestazione di Terni la giudico estremamente positiva - conferma Paolino - dentro di me ho sempre creduto di poter arrivare a un traguardo così importante (soprattutto vista l'assenza di Bobocica), nonostante tante persone del nostro movimento mi sottovalutano perché non ho scelto di dedicarmi, come gli altri, completamente al tennistavolo”.

Nel tabellone del singolo hai fatto fuori signori come Mutti e Tomasi, due finalisti nello scudetto a squadre: solo con un ottimo stato di forma si poteva fare, o no?
Un ottimo stato di forma è fondamentale se si vuole avere qualche speranza di battere i migliori giocatori d'Italia: detto questo però sto prendendo sempre più fiducia ultimamente perchè ho visto che il mio livello di gioco si è alzato notevolmente, non solo in questa occasione ma anche ai Campionati Italiani Universitari dove ho battuto Marco Rech in finale. Questo significa che sto andando nella giusta direzione ed è molto importante in una prospettiva futura.

La finale del singolo prima categoria merita una analisi differenziata..
É stata una partita strana e bellissima, forse la migliore a cui ho mai preso parte nella mia carriera. Mi sentivo un po’ stanco, a causa di qualche problema fisico, ma forse proprio per quello ho cercato di rimanere aggrappato a ogni singolo punto.

Tutto stava andando per il verso giusto..
Mi sono ritrovato avanti di 3 set, credo meritatamente anche se con un po’ di fortuna nel secondo parziale, ma poi Niagol è stato bravissimo a non mollare e sul 3-1 9-9 è stato molto fortunato in un'occasione che poteva portarmi al match point. Questo nulla toglie alla sua rimonta, che è stata grandiosa. Penso che sia stata una delle finali più combattute degli ultimi anni: sono orgoglioso di averla disputata, nonostante l'esito finale negativo.

Cosa ti attende in futuro?
Il prossimo anno giocherò a Roma in serie A1, in un campionato che si preannuncia molto equilibrato. Ma continuerò ad allenarmi principalmente a Modena, in modo da portare avanti gli studi, che per me come importanza sono allo stesso livello del tennistavolo.

STEFANO CURCIO PENSA CON ENTUSIASMO AL SUO FUTURO

Un serio infortunio l’ha tenuto fuori nell’ultimo scorcio della stagione. Ne ha approfittato per rafforzare la sua esperienza come tecnico. E stando fianco al fianco di Massimiliano Mondello le soddisfazioni sono arrivate a grappoli. Stefano Curcio ha seguito i suoi atleti a partire dalla terza categoria: “Ho visto giocare bene Sarigu, Meloni e Bistrussu – dice – ma un discorso a parte lo merita ovviamente Carlo Rossi.

Sei rimasto senza parole per le sue vittorie?
Un po’ ci credevo, non pensavo vincesse, però una fiammella di speranza l’avevo in corpo.
Quello che mi ha impressionato è stato il modo in cui ha conseguito il titolo. Ha dominato le partite nonostante si stessero mettendo male contro avversari che giocano da oltre trent’anni. Vederlo vincere al quinto set sul 9 a 9, con una semplicità disarmante, lui che ha appena dodici anni, mi è sembrato davvero incredibile. Il tennistavolo da lui espresso è stato impressionante, anche in doppio. Decideva come doveva andare il punto. Con Matteo Mutti si sono completati abbastanza bene.

Poi hai seguito Baciocchi..
Alessandro nei seconda ha dimostrato di essere nettamente più forte. La sua non era una situazione semplice visti i problemi alla schiena. E poi non dimentichiamoci che erano le sue ultime gare con la Marcozzi visto che l’anno prossimo se ne andrà.

Invece?
Invece ha fatto vedere che cosa è in grado di fare. Peccato che nell’assoluto abbia avuto un calo fisico, e si sia dovuto ritirare contro Mattia Crotti perché non ce la faceva più. In doppio assoluto con Daniele Sabatino ha rischiato di vincere la medaglia d’oro contro l’affiatata coppia Mutti/Rech.

A Terni nel complesso, tante belle soddisfazioni
Sono contento perché siamo arrivati terzi nel medagliere dietro due società grosse come Castel Goffredo e Alto Sebino.

Che considerazioni fare in merito?
Mi sembra brutto dirlo però mi sembra che vincere medaglie maschili sia più difficile rispetto al settore femminile dove sono molto meno e le difficoltà altrettanto. L’aver portato tredici maschi agli italiani e aver preso sette medaglie con tre ori due argenti e due bronzi e col rischio di vincere il singolo nelle tre categorie più importanti, credo che sia un risultato unico nel tennistavolo italiano.
Dai giovanili agli assoluti i nostri atleti penso che abbiano fatto qualcosa di speciale.

Qualche episodio particolare da raccontare legato alla panchina in quel di Terni?
La parte più brutta da allenatore è stata la finale di Carlo perché in panchina c’era Massimiliano e per accordi precisi io non potevo interferire perché tra l’uno e l’altro si possono dare consigli diversi. Stare dietro senza poter parlare è stata una sofferenza. Più per me che per Carlo stesso. Lo testimonia il mio sfogo e quello del fratello Claudio a fine partita che lo abbiamo sommerso di abbracci

C’è molto feeling tra te e i ragazzi..
É come se fossero parte della mia famiglia.. Del resto siamo tutti i giorni qui. Siamo tutti amici. Quando soffrono loro, soffro anch’io, stessa cosa quando si gioisce.

Da agosto in poi in che versione ti mostrerai?
Mi piace giocare e quindi vorrei continuare a farlo. Disputerò un altro campionato in A2 con Carlo Rossi e un nigeriano. Conciliare il ruolo di allenatore con quello di giocatore non è mai semplice. L’anno prossimo vedrò di impostare diversamente la mia routine per avere anche la testa un po’ più libera. Continuerò ad essere il vice di Massimiliano Mondello e come giocatore vorrei avanzare un po’ in classifica. Potrei arrivare tra i primi quaranta a patto che dimagrisca e mi alleni con assiduità.
 


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