Antonietta Santacroce: grandi Emozioni con Mogol venerdì 8 al teatro Politeama di Catanzaro
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Antonietta Santacroce: grandi Emozioni con Mogol venerdì 8 al teatro Politeama di Catanzaro

mercoledì 6 novembre, 2019

Catanzaro, 6 novembre - Venerdì 8, alle ore 21:00, al teatro Politeama di Catanzaro si concluderà la sezione concerti della XVII edizione del Festival d’Autunno con lo spettacolo “Emozioni. Viaggio tra le canzoni di Mogol e Battisti”.

Un cartellone ricco dedicato al tema della “parola” nella sua accezione più alta. Cinque concerti al teatro Politeama e undici conferenze gratuite suddivise nei luoghi più suggestivi del centro storico. Musica, poesia, cultura, divertimento ma anche approfondimento e riflessione sui temi importanti dei nostri giorni.

Un appuntamento storicizzato che anche quest’anno è riuscito ad attirare l’attenzione del pubblico di tutto il sud Italia grazie alla presenza di artisti di grande spessore, come Mogol, Luca Carboni, Carmen Consoli, Cristiano De Andrè e Ron che ha cantato le canzoni più belle di Lucio Dalla.

Riviviamo le grandi emozioni, i momenti di straordinaria liricità, le profonde riflessioni, scopriamo i luoghi particolarmente scenici del nostro centro storico e le anticipazioni dei prossimi eventi  insieme alla dott.ssa Antonietta Santacroce, ideatrice e direttore artistico del Festival d’Autunno:

-Dott.ssa, il Festival d’Autunno è giunto alla XVII edizione. Nato come Festival Barocco, si è trasformato gradualmente in una kermesse che ha abbracciato tutti i generi musicali ed è diventato luogo di approfondimento culturale. Diciassette anni di successi, qual è il segreto?

La creatività e l’innovazione. Sono una perfezionista, cerco sempre di alzare l’asticella. Ogni edizione è sempre stata diversa dalle precedenti, il filo conduttore, però, è stata la qualità. Artisti nazionali e internazionali di alto livello, cito, ad esempio, Dionne Warwick, Manhattan Transfer, Paco de Lucia e tanti, tanti altri. Quest’anno, avendo dedicato il festival ad una tematica italiana, la “parola”, necessariamente gli artisti dovevano essere italiani, ecco perché i grandi cantautori, coloro che esprimono le loro emozioni attraverso l’uso della parola, sottolineandola con la potenza della musica. Mi piace evidenziare l’omaggio che abbiamo voluto fare a grandi interpreti che non ci sono più perché l’Italia è un paese che dimentica troppo in fretta. Aver dedicato tre serate omaggio a dei big come Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè e Lucio Battisti è stato il nostro impegno per mantenere vivo il ricordo di chi è riuscito ad elevare così tanto il livello musicale italiano.

-Come è nata l’idea di dedicare questa edizione alla “parola” nella sua accezione più alta?

Sono stata invitata al Salone del Libro per presentare il documentario “God blessed Calabria” che avevamo realizzato come Festival d’Autunno in collaborazione con la società Historia. Guardando l’impressionante mole di libri e le file chilometriche delle persone, ho pensato che se a Torino la parola era riuscita a smuovere centinaia di migliaia di persone, a Catanzaro avrebbe smosso, se non altro, almeno le coscienze. Così è stato, abbiamo avuto un’altissima partecipazione sia ai concerti che alle conferenze, una risposta veramente notevole.

-Un legame indissolubile lega la parola e la musica. Lei prende per mano il suo pubblico e lo accompagna in un viaggio fantastico che attraversa tutte le stagioni della canzone d’autore italiana. Possiamo percorrere insieme le entusiasmanti tappe?

