ArcelorMittal annulla l'acquisizione delle acciaierie dell’ Ilva
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ArcelorMittal annulla l'acquisizione delle acciaierie dell’ Ilva

martedì 5 novembre, 2019

TARANTO, 5 NOVEMBRE - Il colosso siderurgico ha annunciato che sta per rescindere il contratto di acquisizione dellIlva, il più grande impianto siderurgico europeo, che è stato acquistato da ArcelorMittal alla fine del 2018. 
Decisione che è stata resa pubblica lunedì 4 novembre in tarda mattinata, tramite un'e-mail inviata a tutti i dipendenti del gruppo e firmata dal direttore generale di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli. Nel testo, il gruppo siderurgico spiega che "Non è possibile esporre dipendenti e collaboratori a potenziali azioni penali" - e quindi - "Sarà necessario attuare un piano di ordinata sospensione di tutte le  attività produttive a cominciare dall’area a caldo dello stabilimento di  Taranto, che è la più esposta ai rischi derivanti dall’assenza di  protezioni legali" - spiega ancora Morselli - «Anche le attività di tutti gli altri reparti e aree operative saranno  progressivamente sospese», con l'obiettivo «di mantenere tutti gli  impianti in efficienza e pronti per un loro riavvio produttivo».. 

In un Tweet, pubblicato poco dopo l'annuncio, il segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici  Marco Bentivogli ha riassunto l'entità delle conseguenze di questa decisione: "una bomba sociale" è appena esplosa a Taranto: "tra le motivazioni principali, il pasticcio del Salva-imprese sullo scudo penale. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare la bomba ambientale e unire la bomba sociale.

Il gruppo franco-indiano si era impegnato a investire per migliorare la produttività e rendere il sito meno inquinante. Secondo la procura di Taranto, tra il 2004 e il 2010, 7.500 morti sono stati causati da malattie attribuibili alle emissioni tossiche degli altiforni. Nel contratto d’acquisto ArcelorMittal, aveva posto alcune condizioni per una sorta di “scudo penale” sulla base del quale non avrebbe dovuto pagare per gli errori del passato. Questa protezione legale, è stata rimossa dal Parlamento alla fine di ottobre, da qui la decisione per il ritiro della multinazionale. Un duro colpo per l'economia della penisola, la cui salute è già traballante, il ritiro dell’azienda siderurgica, potrebbe portare alla perdita di 10.700 posti di lavoro in un'area già gravemente colpita dalla disoccupazione. 

Mercoledì 6 novembre, il capo del governo, Giuseppe Conte, incontrerà i leader di ArcelorMittal  per cercare di raggiungere un accordo. “Domani incontreremo la proprietà” ha ha dichiarato Conte, ma “non si può cambiare una strategia industriale adducendo a giustificazione lo scudo o non scudo penale, che peraltro non è previsto contrattualmente”. Conte asserisce ancora che “non si tratta di un’acquisizione fatta tramite una vicenda di mercato, ma tramite una procedura di evidenza pubblica. C’è stata un’aggiudicazione all’esito di una gara. E’ stato stipulato un contratto e ci sono impegni contrattuali da rispettare”. 

Il Partito Democratico, nella coalizione di governo, da parte sua,proporrà di offrire ad ArcelorMittal una protezione legale contro l'accusa che potrebbe essere avviata. "Chi inquina paga, ma chi deve attuare un piano di protezione ambientale non può assumersi la responsabilità penale per atti precedenti che non sono suoi. Proporremo iniziative parlamentari in questa direzione ", ha dichiarato Nicola Zingaretti, segretario nazionale del PD, in una nota. 

Per la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: “L'azienda si sta tirando indietro rispetto agli impegni presi. Lo scudo è uno specchietto per le allodole. Ci sono impegni precisi che non sono stati mantenuti". 

Stefano Buffagni, vice ministro allo Sviluppo Economico, ha reso noto che:“lo scudo giudiziario è stato tolto perché in questo paese il Parlamento è sovrano, non sono sovrane le multinazionali e quindi è stata fatta una scelta che però oggi viene utilizzata come scusa perché l’azienda perde più di un milione e mezzo al giorno durante la produzione per il calo della domanda e quindi stanno cercando un capro espiatorio”. 

Luigi Palumbo


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