Corruzione: 'Sistema Siracusa', arrestato imprenditore
Cronaca Sicilia Messina

Corruzione: 'Sistema Siracusa', arrestato imprenditore

venerdì 22 febbraio, 2019

MESSINA, 22 FEBBRAIO - Due arresti domiciliari eseguiti dai finanzieri del Comando provinciale di Messina nell'ambito dell'inchiesta sul 'Sistema Siracusa'. I provvedimenti emessi dal gip Maria Militello, su richiesta della procura, coinvolgono due indagati per i reati di corruzione in atti giudiziari e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale: Ezio Bigotti, noto imprenditore piemontese, presidente del gruppo STI, aggiudicatario di numerose e importanti commesse della Centrale acquisti del Tesoro, e Massimo Gaboardi, ex tecnico petrolifero Eni.

La vicenda e' legata all'inchiesta diretta dalla stessa procura della Repubblica di Messina, che nel febbraio del 2018 ha portato all'arresto di 13 persone componenti di un presunto "comitato d'affari" capace di condizionare il buon andamento della gestione della giustizia nella provincia siracusana e che, successivamente, sulla base delle dichiarazioni rese dai principali indagati (i legali Piero Amara e Giuseppe Calafiore) ha portato a sviluppi investigativi. Nel provvedimento cautelare di oggi, spiegano gli inquirenti, sono state ricostruite le modalita' illecite poste in essere dai legali, con l'ausilio del ex sostituto procuratore di Siracusa Giancarlo Longo e di alcuni consulenti della procura nominati da quest'ultimo, per favorire Bigotti nell'ambito degli accertamenti condotti a carico di imprese a lui riconducibili presso le procure di Torino, Roma e Siracusa nonche' in sede tributaria (all'esito della richiesta di voluntary disclosure avanzata da una societa' del gruppo Bigotti anche in relazione ad accertamenti all'epoca dei fatti in corso da parte dell'Agenzia delle entrate). Inoltre, e' stata fatta luce, viene spiegato, su "una complessa operazione giudiziaria ordita dall'avvocato Amara e realizzatasi grazie all'asservimento del pm Longo, al fine di ostacolare l'attivita' di indagine svolta dalla procura di Milano. Perquisizioni delle fiamme gialle sono state disposte nei confronti degli indagati nelle Province di Roma, Milano e Torino.


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