Cronache da Cipro. Nicosia, Lefkosia, Lefkosa: 3 nomi per una sola città.
Estero Lazio

Cronache da Cipro. Nicosia, Lefkosia, Lefkosa: 3 nomi per una sola città.

sabato 8 febbraio, 2014

NICOSIA, 8 FEBBRAIO 2014- La Repubblica di Cipro è finita alla ribalta dei media internazionali nella primavera del 2013 per le vicende economiche che l’hanno vista tra le protagoniste della crisi finanziaria europea e mondiale.

La terza isola, per estensione, del “Mare Nostrum” è da secoli crocevia di popoli e culture diverse grazie alla sua posizione strategica, ai confini con il vicino oriente, che la pone al centro delle rotte commerciali dall’antichità fino ai giorni nostri. Cipro ha visto la migrazione di Micenei e Achei, ha subito dominazioni da parte di Ittiti, Egizi, Fenici, Assiri, Persiani.; dapprima provincia Romana poi sotto il dominio Bizantino, durante il Medioevo i Lusignano vi fondano un regno, i Veneziani ne assumono il controllo alla fine del ‘400. Nel ‘500 l’isola viene occupata dagli Ottomani. Arriviamo al 1878 quando Cipro diventa colonia britannica, avamposto militare indispensabile sulle rotte navali per l’India.

Il 1959 sembra essere l’anno della tanto agognata indipendenza, ma a partire dal 1963 la comunità greco-cipriota e quella turco-cipriota cominciano ad avere delle frizioni di carattere politico. La tensione sale quando nel 1974 il golpe dei colonnelli avviato dalla giunta militare greca tenta di annettere l’isola alla Grecia. La Turchia vede minacciata la minoranza di popolazione turca presente nell’isola e decide di intervenire militarmente occupando i territori della parte Nord.
La repubblica turca di Cipro del Nord non è stata mai riconosciuta dalla comunità internazionale.
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Passeggiando per Lidra Street nel cuore della old town di Nicosia, ci si imbatte nella targa, posta prima del "border", dal tono greve e da monito per il presente e il futuro della città, “Lefkosia the last divided capital”. Proprio così: non tutti sanno che, dopo la caduta del muro di Berlino è Nicosia l’ultima capitale divisa al mondo. Un muro con ferro spinato, che separa due popoli, due culture, un muro che come sempre accade ha generato solamente chiusura. Le nuove generazioni cipriote sono cresciute con quell’odio ormai insito nel proprio modo di approcciarsi con chi sta “dall’altra parte” . Per chi vive nella Repubblica di Cipro, il vicino di casa turco è uno spauracchio. Inoltrandoti verso il confine orientale dell’isola, nella città di Famagosta incappi in uno scenario da ghost town; un cartello recita “No man’s land”, la terra di nessuno, sullo sfondo si scorgono i palazzi sventrati dai bombardamenti. Molti giovani non hanno mai oltrepassato “il confine”, la famosa Green Line che divide l’isola in due parti.

La Buffer Zone ospita centinaia di militari Onu, ma nonostante l’apertura dell’ultimo varco, proprio a Lidra Street, sembra che le due comunità non siano ancora intenzionate a mescolarsi. La corsa di Cipro per l’entrata nell’Ue e nell’Euro è avvenuta soprattutto per la concreta possibilità di porre veti e ostacolare l’ingresso della Turchia in Europa. Nel 2004 il piano Annan redatto dal segretario delle Nazioni Unite prevede il ricongiungimento delle due parti con l’instaurazione di un governo federale; se i turchi ciprioti si sono espressi con il 65 % di voti favorevoli, sono stati i greci-ciprioti a rifiutare la riunificazione con il 76 % di No. Eppure spiragli di integrazione e collaborazione tra le due comunità pare ci siano grazie a progetti come il Committe on missing persons in Cyprus. Il CMP nasce nel 2007 con lo scopo di cercare, identificare e restituire alle famiglie 2000 persone disperse durante gli scontri del 1963-64 e del 1974, all’interno del progetto giovani ricercatori greci e turchi lavorano ogni giorno fianco a fianco. L’auspicio è che quando la rabbia sarà assorbita le nuove generazioni possano superare astio, odio e tensioni di una guerra che non è la loro, una guerra combattuta dai loro nonni e bisnonni. La speranza per il futuro è che tutti i muri vengano abbattuti, muri che non hanno permesso ai giovani ciprioti di vedere le bellezze della loro terra e le case dei loro avi.

 

Ilenia Galluccio

(photo by Alberto Bona photographer)


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