Aspettando Natale: "Magnificare Cristo, obbligo del cristiano"
Parola e Fede Calabria

Aspettando Natale: "Magnificare Cristo, obbligo del cristiano"

mercoledì 24 dicembre, 2014

 24 DICEMBRE 2014 - MEDITAZIONE QUOTIDIANA

Tutto il Vangelo ha un unico intento: magnificare, esaltare, glorificare, osannare, rivelare l’infinita tenerezza dell’amore che Dio ci ha dato in Cristo Gesù. Il Figlio Unigenito del Padre, Incarnato, Crocifisso, Risorto, Asceso al Cielo per noi, è il grande dono che Dio ci fatto. Ma noi conosciamo chi è Gesù Signore? Sappiamo chi Lui è nell’eternità e nel tempo? Riconosciamo e confessiamo che nessuno è come Lui, mai lo è stato e mai lo potrà divenire? Abbiamo un solo granellino di percezione della sua unicità e grandezza? [MORE]


Eppure sarebbe sufficiente aprire qualche pagina di Luca, Marco, Matteo, Paolo, Giacomo, Pietro, Giuda e all’istante la mente entrerebbe in un altro mondo. È il mondo degli uomini, ma illuminato, confortato, guidato, avvolta da una luce nuova. È una luce di purissima verità, carità divina, speranza reale, amore concreto, vera presenza di Dio nella nostra storia che crea nuovo corpo, anima e spirito dell’uomo. Con Cristo Gesù si aprono le porte del Paradiso sulla nostra terra e dal cielo il cuore del Padre, per Cristo, in Cristo, con Cristo, si fa cuore del mondo, della storia, per orientare e condurre mondo e storia nel suo cielo eterno.


L’Apostolo Giovanni prende in mano tutta questa ricchezza di verità e di grazia che è Cristo Gesù, la impasta con tutta la sua esperienza personale da lui vissuta con Gesù Signore e nella quale è cresciuto a dismisura e ce la offre perché la sua gioia sia perfetta, completa. Il Gesù che si è tutto donato a Lui in una comprensione quasi divina, quasi eterna, quasi infinita, lui lo dona al mondo intero come un suo particolare dono di amore, un regalo del suo cuore, un parto della sua anima, il frutto più bello e santo del suo cuore.


Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena (1Gv 1,1-4).


Come la Vergine Maria accoglie il Verbo del Padre, ma non dona semplicemente e puramente il Verbo del Padre, ma dona il Verbo che in Lei si è fatto carne, dona il Verbo Incarnato, così deve essere per ciascuno che vuole dare Cristo Gesù al mondo. Non può dare la Parola e neanche la scienza biblica e teologica, ascetica e mistica che lui ha ricevuto. Il Cristo che dona deve essere un parto, un frutto, della sua carne, del suo cuore, della sua anima. Deve essere il Cristo che ha assunto tutto di lui allo stesso modo che ha assunto tutto della Vergine Maria. Un altro esempio lo possiamo trarre dall’Eucaristia. Il Sacerdote riceve delle particole e qualche goccia di vino. Non dona ai fedeli le particole ricevute. Dona un’ostia santissima, cioè una vittima immolata (questa è l’ostia). Per la sua mediazione sacramentale ha trasformato una particola in una vittima immolata per la redenzione dell’umanità. Da pane ne ha fatto un’ostia, un sacrificio.


Così è per l’Apostolo Giovanni. Lui raccoglie tutta la ricchezza su Cristo Gesù che gli offrono sia gli Agiografi dell’Antico Testamento che quelli del Nuovo, la mette tutta nel suo cuore, nella sua anima, nel suo spirito, nel suo corpo e dopo averla tutta concepita nel suo seno teologico per opera dello Spirito Santo, dona al mondo quel Prologo attraverso il quale viene chiusa ogni possibile questione su Gesù. La sua parola, più tagliente di ogni spada a doppio taglio, rende luce purissima ogni profezia dell’Antico Testamento e ogni altra parola sulla Persona e sul mistero di Gesù. Niente è più nelle penombra, nel chiaroscuro, nel dubbio, nell’incertezza, nella perplessità, nell’indeterminatezza, nell’equivoco, della confusione, nell’errore. Solo per disonestà intellettuale e morale si possono affermare cose differenti, contrarie, opposte, false.


Chi è allora il Gesù che Giovanni concepisce nel suo seno teologico e che dona al mondo nella pienezza della luce divina e umana, prima del tempo, nel tempo, dopo il tempo? Qual è la sua unicità, particolarità, esclusività che nessun altro ha mai posseduto e che mai potrà possedere? Gesù è il solo Unigenito del Padre. Il solo Dio Incarnato. Il solo Mediatore tra Dio e gli uomini. Il solo Datore della grazie e della verità. Il solo che è nel seno del Padre. La sola luce vera che illumina ogni uomo. La sola vita degli uomini. La sola Sapienza eterna. Il solo Dio che abita in mezzo a noi. Il Solo che è nel seno dell’umanità e insieme nel seno di Dio. Il solo Sacramento attraverso il quale tutta la redenzione riceve salvezza e redenzione. È il solo Pane di vita eterna, il solo Buon Pastore, la sola Via, la sola Verità, la sola Vita. La sola Risurrezione nella quale si compie la risurrezione dei giusti. Il solo Amore divino nel quale possiamo noi amare.