Si, infatti il cartellone è stato anticipato dalla conferenza di Paolo Talanca, un importante critico musicale, che ha percorso, nella suggestiva location di Villa Margherita, quella che è stata la storia del cantautorato italiano, dalla scuola genovese fino ai giorni nostri. Ha dato una collocazione non solo musicale, ma anche storica, a tutti gli artisti che si sono succeduti nel cartellone. Ciò che più mi ha riempito di gioia è stata la larga partecipazione giovanile, una mission riuscita. Straordinaria è stata anche la partecipazione del pubblico, in ogni concerto si è creato un grande feeling tra chi era sul palcoscenico e chi in platea o nei palchi. È venuta tanta gente da tutto il sud Italia. Le grandi emozioni sono iniziate con Luca Carboni, le sue canzoni degli anni ’80-’90 erano conosciutissime dalle ragazzine quindicenni che cantavano a squarciagola. Mi ha fatto pensare a quanto è stato geniale per riuscire a rinnovarsi e ad avere questo pubblico transgenerazionale che va dai quindici ai sessanta anni. Ho fortemente voluto la partecipazione di Carmen Consoli per la sua attenzione alla condizione femminile che permea molti dei suoi testi. Una presenza dalla doppia valenza, grande artista e simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Di Ron mi ha molto colpito il suo stile. Come autore ha una storia fantastica, ha scritto alcune delle canzoni più belle del repertorio italiano ed è stato, soprattutto, autore di Dalla per diversi anni. In questo concerto ha cantato le canzoni più belle del compianto cantante bolognese ed ha raccontato il Dalla uomo, emozionando il pubblico. A Lucio abbiamo dedicato un intero weekend, il giorno prima del concerto è stato proiettato il film di Mario Sesti “Senza Lucio”, l’umanità di Dalla raccontata da chi ha avuto l’onore di lavorare al suo fianco. Ciò ci ha permesso di ascoltare, il giorno dopo, le sue canzoni con un’ottica differente. Questo per dire che venire al Festival non significa soltanto ascoltare un’artista come si può fare ovunque, ma è anche riflettere sui suoi perché, sul suo mondo, sul messaggio che vuole lanciare. Un approfondimento che coinvolge tutti i sensi e non soltanto l’udito. L’ultimo concerto è stato quello con Cristiano De Andrè premiato dal sold out già diversi giorni prima e da una standing ovation di dieci minuti. Questa è la testimonianza di quanto la poetica di Fabrizio De Andrè sia attuale oggi più che mai. Cristiano ha avuto il coraggio di portare in scena “Storia di un impiegato”, l’album più politicizzato del padre e anche uno dei meno conosciuti. L’ha voluto riproporre, anziché cavalcare l’onda dei brani famosi, perché oggi è più che mai attuale ciò che Fabrizio scriveva quasi cinquant’anni fa. Ha cambiato il sound trasformandola in un’opera rock rendendo molto entusiasmante l’ascolto di questi testi così profondi che ispirano a riflettere sulla società attuale.

-Non solo musica, lei ha posto l’attenzione anche sul genere letterario più nobile, la poesia. Riviviamo insieme le emozioni del 30 settembre?

La poesia perché traduce il mondo che ci circonda utilizzando il linguaggio nella sua forma più aulica. Ho scelto di presentare le poesie inedite di mio padre, che era poeta. Scriveva in endecasillabi, una poesia colta che riecheggia quella aulica di D’annunzio, Pascoli, ma era anche un medico, quindi capace di comporre versi dalla veste molto elevata con sentimenti popolari e alla portata di tutti. Oggi, di fronte a tanta degenerazione del linguaggio, ho voluto portare l’attenzione sulla sua forma più raffinata.

-Quali altri ambiti sono stati o saranno spunti di riflessione riguardo l’uso della parola?

La parola in senso ampio ci ha permesso di approfondire diverse tematiche, comunicazione, informazione, radio. Rimangono due appuntamenti importantissimi, il primo, sabato 9 aperto a tutti, è sulla Fede, perché da sempre la parola si coniuga con la Fede. Pippo Corigliano, portavoce dell’Opus Dei, scrittore per Mondadori ed esperto di comunicazione, ci spiegherà come si può parlare di Dio ai ragazzi in un momento storico in cui le chiese sono vuote. L’ultimo, venerdì 15, sarà dedicato alla Scienza con la partecipazione del neuroscienziato Antonio Cerasa, ricercatore del CNR, che, con un linguaggio interattivo e attraverso ausili multimediali, ci spiegherà come nascono le parole nel cervello, come si può fare per migliorare il linguaggio e, viceversa, quali sono gli elementi che lo fanno peggiorare. Ci parlerà, inoltre, dell’intelligenza artificiale che in un futuro non lontano cambierà il nostro modo di vivere. Un incontro molto interessante aperto a tutti.