Questa “solitudine” è cosmica, eterna, universale. Dio è Padre perché nell’eternità ha generato il suo Figlio Unigenito. È amore che si dona nel Figlio e per mezzo del Figlio, in una comunione eterna con lo Spirito Santo. È verità che illumina ogni cuore per mezzo del suo Figlio fattosi carne. È grazia che si versa dal costato trafitto del suo Unigenito sulla croce. È perdono che redime e salva per l’espiazione vicaria del suo Servo Sofferente. È vita eterna che si offre a noi tutta nell’Eucaristia, sacramento del corpo e del sangue del Cristo immolato per noi. È paternità che si realizza nel corpo del Signore risorto nelle acque del Battesimo, dove, per la potenza dello Spirito Santo veniamo generati come veri figli del Padre e resi partecipi della natura divina. Tutto Dio si dona in Cristo, con Cristo, per Cristo, nel suo corpo, per opera dello suo Santo Spirito. Senza il Verbo, Dio mai è esistito, mai esisterà. Questa la sua eterna verità.


Il Figlio Unigenito di Dio è entrato nel seno della Vergine Maria e per opera dello Spirito Santo si è fatto carne. È il Verbo Incarnato. Il Verbo Incarnato entra nel seno teologico del cuore di Giovanni e per opera dello Spirito Santo si riveste di tutta la sua verità eterna e storica. Entra nel nostro seno e noi che cosa ne facciamo? Il nulla, il niente. Non solo non gli diamo vita. Il nostro seno sterile, avvizzito, sifilitico, riesce a svuotarlo di tutta la sua divina ed umana verità, santità, singolarità, unicità. Ne fa un uomo come tutti gli altri. Lo dichiara uguale a tutti gli altri. Lo depone dal suo trono. Lo getta nella polvere. Lo calpesta. Lo dichiara non necessario come via di salvezza. Il nostro seno avvizzito così facendo annienta e distrugge il Padre e lo Spirito Santo. Si dedica a quel Dio unico che è solo un frutto e un parto di altri cuori avvizziti e che il suo cuore, incapace di generare la verità, accoglie e ricopre di più grande falsità.


Gesù però non è venuto per imporre la sua verità, per obbligarci alla sua grazia. La sua è una proposta di vita eterna. Si accoglie, si entra nella vita. Si rifiuta si rimane nella morte. È Lui la vita, la verità, la luce, la pace. È Lui ed è in Lui ed è per Lui. È questo il mistero di Dio. Egli si è obbligato per natura, generando il Figlio, a darsi a noi solo attraverso il Figlio, nella comunione terna dello Spirito Santo. Il Dio unico, senza il Cristo Signore, è il Dio che nulla può fare per l’uomo. Lui naturalmente opera, può operare solo per mezzo del Figlio. Così come Gesù, naturalmente può produrre vita solo per mezzo della sua Chiesa. La confessione di un Dio unico, senza Cristo e senza lo Spirito Santo, uccide la Chiesa, la dichiara inutile.


E così noi Chiesa operiamo il nostro suicidio ad opera della nostra stoltezza teologica. Una Chiesa morta, inutile, vana, è la rovina dell’umanità, perché priva Cristo della sua potente opera di salvezza e di redenzione per l‘intera creazione. Così la Chiesa, suicidandosi, uccide ogni altro uomo, perché lo priva del suo Salvatore. Invece, come Cristo Gesù, la Chiesa si deve lasciare crocifiggere dal mondo per attestare la verità del suo Signore. Cristo si è lasciato uccidere per la gloria del Padre. Ha redento il mondo. La Chiesa si lascia crocifiggere per la gloria di Cristo. Redime e salva il mondo perché fa risplende su di esso e in esso la luce e la grazia del Signore. Dio naturalmente attraverso Cristo e nulla senza di Lui. Cristo naturalmente attraverso la Chiesa e nulla senza di essa. È il miracolo dell’amore divino che diviene amore umano. Ma è anche il miracolo dell’amore umano che si fa tutto amore divino, eterno.


Se noi non magnifichiamo Cristo – e lo si magnifica in un solo modo: lasciandoci crocifiggere per affermare la sua gloria in mezzo agli uomini – mai l’uomo potrà ritornare alle sorgenti della sua vera umanità. Mai potrà ritornare nella vera luce, vera vita, vera salvezza. Rimarrà nella morte per sempre e sempre più diverrà un datore di morte ad ogni suo fratello. Chiesa di Dio, naturalmente tu sei da Cristo. Se non sei da Lui, non sei. Sei sale insipido. Non servi a nulla. Anzi servi per essere gettata e calpestata dagli uomini. Se non sei perennemente da Cristo, nulla di te serve. Cristo è la tua gloria, la tua fama, la tua luce, la tua vita.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a magnificare Cristo Gesù.


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