-Quali autori, attraverso le loro parole, hanno particolarmente influenzato la sua formazione culturale?

Quelli che più mi hanno aperto la mente sono stati gli autori latini e greci. Ho avuto la fortuna di avere come docente di Latino e Greco Federico Procopio, un accademico dei Lincei, latinista e grecista di grandissimo valore, uno dei più grandi avuti mai dalla Calabria, che mi ha fatto scoprire testi non scolastici che riportano all’essenza della vita, al gusto del bello, alla libertà, caratteristiche fondamentali che indicano la via da percorrere ad ognuno di noi.

-Il Festival d’Autunno ha ormai una portata nazionale, i luoghi a cui è saldamente legato, però, sono profondamente radicati ad un territorio ben preciso. Perché questa scelta?

Rimane radicato nella città di Catanzaro. Cerchiamo di coinvolgere i luoghi più storici perché necessitano di essere conosciuti. Ad esempio, alla conferenza concerto tutto il pubblico presente è rimasto colpito dalla bellezza di Villa Margherita, che abbiamo sotto gli occhi ma che viene valorizzata attraverso l’evento. Contribuiamo, così, a far riscoprire le bellezze della nostra città. Ho sempre deciso di non delocalizzare perché Catanzaro merita attenzione e merita di essere valorizzata.

-Ogni anno coinvolge importanti personalità e artisti di fama internazionale, non manca però una particolare attenzione verso gli artisti e le opere calabresi?

Si, è vero. Cerchiamo sempre di coinvolgere artisti calabresi. In passato abbiamo avuto anche produzioni, come Letterio di Francia, un autore che ha scritto delle fiabe e noi l’abbiamo portato in scena con grandissimo successo. Cerchiamo di dare spazio alle nostre eccellenze. Durante il prossimo concerto, ad esempio, ci sarà Marcello Barillà che intervisterà, tra una canzone e l’altra, Mogol.

-Un evento storicizzato e fondamentale per il tessuto culturale della città di Catanzaro, come lo è il suo festival, quanto è importante per l’aspetto economico e turistico? 

Moltissimo. È arrivata tanta gente da tutto il sud Italia che ha soggiornato in città, ha pranzato, cenato. Ad ogni concerto ci sono mille persone in giro per il centro storico. C’è da considerare, inoltre, tutte quelle maestranze o quei professionisti che lavorano per il festival. Sono tutti catanzaresi o, al più, calabresi. Abbiamo tante eccellenze, perché non valorizzarle?

-Concludiamo con qualche anticipazione sul prossimo evento?

Il prossimo concerto, venerdì 8, sarà “Emozioni. Viaggio tra le canzoni di Mogol e Battisti”. Ho voluto chiudere la sezione concerti con colui che è considerato il più grande autore della canzone italiana, Mogol. Colui che ha profondamente innovato il linguaggio della musica italiana. Ha scritto per tantissimi artisti importanti, Celentano, Mina, Gianni Bella, ma il suo sodalizio più riuscito è stato sicuramente quello con Lucio Battisti che durò oltre un decennio. È proprio in omaggio a questo sodalizio che Mogol ha ideato questo spettacolo che ripropone il Battisti che è entrato in tutte le famiglie italiane. Il grande autore, intervistato sul palco da Marcello Barillà, ci spiegherà per ogni canzone le sue caratteristiche, come è nata e tanti altri aneddoti non conosciuti. Ci descriverà inoltre la figura di Lucio Battisti. Le canzoni saranno interpretate da Gianmarco Carroccia, un cantante che ricorda molto Battisti sia nell’aspetto fisico che nella vocalità. Sarà accompagnato da un’orchestra di sedici elementi diretta dal maestro Marco Cataldi che eseguirà il repertorio di Battisti in una maniera molto fedele all’originale. Invitiamo i giovani a venire, i biglietti si possono comprare su Ticket One anche con 18 App. Da poche settimane è possibile scaricare le canzoni di Battisti su tutti i canali on line, i ragazzi potranno così, finalmente, scoprire la musica di questo grande artista. Ricordo, inoltre, i due eventi dedicati alla Fede e alla Scienze di cui abbiamo ampiamente parlato prima.

Saverio Fontana


Autore
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